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OaLllusti.G.
StoriaL—dli Samto
VUo PalestrtrzsL
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ST© WL I Jk
DELL' ORIGINE E PROGRESSO
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SANTO VITO DI PALESTRINA
SCRITTA
DA GIISEPPE DE SALUISTJ
PRETE SECOLARE
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ROMA
Tipografia delle Belle Irti
1833
Con permesso
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CAPO PRIMO
MU'oram H SANTO VITO CON ALCUNE NOT IZ , E KELATIVE 0[NDE
-K C0,0S CERE LA DIS C E N D ENZA DELL ' ADT0M Ml ^ k Z
zt, ZTr* e mostrare nel dett ° paese - «-
^^SiTpJi^ BUGI ° MARTIRE su la chi ^ ■»
Santa maru DE ARCE: due y EWTA ' MESSE m DUSBI0 mRA .
BKHTCVOLMENTE, E COMBO IL FATTO DAGL 'iDIOTI
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JLrfo storico rinomafo Cajo Crispo Sallustio, una delle
pm ulustri, e celebri famine dell'antica Roma, fo
nahvo di Amiterno detto in o^i San VUtorin* si-
toato in distenaa di circa dicci migiia ('a Palcsfrina
verso Tivol, alle faldc della piccola monlagna di San
toegono, dove con breve cammino di poche ore si
viene a Santo Vito distante anch'esso circa dieci mi-
8*. da Palestrina sudetta con strada rotabile : rima-
nendo Palestrina nella punta meridional di qucsta
catena di monti Ernici tanto famosi nella storia pel
passa^io in essi di Aiu.ib.le col suo grande esercito
torm.dabile : ma molto piu per le tante guerre stre-
pijose degb antichi Romani coi Sanniti detti in o n \
Abb ruzzesi . mh dktrmiom pertanfo m Amife M
««a decadenza dell'Iinpero Romano circa il fi„ e del
duodecimo secolo dell'Era vo%are, la famiglia de'Sal-
as 558
4
Itisfj uaita ad altrc distinte famiglie del deinolito Ami-
terno nella di loro fuga, trapassando la detta piccola
montagna di San Gregorio , si salvarono in Santo
Vito con breve cammino di poclie ore, come si clisse:
trovandosi il distrutto Amiterno quasi in linea retta
con Santo Vito, il quale cominciava allora ad ingran-
dirsi : avendo principiato ad esistere verso la meta
del nono secolo, dopo il devastamento deH'antichissi-
sima Vitellia, come vedremo.
Questa illustre citta era in origine sotto altro no-
rae, secondo Tito Livio, Svetonio, ed altri, di per-
tinenza de'popoli Equi fabbricata nella estremita dei
di loro confini, ove si dividevano a tramontana dagli
Ernici : giacche a mezzogiorno gli Equi si estende-
vano verso Frosinone, e verso Velletri. Avendola i
Romani conquistata, e resa di loro Colonia , la die-
dero alia nobile famiglia Romana de'Vitellj-, i quali
la chiamarono percio Vitellia. Quiiudi Svetonio al
capo primo della vita di Yitellio dice , clie Vitcllia
fu cosi detta a motivo che la famiglia de'Vitellj assai
benemerita ebbe dai Romani un tal paese, perelic lo
difcndessc dai frequenti assalli degli Equi , e sc lo
mantenesse a proprie spese , come procure) di rare,
Cio non ostante la disgraziata Vitcllia iu ripresa lan-
no 562 dalla londazione di Roma dagli stessi Hcm is-
simi popoli Equi, i quali I'assalirono di nolle tempo
dalla parte di Genazzano, per cui gli abifanti, che lo
seppero preventivamente, poterono Puggire quasi tutti
per opposti sentieri verso Pisciano, Cioiliano, e Ti-
voli : e cosi si rtfugiarono salvi a Roma. Questa vi
tpedi subiio il Console E. Lucrczio, il quale >inii ,
i distrulti in battaglia gli Equi, >i ripristind la Co-
5
Ionia Bomana richiamata da Roma. (Tito Livio Vo-
lume 1. Lib. V. Cap. XVII).
Gli Equi popoli ficrissimi, come dicemmo, i quali
andavano sempre armati mililarmente , e coltivavano
le loro campagne colle armi guerriere sempre davanti,
non poterono piu ricuperare la di loro Vitellia : inte-
ressando grandemente ai Roman! di mantenersi libera,
e bene premunita la di lei posizione , per avere un
libero trapasso, tanto per Palestrina, quanto per Ti-
voli da questa parte dei monti Ernici verso Roma.
In seguito poi nel primo secolo dell' Era Volgare ,
avendo gl' Imperatori di Roma trascelta per luogo
della di loro villeggiatura la nascosta collina montuo-
sa, in cui vedesi fabbricato in oggi Genazzano limi-
trofo di Santo Vito nel territorio Prenestino; si edi-
ficarono in essa collina con splendidezza sovrana il
di loro grandioso palazzo imperiale con una gran-
dissima, e deliziosissima villa, die andava a confinare
coi territorj di Paliano verso Pratovetta, di Olevano
verso Morano, e della stessa di loro Vitellia , me-
diate il grandioso Predio di Fagnano : per 'cui la
conservazione di Vitellia fn sempre pit, interesse di
Roma, e gli Equi non poterono piu molestarla. Creb-
bero allora sempre piu, per la pace, e tranquillita di
ammo, gli abitanti, le comodita, e gli abbellimenti di
Vitellia. La nobile famiglia Roscia Romana vi si fece
una piacevole villa con ingresso su la pubblica strada,
cbe conduceva alia descritta villa imperiale, nella qual
villa Roscia sul cancello, ossia porta d' ingresso di-
nmpetto alia Nuova Capranica fu trovata questa iscri-
zione lapularia riportata dal Muratori :
». M
Jiosciae Januariae Conjugi Didcissimae, et Caris-
simae, et Sanctissimae, Optimae Feminae Bene'
merenli, Fee. L. Domitius. Lttpercus. Vetera-
mis. Aug. 11.
Pubblicata, dice il Senni de'Leoni, dal Padre ( asi-
miro da Roma dei Minori osservanti ritrovata tra i
confini di Genazzano, c Santo Vito in faccia a Ca-
pranica (Istoria de'Conventi della Provincia Roma-
na V. Civitella).
La detta villa in forma di semplice Predio frut-
tifero seminativo \ignato, cd olivato si ritiene in oggi
parte dal sig. Francesco Testa, una delle prime, e
distinte famiglie di Santo Vito, come vedremo, e parte
dai Siguori Baccelli, altra famiglia consimile, come si
dira a suo luogo.
Ancbe l'altra nobile famiglia Fannia di Roma ,
per fare cosa grata agl'Imperatori , abelli le due sue
tcnutc di Fagnano a caldo, e Fagnano a freddo fra
la detta Villa Roscia, e Ja Villa Imperiale, ridocen-
dole a vagbissime Ville, e lasciandole a contatto della
gran Villa Imperiale, sen/a separazione alcuna, come
se fossero una continuazione di essa Villa Imperiale.
Gosi pure feee il proprielario Romano della ISiscia,
altra Tenuta contigua alia Villa Imperiale verso Fa-
gnano a freddo ineontro alle due Fortezze di Roeea
di Cave, e della nuova Capranica. Qnando parleremo
poi di Ltftcio Vero, vedremo ancora, cbe questo Im-
peradore collocfe fra la Biscia e Fagnano a freddo
mm Golonia d'lstrioni, di Pantomimi, e di altri simili
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Comici Huffoiii, promoter! dintami laidezzc, i quali
^ tutti nel suo ritorno dall'Asia a Roma condusse egli
dalla Siria : e per h di loro statura colossalc furono
chiamafi Sironi, e Stroma fu detta ancora la di loro
Colonia : cd in oggi questa parte si denomina i Se-
roni, che resta unita alia Biscia, ed e proprieta del
Sig. 3farchese Del Drago.
Per tutte queste possidenze delle nobili famiglie
Romane, si rese sempre piu praticata, e piu comoda
h strada, per andare a Roma dalla parte di Tivoli.
Poiche la strada Romana per Tivoli, giunta in esso,
si divideva, come si divide anche al presente, in due
rami, uno proseguiva direttamente per Subiaco, e P
altro voltando a destra verso Empoli detta dipoi Am-
piglione, prendeva ivi il nome di strada Empolitana,
la quale costeggiando la montagna di Ciciliano, se-
guitava rotabile sino al gran Predio Pisoniano detto
m oggi Pisriano della nobile famiglia de'Pisoni Ro-
mana, di cui Calpurnio Pisone fu Console di Roma
l'anno XV di Marco Aurelio Antonio Pio corrispon-
dente a verso il 150 delPEra Volgare. Da Pisciano
in poi la strada non era piu rotabile. Ma fu resa ro-
tabile sino a Vitellia, quando PImperadore Lucio Vero
collega del detto Marco Aurelio Antonino Pio , in-
cominciato che ebbe, come vedremo, Pingrandimento
dell'Augusto Palazzo Imperiale nella gran Villa da
noi descritta, voile facilitare per se, e per altri Pan-
dare e venire da Roma alia detta Villa dalla parte
di Tivoli, come lo era dalla parte di Palestrina.
Poiche nel secondo secolo delPEra Volgare suc-
cederono al Trono Imperiale di Roma Marco Aurelio
Antonino, e Lucio Vero %Ii adottivi di Antonino Pio,
8
i quali regnarono insieme con perfetta pace tra loro,
per le rare virtu di Marco Aurelio : essendo Lucio
Vero pieno di vizj brutali , che lo rendevano ob-
brobioso , e odibile a tutti. Quindi e , clie per fre-
nare le di lui dissolutezze, avendolo Marco Aurelio
persuaso a marciare contro i Parti, e gli Armeni ri-
belli; mentre i di lui Generali Avidio Cassio, Stazio
Prisco, e Marzio Vero debellavano gTinimici, egli at-
tendeva in Antiochia ad ogni genere di lussuria. E
tornato a Roma col nome di Partico, e di Armenico,
e coll'onore del Trionfo, porto seco due pestilenze:
una fisica, che fece grande strage in Italia, e l'altra
morale, per gTistrioni, ballerini, cantori, ed ogni al-
tra specie di uomini promotori di dissolutezze Asia-
tiche, che condusse con se : e di tutta questa eomi-
tiva formo una Colonia presso la gran Villa Impe-
riale in Genazzano, come si disse , sotto il nome di
Sironia, per averla sempre con se, come dice Capi-
tolino in Lucium Verum,
Le nefandita , che lindicata riunione di Comedi-
anti, e di altri pessimi Istrioni faceva commettere ai
libidinosi nel Roseto , nel Fraschcto , nel Boseo, e
nei Bagni di Venere, e cosa orrenda e pericolosa il
parlarne. Riferiro soltanto il seguenle aecenno, eke
ne abbiamo nel citato Capitolino in Lucium Verum.
Villam qmque, dice egli, exlruxit in I in (laud in
famosissimam, in qua per multo$ dies el ipse imgenti
luxuria debachatui est cum Ubertis tut*, el mmich pa-
ribus, quorum prae$enti* nulla inerat reverentia ec.
Gonviene peraltro rammentarsi ci% die riferimmo
di Bopra , che I judicata Villa col suo Palazzo Im-
jperiale eraao gii stati edificati da altri Imperadori
9
nel primo secolo della Chiesa: e Lucio Vcro, tornafo
dalla guerra dellAsia, procuro soltanto d ingrandire
il Palazzo per le sue dissolutezze : c non avendolo
potulo terminare , per csser morto due anni dopo ;
fit terminate dai suo CoIIega Marco Aurelio Anto-
nino Pio , che si fece cosi chiamare dopo la morte
di Anfonino Pio, pel suo affetto verso di esso, e per
le di Liu virtu. Questo maestoso Palazzo cominciava
nel Cancello d' ingresso al Convento di San Pio 1°,
dove aveva la sua grandiosa facciata verso mezzogiorno,
e si estendeva lungo la strada verso Santo Vito 240
canue roinane sino alia diruta grotta detta di Bonanni
con larghezza proporzionata alia sua lunghezza : ed
era riccamente ornato con colonne di granito orien-
tate, e coi pavimenti di marmi finissimi lavorati a mo-
saico di sommo valore. Lucio Vero procuro soltanto
dingrandire un tal maestoso edifizio, per comodo delle
sue abominevoli laidezze. Ma non pote ultimarlo, ne
goderne lungo tempo: perche mori , come si disse,
due anni dopo il suo ritorno dall'Asia a Roma.
Oltre gl'indicati pregi della gran Tilla Imperials
fa d'uopo aggiungere, che era questa munitissima di
sua natura, tutta cinta, e difesa dai Monti Ernici, e
da inaccessibili Colline. Aveva poi due soli ingressi
uno dalla parte di Tivoli, e laltro verso Palestrina'
II primo era guardato dai due Forti di Ciciliano, e
dal Castellone: non che dalla popolata Vitellia, e dalla
prossima Verugioe, che torreggiavano tutta la Villa.
Era poi premunito I' altro ingresso verso Palestrina
da un hen forte Castello piantato dove sta in oggi il
Palazzo Baronale, che guardava anche il rimanente
della Collina verso l'Imperiale Palazzo: ed ora allora
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la Collina tutta unita , senza il taglio e la separa-
zione, che vi si vede in oggi fatta dal Cardinale Gi-
rolamo Colonna nel 1635, onde rendersi privativo il
resto di essa Collina detto d allora, in poi il Giardino
del Principe unito al Palazzo Baronale per mezzo del
grandioso Ponte, che vi si ammira.
Durante poi l'lmperiale Villeggiatura, erano sem-
pre in guardia le due Fortezze di Rocca di Cave, e
della nuova Capranica, e tutte le presenti pianure di
Genazzano abitate in quel tempo dai popoli Equi, che
si estendevano verso Frosinone, e verso Velletri, ab-
bondavano di militari armati: e militari veterani giu-
bilati erano anche i coloni di gxan parte di esse pia-
nure spettanti allora agli Imperatori di Roma, ai quali
davano Tannua corrisposta dei prodotti: ed erano sem-
pre pronti a riprendere coraggiosamente le armi in di-
fesa dei medesimi Imperatori.
Una Villa di tanta stima, che per piu secoli aveva
chiamato a se il concorso dei priini Signori di Roma,
e di tutto T Impero Romano , al quali occorreva di
parlare agl' Imperatori nella di loro villeggiatura ,
comincio a cambiare la sua floridezza , e ad essere
meno frequentata, quando piacque alia giuslizia di l)io
di punire le tante oppressioni, e dcvastamcnli che i
bellicosi Romarii avevano falfo in tutto il mondo al-
lora conosciuto, e vendicarc sopralullo il sangiie di
tantl martin , che avevano harharamciitc slraziali in
Roma, c in ditto 1'Orbe CaUnlico. Ouindi 1'aiino 410
del Cristianeshno soffri Roma l 9 #rribile sacco dato da
Alarieo Re de* Gota: e j;l Idohtri osarono g rid a re,
the (|iicsla, ed aide calamila dcll'Impcm erano una
vendetta dei Nomi abbaBdonati. Ma si ammutolireno
11
glldolalri, quando i Cristiani mostrarono 1c sacrc car-
te, ove erano gia prcdelte tali sciagure in pena di
tanto sangue sparso dai servi di Gesii Cristo, e di
tantc depredazioni ad cssi falte: c scrissero su di cio
Orosio, e S. Agostino ne' suoi lihri della Citta di Dio.
Non molto dopo nello stesso V Secolo Odoacre Re
degli Eruli estinse il Romano Imperio Occidentale,
c termini) la sua guerra in Ravenna , contentandosi
della spontanea obbedienza offertagli dai Roniani, senza
accrescere altra molestia alle persone, e proprieta di
esse. Venuto peraltro poco dopo Teodorico Re de'Goti
discaccib e«li Odoacre Tanno 493, e s'impadroni del
comando di Roma, senza molestare le proprieta di
alcuno. Ma invasa la nostra Italia nel 568 dai Lon-
gobardi, questi non avendo potuto mai giungere ad
impadronirsi di Roma, ne del suo Distretto; fecero
tanti rubamenti, crudelta, ed assassinii, che i nostri
furono costretti a comprarsi la pace, e conservarsela
con grandi somme di denaro: ed avendo in fine divise
le Provincie da essi occupate in 18 Ducati tributarii.
i quali erano quasi sempre in aspra guerra tra loro;
si accrebbero cosi le pubbliche calamita, e lo scon-
volgimento da pertutto sino all'anno 774, in cui Carlo
Magno, cacciati i Longobardi, ed abolita la stranezza,
e barbarie delle di loro leggi , istitui il cosi detto
Regno Italico a favore de' suoi figli.
Ma non per questo cessarono nelle nostre con-
trade del Territorio Prenestino (cbe comprendeva al-
lora anche Ponza, ed Afile coi Paesi intermedii Ro-
jate, Civitella, e Rocca Santo Stefano verso Subiaco)
le pubbliche calamita, le quali anzi si accrebbero cru-
delmente. Poiche, durante la lunga permanenza dei
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Longobardi nelle campagne Prenestine, i veterani mi-
litari giubilati, die le coltivavano, come dicemmo, a
conto degllmperatori, erano continuamente derubati,
strapazzati , ed ancbe uccisi da essi Longobardi: ed
eglino, per liberarsene, sotto colore di volere lasciare
ad essi le di loro campestri abitazioni , per mezzo
del di loro capo chiamato Fabrizio della gran casa
Colonna di Roma, la quale ne divenne quindi pro-
prietaria, ottennero, dissi, di potersi fabbricare altre
piccole case nella Collina d ingresso alia gran Yilla
Imperiale. Spianarono quindi nel mezzo di essa Col-
lina un largo stradone, clie conduceva in linea retta
alia Yilla, e nei due lati dello stradone eressero due
fili di case contigue. Quindi lasciarono il sito per altre
due strade laterali, ed edificarono nei lati di esse due
strade altre case laterali unite una all'altra, come le
prime: e cos\ con quattro fili di case, e tre strade
da capo a piedi fu fabbricato tulto il paese, come ora
si vede, tolte dal diritto filo dello stradone di mezzo
le poche deviazioni posteriori, a motivo delle nuove
fabbriche del Comento, e Chiesa de' Padri Agosti-
niani, della Chiesa Arcipretale di San Paolo ec. e
il paese fu allora chiamato Ginnazzano , a cagione
degl immondi giuochi Gimtici , che giovani nudi , e
donzclle nude vi facevaoo sfrenatamente: e Be no tolse
la memoria ignominiosa , col chiamarlo Genanano ,
come riflette 1'accurato Senni de' Leoni nel sad pre-
gevole Volumetto intitolato; Memorie di Gauizzano,
e dvi viciiii pacsi.
Liberatisi in tal modo i colon] militari dai con*
t it in i rubamenti dci Longobardi, e cacciati qaeati in
line da Carlo Magno, come si disse, sopravvennero
15
nel IX Secolo dalle sponde del basso Garigliono i
ficrksimi Saraceni, i quali pmi aflalto d' ogni senso
di umanita trueidavano tutti indistiritameate , deru-
bando ogni cosa: e nel mandarc ai di loro paesi la
preda, vi mandavano ancora in qualita di schiavi gli
nomini, c le donne, che non erano perite nelleccidio
comune. Quindi, e che si videro costretti tutti gli
abitanti di Genazzano, e di Cave, suo limitrofo, a sal-
varsi con fuga precipitosa su i Monti Ernici nei di
loro Castelli di Rocca di Cave , di Monte Manno
sopra Poli, di Capranica Vecchia nei confini di Gua-
dagnolo, e di Castel IN'uovo sopra Genazzano, dove
e ora la nuova Capranica.
In siffatlo scompiglio di cose lo spirito di aspra
vendetta dei fierissimi popoli Equi , die si era co-
mnnicato dai padri ai figli in ogni generazione , si
accrebbe in guisa contro la disgraziata Yitellia Co-
Ionia de' Romani, che unitisi agli inumanissimi Sa-
raceni, e conducendoli sul far della notte per occulti
sentieri nelle pianure di Prato-Velto dette in oggi
Pratovetta , e Morano alia contrada di Merignano ;
assediarono ivi la piccola Verugine, perche niuno si
movesse: saliti quindi alia Citta di Yitellia di notte,
e all'impensata , la saccheggiarono , e la spianarono
interamente con orribile strage tanto degli assalitori,
che di gran parte degli abitanti: essendo riuscito ad
una sola porzione di essi il salvarsi con fuga preci-
pitosa per occulti viottoli dietro lo scoglio, dove ve-
desi labbricato in oggi Santo Vito. Fu peraltro una
grandissima fortuna per Vitellia lo spavento, che era
precorso in essa nel la fuga degli abitanti di Genaz-
zano , e di Cave ai Monti Ernici , per salvarsi dai
14
Saraceni. Giacche Vitellia si mise allora in guardia
dalla parte di Genazzano, dove, per la strada, che vi
era, potevano i Saraceni assalirla: ed i facoltosi riu-
nirono allora tutte le di loro ricchezze, e le cose piu
preziose , per tenerle pronte , e portarle via con se
in caso di fuga aH'indicato scoglio, che si erano scelto
per di loro rifngio occultissimo, e sicuro : e nel di
loro infortunio vi avevano gia trasportate molte sup-
pellet ili preziose con una quantita di vecchi, e di fan-
ciulli, e fanciulle accompagnate dalle di loro madri,
e da molte Signore scortate da persone annate, clie
restaroro seco loro in custodia. Onde quando si vi-
dero assaliti di notte tempo all'impensata dalla parte
di Merignano, tutti quelli delle prime famiglie inabili
alle armi, e quasi tutti gli Artisti colle di loro mo-
gli, ed altri pochi del basso ceto non atti a combat-
tere fuggirono colle di loro ricchezze, ed altre cose
preziose dietro Findicato scoglio, ove si salvarono in
fine del fierissimo combattimento anche quei pochi
combattenti, che poterono sottrarsi alia strage commie:
e fu cosi saccheggiata , e spianata tatta la citta: ne
gli Equi, c i Saraceni ricchi di gloria, e di copiosa
preda si curarono di altro. Spianarono pero al ri-
torno anche I'infelicissima Veruginc.
Questo piccolo paese era situate Delia Comoda pen-
dcnza deirilcero conligua alia Fornace di Merignano.,
ove, dopo lo spianamento di esso si formd col tempo
mi folto bosco impenetrabile, nel quale gl'industriosi,
ed infatieabili Saiwitesi , die lo ridussero ad uber-
tose vignc con dcli/josi olivi, rimcmicro oil re i foii-
damenti delle case sepolte nelle proprie rovine, i m-
deri, ossiano rottami di pavimeuti ben Eatti con pic-
V
t*
coli mattoni lavorati, eel altri rottami di sepolcri con
ossa umane friabili: e clue anni fa il contadino San-
vitese Vito Antonio Rossi nello scavare profondamente
in un angolo intatto non mai scavato da allri, trovo
un Sepolcretto di marmo finissimo egregiamente la-
vorato con iscrizione lapidaria della testa, clie vi era
dentro quasi tutta corrosa, ed incenerita, benche restasse
tuttavia ermeticamente cliiusa con copercliio incassato:
qual Sepolcretto si conserva dal contadino, che non
ha voluto mai venderlo , anche in piii casi di biso-
gno , per avvedimento lodevole , onde rinvenire col
tempo un qualchc splendido eompratore.
Ecco verificato cio, che dicono i Monaci Subla-
censi (ai quali apparteneva sul principio Santo Vito)
che questo paese ? secondo le di Loro memorie, co-
mincio ad esistere prima del decimo secolo del Cri-
stianesimo. E necessario pero di far conoscere bene
che la citta di Vitellia, su le di cui rovine sorse il
nascente paese di Santo Vito, esisteva realmente in
questa nostra Collina. Nel gran Dizionario Geogra-
fico del Baudrand intitolato Lexicon Geographicum
T. 2. alia sillaba iniziale Fit. Leggesi Vitellia, cujus
meminit Livius, Colonia fuil Romanorum in finibus
Aequorum, cujus nullum durat vestigium, sicuti nee
Veruginis oppidi vieini. Ora estendendosi i popoli
Equi, come fu di sopra indicato, dalle vicine pianure
di Genazzano .verso Frosinone, e verso Velletri; i di
loro confini con gli Ernici erano qui appunto, dove
stava Vitellia, la quale rincontrata nelle antiche Carte
geografiche, si trova situata presso molte sorgenti di
acqua , che danno originc al liume Liri , detto in
oggi Garigliano. Ed in prova di cio il celebre Padre
16
Kircher Gesuita diligentissimo, ed accurate nella sua
storia intitolata Enstachio~Mariana , e dell' Antico
Lazio riferisce , esscre sette le principali sorgenti
di acqua potabile da esso rincontrate nel presente
Territorio di Santo Vito, le quali danno origine al
fiume Garigliano: e sono, omettendone altre molte ,
1°. La Ollica copiosissima, detta proprianiente La Fon-
tana di Garigliano , per essere la piii abbondante ,
e la piii lontana. 2°. La fontana di San Lorenzo por-
tata ora dentro al paese , per comodo della popola-
zione. 3°. Altra sorgente a poca distanza dall'indicata
di San Lorenzo detta Le Vaschette , la quala dal
Lavatojo Baronale, scorrendo in un terreno della casa
Gentilezza, inaflia nei calori estivi gli erbaggi copiosi
di un'orto. 4°. La copiosa sorgente tra i due prati
baronali in mezzo alVArcatura la quale e egualmente
fresca, come quella, die segue, ed egualmente leg-
giera. 5°. La fontana detta del Canale piu abbon-
dante ancora delle due nltime, ove la parte superiore
del paese attinge nella State un'acqua iresckissima ,
e leggiera anche piu di quella di Trevi in Roma.
6°. La ricca sorgente a pochissima distanza dal paese
in un terreno olivato con viti dei Revcrendi Padri
Carmclitani in contrada il Casale o sia Colic Piccolo
impropriamente detto , cominciando il Colic Piccolo
di la dal fosso, die segue. 7°. Finalmente la viciua
sorgente piu copiosa, piu leggiera, e piu limpida an-
cora di tulte le altre, che sorge con veemenza all'insii
neH'apertara di nno scoglio di sasso durissimo in un
terreno olivato , c vignalo dello Serillore della pre-
sente storica oarrazione, contiguo al dello terreno dei
Padri Carmelitani: le quali due akime sorgenti ab-
17
bondantissime vanno a riunirsi insicnie in tin prossimo
<i»sso, dove coinincia propriamente il Colic Piccolo,
e dove , per I'abbondanza dell'acqua limpidissima, e
per la comodita del locale, non poche donne del paese,
per essere ad esso vicinissimo, vanno nella State a la-
vaie le loro biancherie, che divengono candidissime,
ed odorose del vero, e gustoso odore del bucato.
Oltre le sette indicate sorgenti di acqua potabile
pcrenne, le quali irrigano, e fecondano copiosamente
i contigui terreni del paese, vi sono intorno ad esso
altre moltc sorgenti di acqna potabile perenni anch'esse,
e di niolta comodita. Tali sono la cos\ detta Fon-
tana Nmva all' ingresso del paese dalla parte del
Borgo 31ario: La fontana detta dei Preti, ed altra
lontana vicina con Vaschette, per lavare, dove vanno
ad attingere l'acqua potabile, fresca, e leggiera gli
abitanti della parte bassa del paese detta Compigliano:
la Fontana Santa, le Fontanelle, e la fontana detta
di Seorso la piu fresca , la piu leggiera , e la piu
copiosa di tuttc le ultime cinque: dove percio le svelte
giovani di Conq)igliano, al tramontare del sole nella
state vanno in comitive ad attingere l'acqua gelata,
onde tenervi il vino in fresco per lora di cena.
Tutte le indicate sorgenti, tolte le dne del Ca-
sale, scorrono divise in due fossi profondi, e vanno a
riunirsi nelle Mole Baronali, clie le fanno macinare
in tutto V anno , per nso non solo di Santo Vito ,
rna di Civitella ancora: servendosi di esse le molte
famiglie di detto paese, cbe abifano nelle di loro Tende
ossiano piccole cose rurali presso di esse mole verso
Santo Vito. Quind'i scorrono copiosamente presso Pa-
liano unite ad altre acque di Santo Vito, di Gcnaz-
2
18
zano , del Sorrone , del Pigiio ec. e formano sotto
Sora il detto fiume Liri ossia Garigliano, clie nellan-
dare, e venire da Napoli, si passa per mezzo di un
ponte di Barchette legate insieuie , comodissimo , e
del tutto sicuro.
Trovandosi Santo Vito nclia sommita di un' alta
Collina anienissima, vestita interamente di belli olivi,
e di viti con piante di frutta di ogni specie soavissime,
ed esquisite; restano quasi tutti sorpresi, come possa
questo paese abbondare di acque potabili, in guisa
da servire di copiosa origine al flume Garigliano.
Per spiegare tal cosa , senza ricorrere alia Storia
Naturale , e alia Fisica , clie ci somministrerebbero
la materia , da formare su di cio una lunga disser-
tazione dilettevolissima, lo scrivente de' Sallustj spiega
la cosa colla semplicitk della Sacra Scrittura cosi.
NeU'Ecclesiastico al Capo Primo si legge, clie tutti
i fiumi si scaricano nel mare , e clie il mare non
soprabbonda mai: perche le acque del mare, conscr-
vate in esso dal sale senza putredine, s' introducono
di nuovo nei meati della terra, d'onde i fiumi comin-
ciano, e cosi seguitano i medesimi a scorrcre conti-
nuamente. Omnia flnmina intrant in marc, ct marc
non redundat: ad locum, unde exeunt flumina, revcr-
tuntur, ut itcrum fluant. Da cio nasce, che nell' Ame-
rica, per esempio, ove trovansi le montacme le piu
alte. e le piii spaziose, che si conoscano, si vedono
sboccare dal seno di ease pereanemeate copiosi tor-
renti di acqne potabili feltrate , e purificate Del di
Iopo lungo passageio dal mare per tutti i meati della
terra, che scorrono. K da cio si b derivata 1 idea aella
Puglia, ed altrove <li feltrare, e rendere potabile Pacqua
19
del mare telle bigonce col metfervi in fondo una
'I"'""" 1 ' < {i »«*« , e r acqua cosi feltrata e di „so
««««f: non trotandosi in «,.,(., q «ella estesfesuna, e
caJAssuna spiaggia dell'Adriatico percbrsa dallo Seri-
ate, m parUeefcre nelle vastc pianurc di F 0fT ia
e 4i Barletta sorgente alcnna di acqua potabile Nei
sol. po«z, scavati dai Signori in distanza grande dal
MM s. altmge 1' acqua feltrata dalla terra freschis-
si'na , c potabile con gusto: ma negli altri pozzi in
Mnnanza del marc scavati per la popolazione e tnfta
acqua salmastra, disgustosa, e dannosa. Dal che si
vede bene, che le acqne del mare per forza in ori-
$me di atlrazione, e di coesione rientrate, feltrate e
parifieate nei meati della terra, che penetrano , tor-
nano a formare le sorgenti di acque potabili , e le
nuove, e copiose origini dei fiumi. Onde conchiudesi
cssere indnbitato, come discorso Divine, c come cosa
u. fatto nella natura delle cose, che omnia flumina
intrant m mare, et marc non redundat : ad locum,
nnde exeunt {lamina, reverluntnr, ut iterum fluant .
bcdcsiastcs Cap. I.
Dopo le indicate notizie dell'esistenza dell'antica
>ilcUia m vicinanza di Santo Vito, sembra ora in-
aubitato a par ere di tntti i bnoni intendenti, cbe la
precisa situazione della distrulta Vdellia fosse nella
gvande, ed amena piannra detta Le Praia o sia Casa
del I ozzo, proprieta in oggi dello scrivente Don Giu-
seppe de' Sallustj vestita di olivi, e di viti, la quale
c a poca distanza dal paese , ed ha piu sorgenti di
huone acque potabili, che dopo un breve eorso con
altre sorgenti assai numerose, sparse in tutte le rima-
ncnti p,anurc di quclla vasta contrada, vanno ad unirsi
20
colle vere, e piu remote sorgenti del Garigliano enu-
merate di sopra.
Centro poi della incenerita Vitellia sembra essere
stato il piano allora unito di Francesco De-Paolis
separato ora dalFanzidetto grandiose piano del Sallustj
dalla stradella vicinale. Poiche si sono trovati in esso
piccolo piano del De-Paolis varii condotti di piombo,
ed altri vestigii di una grandiosa fontana ad uso del
pubblico, clie vi aveva condottata senza dubbio por-
zione delle sorgenti di acqua potabile esistenti nel ter-
reno superiore del Sallustj. Dal piano poi del De-
Paolis si scende al piano inclinato detto Le Casellc,
che erano forse le piccole case rurali qua, e la sparse
delFantica Vitellia, la quale veniva a restare in di-
stanza poco piu di un miglio da Santo Vito. In tutti
i detti terreni poi si sono trovati ancora varii sepol-
cretti di terra cotta pieni di ceneri : frequenti ve-
stigii di anticaglie, e di fabbriche sepolte nelle pro-
prie rovine : e le corrose monete anticlie , i piccoli
busti, ed altre teste metalliche mangiate dalla rugine,
non cbe le piccole medaglie scavatc nelle terre con
altri condotti plumbei rinvenuti nelle Caselle, ed in
altri poderi delle Praia specialmente: come pure le
diverse lapidarie Iscrizioni trovale in pezzi, ed altre
corrose negli scavi fatti ncgTindieati terreni, confer-
mano ad evidenza, che esistesse nei medesimi una po-
polata Colonia de* Romani, la quale altra nonpoteva
essere, se non che rnulii'liissima Vitellia, e die dalla
eonsonanza del iiome gfli ahilanli del paese ' a sug-
gerimento dei pii Monaci Sublacensi, ai quali spet-
tava allora esso paese , l<> cliiamassero Santo I ito ,
per mantenere cost V idea di Vitellia , che non po«
21
tcva diiuenticare. Quindi leggiauoo, die anchc i Slavi,
e i Rugiani popoli della German i a adoravano l'ldolo
Suente I Yto, die Delia di loro lingua vuol dire Santo
Lume, rappreseiifato sotto laspetto di un Guerriero
con quattro teste due d'avanti, e due di dietro. Ven-
ceslao Duca di Boemia, per abbolire il ridicolissimo
eulto di qucll'ldolo, ottenne nel secolo undecimo le
vere reliquie di San Vito Martire, e convert! l'ldolo
Guerriero Suente Vito in San Vito. E cosi pure
fecero i Monaci di Subiaco col precurare ai Vitellii
divenuti abitanti del nascente paese di Santo Tito ,
le Reliquie di San Vito martire, ondc si affezionas-
sero ad esso, e alia nuova nomenclature del di loro
paese. (Ferrario Storia del Costume antico, e mo-
derno di lutti i popoli della terra, Europa Tomo 9
parte *. pag«. 235, e 240. Edizione di Firenze colle
Tavole intermedie.)
Non e dunque da valutarsi cio che dice in con-
trary il Nibby, il quale per una semplice consonanza
di nome crede, che Vitellia fosse situata in Civitella,
paese degli Ernici nell'Abbazia di Subiaco : quando
che Vitellia era situata nel territorio degli Equi ,
che la riconquistarono, e la demoiirono interamente:
fjuam in suo arpo Aequi cxpugnanl, come si disse.
Era poi Civitella in origine un Castello della domi-
nazione de' Padri Benedettini di Subiaco, i quali vi
fecero quindi fabbricare il Paese, che vedesi percio,
cssere di una struttura dei bassi tempi.
Nclla distruzione pertanto di Vitellia una quan-
tity di quegl'infelici abitanti, per sottrarsi alia strage
comune, fuggendo verso i monti Ernici, venne, come
si disse, a rifngiarsi, e nascondersi dietro 1'indicato
22
seoglio fli sasso vivo durissimo nei piccoli piani di
esso , oceultati qui dalla sommita dello seoglio me-
desimo, e difesi da dirupi inaccessibili , e da foltis-
simi boschi impenetrabili. E tenendo nel maggiore
di essi piccoli piani detto ora il Casalino, per le sue
piccole case a foggia di Tende rurali .., tutte le di
loro donne riunite insieine , gli uomini stavano tutti
insieine anch 9 egliiio in un piano ben grande nella
sommita dello Seoglio entro piccole Tende, clie da
principio si erano formate di lcgni, e creta, fabbri-
cate di poi con sassi e calce, e con delle piccole aper-
ture dette Ciecarole a guisa di piccole finestrc. Quivi
erano in guardia continua dei iiemici , per cui in
seguito, ed anclie al presente fu cliiamato un tal sUo
Gattacieca: ed avevano formato cosi in esso una spe-
cie di Castello o sia Forte inespugnabile di sua na-
tal ra detto in seguito La liocca.
Vedevano pero i novelli abitanti denominati quindi
Sanvitesi, o Santovitani, clie per quanto si fosseio
eglino fortificati , sotto la direzione , e tutela , come
s'indico, dei Padri Bencdettini, non potevano soste-
nersi, senza la valida protezione di una qualche altra
potenza autorevole. Per lo clie offrirono la di loro
Padronanza, e Tutela ai Principi Colomicsi resident!
allora in (jlcnazzano limilrolo di Santo Vito, i quali
accettarono con gradimento I'invito onorifico, e venne
subito il Principalis di essi a Tarsi capo della nascenle
popolazione : ed avcndogli fatto in seguito lo stesso
invito anche Pisciano, c Ciciliano; eeli lo accettb, e
prese il Titolo dl Marcliese di Santo Yilo, Barone
nssia Signorc di Pisciano^ c Conic di Ciciliano: Ti-
toli die sono rimasli anclie ai succcssori.
23
I vnlorosi Sanvitesi con qucsfa nuova Guida im-
pcrterita , die abbondava di lumi civili , mililari , c
politici, dod che di buoiii combattcnti in tuttc le parti
del sno estoso Dominio , trionfarono di tutti i Ioro
nemici : per cui in progiesso di tempo , sedate le
guerre, crcbbc la popolazione dello scoglio, per altri
emigrati, cbe in tanti passati sconvolghwenti, ed esler-
minii vicini in esso rifugiaronsi da pin parti, in par-
ticolare dal distrutto Amiterno, come s' indico, e si
vedra meglio in appresso. II florido Monte Casale
paese degli Ernici appartenente allora unifamente al
suo forte Castello detto il Casiellone ai Monaci Be-
nedettini di Siibiaco, secondo le di loro memorie, fo
distrutto dai nemici nel 1 167 , essendone fug-giti i
di lui abitanti al vicino Santo Vito , cbe li accolse
amichevolmente. Nel 1189 rifabbricato coll'ajnto dei
Sanvitesi, torno ad essere abitato come era. Ma dopo
non molti anni assalito nuovamente da un'altro eser-
cito di facinorosi assassini , fu per la seconda volta
saccheggiato e distrutto : e gli abitanti , che ebbero
campo di fuggire tutti, e portare via con se le di loro
cose di maggior valore, mentre gli assalitori sman-
tellavano il Castello, prima di scendere al paese, si
rifugiarono di nuovo a Santo Vito , ed in esso ri-
masero stabilmente. Ed e percio, che in oggi la gran-
diosa, fertile, ed amenissima Collina di Monte Casale
col suo- Castellone fanno parte cospicua dell' attuale
Territorio di Santo Vito. Quindi cresciuta cosi no-
tabilmente la popolazione , fu subito eretto un pub-
blico Oratorio in sito centrale , e comodo , per la
facile riunione tanto degli uomini , che delle donne
insieme, per cui vedremo in seguito convertito 1'Ora-
24
torio in una Chiesa formale eretta rli buoni muri
nello stesso sito circa il 1200 dell'Era volgare: e si
comincio quindi a fabbricare nello Scoglio , princi-
piando nella Liscia, e nel sito contiguo detto, come
vedemino, il Casalino, per le piccole case , ehe da
principio vi furono fatte, le quali dai ruderi , e da
altri indizii, si rileva, essere state piu volte risarcite,
ed anche rinnovate.
L'edificazione delta Liscja, e del Casalino porto
un tempo notabile, per la scarsezza de'muratori, e dei
cementi necessarii: e perche ripullulando di tanto in
tanto le guerre., che devastarono, e distrussero de-
plorabilmente questa infelice parte delfantico Lazio,
conveniva accorrere ad esse, per non essere daiini-
ficati dai nemici. Edificati poi che furono la Liscia,
e il Casalino, furono subito disegnate le due Porte
del Ponte, e delV Ospedale con lunga, e diretta strada
non disprezzabile, la quale dalla Porta del ponte con-
duceva, come al presente, comodamente all'altra cstre-
uiita del Paese, e all' antico Oratorio. Ma prima di
costruire le dette Porte, fu fabbricata, come era di
dovere, una Chiesa Parrocchiale dedicala a San Uia-
gio Vescovo, e Martirc in sito comodo , e ecu! rale
dove stava l'Oratorio presso la Porta dcIIOspedalc,
e per mancauza di canali , fu coper I a , come erano
tutte le case, di Scannolc, che erano legni piani lunghi
qnattro in cinque palmi lavorati colYaceetta soltantb,
come mezze tavole strettine, per mancanza forse di
Segatori. Per lo cheeaiste tattavia nelTArchivio dclla
detta Chiesa Parrocchiale un invito (alio al popolo
dai Parroco, di portarai a lavorare le Scannole onde
25
rinnovare il tetto della Cluesa, eonsumafn dalle acquc,
e dalle tarme.
L'epoca della errezione di detta Chiesa, che fa
la prima Chiesa Parrocchiale fatta in Santo Vito ,
e, come si dissc, circa il line del 1200 : quindi nel
decorso di circa due secoli avendo cominciato a pa-
tire nofabilmcnte, venne risarcita nel 1400: e siccome
vi erano due sole campane piccoline, una delle quali
era anchc logora, e consumata dal batocchio, fu d'essa
rifusa con accrescimento di metallo, e divenne cosi la
maggiore delle due campane. Quindi nell'lnventario
autentico della detta Chiesa fatto dall'Arciprete Don
llomolo Antonini troviamo notato, che in essa Chiesa
vi erano due sole campane, la piu grande delle quali
del peso di circa quaranta decine, aveva intorno que-
sfa Iscrizione: Ad konorem Beatae Mariae Virginis,
cl Sancli Blasii , Anno Domini MCCCC : e sog-
giunge il detto accuratissimo Arciprete Antonini nel-
1' indicato suo Inventario , che la detta campana fu
messa nella nuova Chiesa presente di 8. Biagio mar-
tire , e che si ruppe suonando nel 1704 , e che fu
rifusa in tempo suo con accrescimento di metallo, e
vi fu fatta la campana maggiore, che vi e presentemente.
Fahbricata che fu la detta prima Chiesa, fu subito
fatta la Porta del Ponte, cosi detta pel ponte leva-
tojo , che vi era allora , essendovi in oggi di muro
forte ben fatto, per transitare la rupe profonda, che
vi e. La Porta poi , la quale esiste tnttavia con la
casa al di sopra per la custodia di essa, come si vede
nelle altre due Porte ancora, si trova lavorata a scar-
pello da buona mano con grossi macigni uniti insieme
con semplice filetfo di calce bianea invisibile , come
26
si osserva nel Colosseo ossia Anfiteatro Flavio in Roma:
e cosi vedonsi lavorate anclie le altre due Porte del-
1'Ospedale, e del Borgo fatte in seguito, e pianlate
anch'esse su due altre rupi profonde, ed inaccessibili
per la di loro posizione: restando iu tal modo aliora
tutto il paese munitissimo, ed inespugnabile di sua
natura. (iiacche la parte detta Gattacieca^ ove sol-
tanto era esso accessible, veniva guardata, e difesa,
come si disse, dalle fortificazioni lavorate a foggia di
un Castello assai forte , ed inespugnabile detto La
Rocca, clie vi avevano costruito i numerosi uomini,
clie vi stavano in guardia continua.
Dopo il Casalino, e la Liscia, le primitive case
di Santo Vito si trovano di una migliore struttura,
e piu consistenti. Le case, per esempio, edificate sopra
il Portico anncsso alia Porta del ponte , e nei due
lati di esso Portico, proprieta in oggi dell'Autore di
questa Storia, sono di muri ben fatti, clie dopo pochi
ristauri, si mantengono luttavia toller abilmente: come
lo e pure la casa contigua abbitata attualmente dallo
slesso Autore, il quale ha riedilicato di quesla sua
casa palerna la parte d'avanti, e un lato su la pub-
blica sliada, piu per abbellimento moderno, clie pel
bisogno urgentc , clie la medcsima ne avesse. JNclIa
sala dingresso di questa casa , si adunava aliora la
M.-igish-nhira , e >i teneva le sue Udienze il Giudice
Baronale, per cui vi sono rimasfi anncssi per clii 1'abila
aleoni privUegj, e leseniione da eerie antiche Tassa
Baronali impusic a tutti gli abiianti del paese.
I'm proseguita iotanto lentamente dagl' individtri
facoltosi la (abbricazione delle case kterali nella lumra
strada indicate di sopra 1 che va da una eatremitii
27
all'altra del paese. Questa strada nella nuova Foritaaa
detta in allora V Arm del Belli, che e in oggi ca-
duto, ha pochi passi di scesa adagtata, c conduce quindi
in piano perfelto alia Porta dellOspedale, e all'altra
estremita del paese, e alia Cliiesa: la quale strada fu
chiamata YAriugo: perche , essendosi trasportata , e
lissafa nel mezzo di essa la residenza del Governo Ba-
ronale, si aringavano, e difendevano in essa le Cause.
Qual Residenza Governativa stava precisamente nella
piccola casa isolata incontro al Forno pubblico di
struttura, e disegno Gotico di Francesco Cararini ,
al quale si conserva tuttavia in buono stato per la con-
sistenza del fabbricato.
In seguito crebbe sempre pin la popolazione, per
le frequenti comitive degli emigrati in tante guerre
vicine devastatrici, cliiamativi dalla sicurezza, ed aine-
nita del soggiorno: le quali comitive peralfro non si
ricevevano quasi mai interamente, ne alia rinfusa; fa-
cendosene sempre la scelta con grande avvedutezza,
e cautela: per cui in quel tempo le famiglie di Santo
Vito erano quasi tutte distinte o per nascita, o per
facolta, o per prodezze militari , e tutte poi di una
specchiata onoratezza virtuosa, e morale specialmente.
Fu dunque fabbricato consecutivamente a poco a
poco il rimanente dello scoglio colle strade in molta
salita di non poco incomodo , e le case una sopra
1' altra sino alio spazioso ripiano in fine dello Sco-
glio. Ivi fu fabbricata un' altra piccola Chiesa , che
dalla situazione di essa presso la Rocca nella som-
mita dello Scoglio fu chiamata Sancta Maria de Aree,
per una specie di munitissimo Forte, che vi si era
fabbricato. come si disse: e la Chiesa fu dedicata a
28
Nostra Signora Assunta in Cielo. Siccome poi que-
sta Cliiesa fu eretta piu per comodo del Barone Co-
lonnese, e de' suoi militari assoldati, che per altri ;
quindi e, che non aveva da principio, se non che un
semplice Cappellano , al quale fu dato in seguito il
titolo di Ilettore ossia Parroco, portando peraltro i
bambini , e le bambine alia Chiesa Principale di
San Biagio, per farli battezzare, o battezzarli ivi da
se col dovuto permesso del proprio Parroco : non
ayendo egli in Santa Maria il Fonte Battesimale, che
vi fu fatto in seguito, per cui nel 1705 vi fu la ce-
lebre Questione, se il detto nuovo Fonte Battesimale
dovesse tollerarsi, o no in detta Chiesa, come ve-
dremo nel progress© di questa Storia al 4° Quesito
fatto alia Congregazione de' Sacri Biti in Roma.
La gran Casa Colonna , di cui era allora dive-
nuto Feudo questa Terra , si fabbrico incontro alia
detta Chiesa neU'estremita del ripiano su di una punta
dello Scoglio il suo piccolo Palazzo Baronale, dove
da Agapito Colonna nacque nel 1565 il celebre Od-
done , che fu poi Martino V Papa creato nel Con-
cilio di Costanza li 11 di Novembre 1417. Siccome
il nolo Senni de' Leoni dice, che Martino V nacque
in Genazzano , e che fu battezzato Delia Chiesa di
San jNiceola prosshna al Palazzo Colonna, sen/a ad-
durne prova alcuna, mm easendovi Reeistro del bat-
tezzari in que! barbari tempi, si fa percib riflettere,
che la stanza, isi cqi nacque realmente Martitto V in
Santo Vifo nel di Ini Palazzo Ifaronale, e slala sem-
pre dislinla con questa Iseri/.ione: Qui nacque Mttf
tino I titl 1565. Questa Camera in Ogri e slala
convertita in Sacra Cappella domestics, essendo pia-
29
ciulo al defonto Marchese Girolamo Thcodoli, onora-
tissiino padre del Marchese presente ., di convertire
la grandiosa Cappclla, clie vi era al Pianterreno del
Palazzo, in Teatro Comieo, onde farvi intervcnire le
famiglie distinte del paese, senza incomodo di alcuno.
Ma sia dovunque la nascita di Martino V, il pift,
clie a noi interessa di qiXesto Sommo Ponteficie , e
il far conoscere, clie nella di lui gita verso la meta
del Secolo decimo quinto a Genazzano, Gapo Feudo
della sua gran Casa Colonna, avendo osservato, che
il maestoso Palazzo della gran Villa Imperiale gia
da noi descritta aveva cominciato a cedere al tempo
in piu parti fin dal Seeolo XIV, egli lo fece demo-
lire verso la detta meta del Secolo XV. Vedendo
egli i muri di quel grandioso Edifizio ingombrati da
spineti, e da oriicaje, stimo bene di farli atterrare,
ed impiegare i preziosi materiali in nuovi, e piu utili
Edifizj. Sedici delle di lui Golonne di granito restano
tuttavia visibili nella facciata del suo Palazzo Baro-
nale in Genazzano: altre tre Golonne della stessa pie-
tra furono trasportate in Roma: una ne resta nel ve-
nerabile Convento di San Pio: una nella Tribuna di
Santa Maria de 1 Padri Agostiniani coper ta di nero
intonaco, per accompagnarla alle altre due: ed un'al-
tra finalmente conservasi nella prossima Terra di Cave
nella piazza della Collegiata , per cui si da ad essa
lo specioso epiteto di Piazza Colonna, Feudo di tal
Casa. Le pietre poi di detto maestoso Edifizio Im-
periale altre servirono all' ornato del nuovo Palazzo
Baronale , ed altre alia nuova Chiesa Collegiale di
S. IViccola. I nobili lastricati di mosaico furono tra-
sportati al nuovo pavimento della Basilica Lateranense,
30
e gli avanzi rimasli servirono al pavimento della dctta
Collegiata di S. Niccola, ove si vedono ancora in
forma irregolare.
Rimanevano tuttavia sopra-terra gli avanzi del
gran Palazzo Imperiale con dei muri demoliti, qnando
il Pontefice Pio II, avendo fatto il viaggio di Tivoli,
e Subiaco, per sedare colla sua presenza varj popoli ivi
sollevati contro i di loro Baroni, in particolare i Feudi
della Famiglia Savelli , nel partire da Subiaco voile
recarsi a vedere in Genazzano il nuovo Convento, cbe
con suo oracolo, ed ajuto era stato edificato da un
tal Padre Filippo da Massa Conventuale. Onde partito
da Subiaco a cavallo percorse circa sei miglia di cat-
tiva strada montuosa, passando per la Bocca Santo
Stefano, paese scosceso degli Ernici, sino al Ritiro
dei Francescani della stretta Osservanza detto di Ci-
vitclla, dove celebrala la Santa Messa, e ristoratosi
con poco cibo, ando a vedere Civitella, altro dirupato
paese degli Ernici. Quindi ripreso il suo camuiino
nella commoda, e diretta strada, die vi e: e costeg-
giando a cavallo il Castellone nellc alturc dell'amcna
Collina del distrutto Montecasale, venne a Santo Vito
accornpagnato dal Barone di esso Marcanfonio Co-
lonna, die era andato ad incontrarlo a molla dislanza
coi suoi militari, ed una cpianlila di popolo: e cos,
lo condusse al suo Palazzo, ove pernotto trattato colla
ii.assima splendidezza, quale si doveva al p.in.o So-
vrano del mondo, e Vicario di <;,.«« Crisi,, i„ terra.
Passcjjgiandn la inaflina Delia spa/.insa , ed elevata
piazza dd Palazzo, resto altamente eorpreso nel ve-
dere le ajneniwime Colline di Santo Vito, e le im-
mense pianure <li Genauano, Paliano, Ajaagni, Fe-
31
rentino, e Frosinone ncl di loro piu hello e sorpren-
dente aspetto. Si mostro poi oltremodo commosso
quel S;m(o Pontefice , quando ncl passare a cavallo
vide IiitJa la limy a , e spaziosa strada rotabilc da
Santo Vito sino a Genazzano plena di popolo accor-
som dai vicini pacsi, per vederlo , e chiedergli con
lag rime di conlentezza la Santa Benedizione.
Giunto in meno di un' ora al vicinissimo nnovo
Convento, ove era diretto, vide allora le mine del-
l'Imperiale Palazzo di Antonino Pio , che erano an-
cora sopratterra: le ammiro, e le coinpianse : e per
non fame perire la memoria, dedico la Chiesa di q„el
nuovo Convento al Pontefice San Pio I. Martire- e
in tal modo, come scrive il Teoli, si trasmuto quel
locale da un Pio profano, ad un Pio sacro, e da un'Im-
peratore de' Gentili ad un Sommo Pontefice dei Cri-
stiani. Quindi ordino, che si edificasse nella Chiesa
una Cappella distinta dalle altre dedicata al Santo Pon-
tefice Martire, come fu fatto a contrihuzione del Prin-
cipe Antonio Colonna , che vi fece percio porre in
ambedne i lati i suoi Stemmi, che sono tuttavia visibili.
Pio Secondo avendo conosciuta la saviezza e le
virtu del Principe Antonio Colonna, aveva conferito
al medesimo la cospicua dignita di Prefelto di Roma,
per cui airavvicinarsi di esso Sommo Pontefice, non
manco il lodato Principe di presentargli i dovuti os-
sequj, ed un'umile, e cordiale offerta di ospizio nel
suo Palazzo. Ma trovandosi Pio II disgustato del me-
des.mo, rimase seco lui sostenuto, e lo ringrazid del-
1 invito, avendolo peraltro acccttato dai di lui fratello
nclla [trossima Terra di Cave.
32
Pio Secondo era disgutato del Principe Anionic
Colonna , perche nella venuta in Italia nel 1461 d
Renato di Angio Re di Provenza col suo grandc
esercito, a ritentare la conquista del Regno di J\ T a
poli, sul quale aveva antiche pretensioni; si mostra
rono ad esso favorevoli quasi tutte le Citta, e Prin-
cipi Italiani, ad eccezione del solo Duca di Milano,
e di esso Pontefice Pio Secondo , contro del quale
sollevaronsi in questa occasione alcuni dei popoli sog-
getti. Essendo stato infelicissiino Tesito della spedi-
zione Francese, restaroao deluse le speranze dei sol-
levati. II Principe Antonio Colonna non fu apertamentc
favorevole alia Spedizione Francese , ne totalmente
unito agli altri Principi Italiani: ma non tenne quella
decisa condotta, clie desiderava da esso il Pontefice,
come Prefetto di Roma, e ne era percio disgustato.
L'indicata piazza assai spaziosa , clie restava da-
vanti al Palazzo Baronale, fu cosi disegnata, per la
rassegna dei numerosi militari, clie aveva al suo soldo
il Barone. Dopo di clie, furono demolite aHintorno
tutte le piccole case, che vi erano a foggia di pic-
cole Tende campestri minute, come si dissr, di pic-
cole aperture dette Ciecarolc, per le speculazioni di
quei che vi erano in guardia eonlinua dei nemici, c
vi furono fabbricate altre case migliori, restando pero
a tutto quel silo il nome di Gattacieca , per le in-
dicate Ciecarole. Fu quindi lavorata a [scarpello da
buona mano una terza Porta come le aide due, pian-
tata anch'essa Ira Jo scoglio, ed alira rape impene-
trable: e In eosl chiuso, e reso inaccessible hitto
il paeae eon essa terza Porta detta ora la Porta del
Borgo, Giacchfe il Palazzo Baronale , come si vede
33
anche al presente, restava piantato in alto su Io sco-
j;lio piii di cento palmi dalla base di esso scoglio: e
la sua gran piazza, come quella di mi Forte, domi-
nava airintorno tutte le parti: ed era allora il paese
cinto ditto di nipi, e di boschi impenetrabili: aveva
poi una via intorno delta La Difesa sparsa di Sen-
tinclle annate, che impedivano ai nemici ogni minimo
aceesso , e ne fonnavano percio la piii valida difesa.
Cessate poi le guerre, e gli esterminii nei paesi vi-
cini, sieeoinc i primitivi Baroni dello Stato Romano
in generate abusavano del di loro potere per mezzo
degli esecutori di giustizia detti Birri, e Bargelli os-
sieno Baroncelli i capi di essi; fu percio convenuto,
e stabilito dai Sanvitesi col di loro Barone Colonnese,
che d'allora in poi qualunque Sanvitese inseguito dalla
Giustizia si rifugiasse nella delta Via delle Uifese ,
non poteva essere piu inseguito, ne molestato sino alia
discussione, e decisione della Causa: ed era anche in
liberta di fuggirsene altrove, esiliandosi da se, senza
poterne essere impedito. Questa via e stata sempre
mantenuta aperta gelosamente: e Francesco Depaolis
vivente, cbe oso di chiuderla nel suo Orto al Borgo
Mario; come fecero altri in Gattacieca, e nella Stretta
contemporaneamente, fnrono tutti obbligati dalla 31a-
gistratura a riaprirla.
Dai Colonnesi passo Santo Vito unitamente a Pi-
sciano, Ciciliano, e Capranica alia casa Massimi con
Istromento di vendita fatto li 6. Settembre 1569 da
Marcantonio Colonna al Marchese Domenico Massimi:
e con altro pubblico Istromento dei 9. Giugno 1573
i Massimi rivenderono Santo Vito, Pisciano, e Ci-
ciliano ai Signori Tbeodoli, che ne sono tulfavia in
3
34
possesso, e sommamente benemeriti. Poiche il munifi-
centissimo Porporato Mario Theodoli, distruggendo
le punte dello Scoglio, die seguitava dopo la Porta
del Borgo, e riempiendo i dirupi di esso scoglio, spiano
nel 1648, non senza molta spesa, la lunga, e bella
strada, detta percio il Borgo Mario, la quale e ora
adorna di belle abitazioni col Convento, e bella Chiesa
de'Padri Carmelilani nel mezzo, fabbricata dal detto
Porporato nel 1649 unitamente al Convento, a cui fu
data in segoito la dote pel mantenimento di dodici in-
dividui col patto riversivo in caso di soppressione. La
strada del Borgo Mario conduce in falso piano ada-
giatamente alia Chiesa del glorioso Protettore San Vito
Martire riedificata posteriormente nel 1735 dal Mar-
chese Girolamo Theodoli con suo buon disegno, e splen-
didezza in una grande apertura del monte spianato da
esso col soccorso del popolo, populique adiuvante ope-
ra, come si legge nella Lapide: avendo d'avanti, come
s'indico di sopra, una gran piazza, ove si vedono sot-
tomesse in prospetto piacevolissimo tutte le auienis-
sime pianure scminativc di Genazzano, Paliano, Anagni,
e Ferentino coi molti paesi laterali Civitella, Rojatc,
Olevano, Serrone, il Piglio, Acuto, Gavignano , la
Sgurgola etc. tra le due lunglie, e belle numlagne lino
ai piani di Frosinone: vedula dilclloolissiina, e sor-
prendenle, die si gode ancora in lulte le case della
Bocclieda, nelle case sinisfrc del Borgo Mario: ed in
quasi h.llr |<» abila/ioni dello Seoglio sino alle due
Porfe ddlc* Ospedale , e del Ponle. per eui fullo il
parse e di unaria ossigcnala, e lolalmcnlc pimlicala,
6 balsamira: godrmlu una libera Yenlila/miie piaroole
aiirlir nella parlr di Lc\anfe, e di Traiuoiilaiia.
35
Essertdo morto il lodato Cardinalc Mario Theo-
doli , prim;, , c he si nltimassero i lavori interni del
■fctto Convento, e della Cfetesa a.mcssa; furono essi
lerminali dal Marchese Carlo Theodoli: ed i Padri
Carmelitani di Monte Santo in Roma ne vennero in
possesso neir anno 1679. Lo stesso Marchese Carlo
Theodoli, cessate le guerre, e pacificate le popolazioni
vittne, vedendo non esservi pin bisogno della spaziosa
piazza formata dai bellicosi Colonnesi avanti al di loro
piccolo Palazzo ; ristrinse essa piazza ad una giusta
grandezza proporzionata, ed aecrebbe al piccolo Pa-
lazzo due bracci fabbricati con grossi muri ben falti
a guisa di „n Forte piantato su lo Scoglio, che copri
mtorno con un muraglione a Scarpa alto, come si disse,
pm di cento palmi dalla base alia detta piazza, su la
quale e piantato il Palazzo. Questo poi resto gran-
demente abbellito dai grandiosi appartamenti costruiti
con sontuosita, e splendidezza nei due bracci aggiunti
con una grande e bella Galleria in fine : formando
cosi una decorosa , e degna abitazione Baronale da
ncevervi qualunque Signore: ed a compimento della
comod.ta, ed ornato di si vaga , e grandiosa abita-
z.one, l'Antore di questa Storia, mentre era Maestro
dell ottimo Marchese vivente Teodolo Theodoli, e del
di lui degnissimo fratello germane Don Carlo, seppe
vmcere la renitenza del di loro lodevolissimo geni-
torc, c hndusse a far togliere, e spianare le punte
lello Scogbo, che imbarazzavano mostruosamente al-
pine finestrc del pianterreno : e fu formato cosi un
«ngo, c comodo passeggio sul muraglione i»torno al
Palazzo , die ne resto grandemente abbellito : e fu
36
anche tolta cosi loccasione di gctlarvi dalle fincstre
immondezze dannose.
La splendidissima Casa Theodoli, oltre gTindicati
beneficii, e grandemente benemerita al paese, per avere
coadiuvato molto il popolo, allorche la numerosita di
esso lo costrinse a demolire la piccola Chiesa primi-
tiva di San Biagio Martire , che minacciava rovina,
per ampliarne il sito, col ristringere la Casa laterale
della Cura, col chiudere al di dietro una strada tra-
versal, e col demolirvi il Cimiterio, e rArchivio della
Comunita, die furono trasportati in altri locali a poca
distanza: e cosi pote fabbricarsi altra Chiesa piu mae-
stosa, e piu grande, come al presente si vede di buon
disegno fatto dal Marchese Alfonso Theodoli, il quale
ne disegno anche il bel Coro, e la dignitosa Balau-
strata Iavorati Funo , e Taltra colla massiina finezza
di arte da un'eccellente Falegname, ed Ebanista San-
vitese, il quale lavoro anche la Bussola, e la sovraposta
Machina dignitosissima deH'Organo: assistendo semprc
personalmente a questi , e a tutti gli altri lavori il
prelodato Sig. Marchese Alfonso Theodoli ecccllcn-
fissimo Ingegnerc, ed Architetto.
E munita la nuova Chiesa di una leggiorissima
volla fatta a hitto sesto di cardellina, <> calce assai
eonsistente , e di lunga durata: ed e cosdulla ess.,
Chiesa con selte altari ben fatti, tre per lato, ed il
Cappellone nel mezzo assai maestoso, ornate di buoni
shiccl.i con unQuadro grande del Martire San Biagio
dipinto a muro da bqona man*, che attrae a si I'am-
mirazione dci buoni inteudenti: ed ha due grandico-
lonne lateral! staccato, che erano prima indorate in-
terameqte con oro baono, come lo erano anche le co-
:>7
lonne della Cappella dci Santi Apostoli Pietro,e Paolo:
ma Delia lunghezza del tempo, esscndosi Foro scolo-
rito, si slimo meglio d iinbianearlc.
La deffa nuova Chiesa fu principiata nel 1607,
e fii terminata nel 1609. In essa fu confermata la
Venerabile Compagnia del Santissimo Sacramento ,
clie era stata eretta canonicamente nella primitiva
Chiesa demolila, e fn fatta quindi aggregare al Con-
f alone in Roma nel 1705.
Oltre le grandi obbligazioni, che si lianno ai Prin-
cipi Colonnesi, e ai Theodoli , Santo Vito e anche
tenuto non poco ai Massimi, che dopo la gran Casa
Golonna ne furono possessori, e i Signori per qualche
tempo anch'eglino. Poiche col poderoso soecorso, che
mandarono i Massimi dai di loro Feudi, i valorosi
Sanvitesi trionfarono completamente, come vedremo,
di tutti i di loro nemici ardimentosissimi, coll'atter-
ramento della famosa citta di Ampiglione presso Ti-
voli saccheggiata, e distrutta. Ivi poco prima in un
fatto di armi erano stati uccisi a tradimento molti
Sanvitesi: onde inaspriti questi all'eccesso, essendovi
tornati in maggior numero con altri di Sambuci, e
di Saracinesco chiamativi dai Massimi, e dai Golonna,
la presero a viva forza, e la domolirono interamente:
e da essa tra le altre cose portarono via intatta la
Campana grande, la quale fu collocata nella Chiesa
Parrochiale di Santa Maria de Arce, che ne era bi-
sognosa: ed ha servito con buon tuono di voce sino
al 1841 , in cui logora , e consumata dai batocchio
si ruppe, c con accrescimento di metallo fu fatta ri-
fondere dalla popolazione; dovendo servire, come era
stata per lo innanzi , oltre gli usi della Chiesa, per
58
tutti gli altri bisogni della Comune: per chiamare al
Consiglio la Magistratiira, per dare il segno dell'aper-
tura delle due Scuole pubbliche dei fanciulli, e delle
fanciulle, per indicare ai Clienti, e ai di Ioro difen-
sori legali I'aperlura del Tribunale etc. etc., trovan-
dosi ora la Chiesa Parrochiale di Santa Maria nel
centro del paese, dopo la popolazione del Borgo Mario,
e della Rocchetta.
L'atterramento di Ampiglione, che e l'antica Em-
poti, narrato diffusamente, come lo ha letto TAulore
di questa Storia in un Manoscritto antico presso i
Padri di Santa Maria Nuova in San Gregorio di Ti-
voli, e un racconto piacevole: ma ha del Roinanzesco,
ed e troppo lungo per la presente Operetta: ed e per-
cio, che si e amato meglio lo attenersi alia brevita
del noto Carlo Bartolomeo Piazza, il quale nella sua
Gerarchia Cardinalizia dedicafa al Papa Clemente XI
alia pagina 255 riferisce, che Ampiglione fu demo-
lita nel modo da noi riferito. Onde in luogo del sud-
detto racconto, si stima meglio il dire qualche cosa
del distrutto Amiterno, Citta rispettabilissima de'San-
niti, la quale restava, come s'indico suI principio di
«|uesta Storia , alle l'alde del del to piccolo paese di
San Gregorio presso Tivoli, ed e chianialo in oggi
San V'Morino, piccolissimo paese.
Amiterno cilia famosissima, e rispettabile de' San-
mli cosi dclli dal liiniic Sainnio, In espugnala la piinia
u>lln cmdelni(>iil( > I'.-iiino 159 dalla n.iidazione <li Itoma
dal Console dci Koinani Spurio Carvilio, il quak Iia-
d»vi iiias|M'llalamcnlc a in.ino armala eon poderoso eser-
<ilo, incnlie i Primali Icnevano le l(»n» religiose adu-
nanze, delle di Ioro feslc,dnpo la imiiiiam'ssiiiia,e barbara
59
strage di circa duemila e olloccnto abitanti titer mi, ne
fitce prijyionieri alfri ipiatiromila duecento scttanta: la-
-sciandn la cilia lolalmcntc spopolala, per esserne fujjj>ili
gli altri su i Monti Ernici. - Tito Livio Volume 2.
Lib. X. Cap. XVIII.
Sembra peraltro, che i prigionicri fossero riman-
dati libcri in Amiterno , e chc quella illustre citta
tornasse non molto dopo a ripopolarsi di nuovo, es-
sendovi tornafi anche jjli altri, che erano fug^iti su i
detti Monti. Poiche racconta Tito Livio, die quando
Annibale teneva assediata Roma col suo esercito for-
midabile fuori di Porta Collina, resto atterrito dalla
magnanimita de' Romani decisi di morire tutti com-
battcndo, e di volere incendiare Roma, ed incenerirla,
prima di farvi entrare il ncmico: e clie scbierati due
volte in battaglia i due eserciti animosi in due ri-
denti giorni consecutivi, due istantanee, e tempestose
piogge con grandine devastatrice sul punto dell'attacco,
costrinsero tutti gli armati a ritirarsi precipitosamente
nei rispettivi accampamenti: tornando allora a risplen-
dere il sole come prima, per cui fu udito esclamare
1'afflilto Annibale , che potiendae sibi Romae modo
mentem non dari, modo fortunam: e per questi, ed
altri molti riflessi non nieno serii indicali da Tito
Livio, l'avveduto Annibale si risolve prudentemente
a rimuovere l'assedio, e non cimentarsi piu coi Ro-
mani, a favore de' quali vedeva essersi dichiarato an-
che il Cielo, e gli elementi colle due improvise piogge
tempestose in difesa di Roma destinata da Dio ad
essere centro, e Sede inamovibile del suo futuro Im-
pero Cattolico della Religione Rivelata come sappiamo.
40
Rramoso peraltro Annibale di perlustrare, e C<
noscere bene ocularmente questa parte della nosh
Italia, prima di abbandonarla, siccome era egli venut
all'assedio di Roma da Capua, passando, secondo Tit
Livio (1), dopo il Volturno, e il Garigliano, le pia
nure di Frosinone. di Ferentino, e di Anagni: e vol
gendosi ivi verso Velletri, e il Monte Mgido dett«
ora Rocca di Papa, passo perFrascati, senza entrarvi
e dingendo l'esercito a sinistra verso Gallicano, and<
ad accamparsi presso Porta Collina in distanza di tr<
sole miglia da Roma, e conosceva percio bene que-
sla parta australe della punta d'ltalia; quindi e, cbe.
per conoscerne egualmente la parte boreale, nel par-
tire da Roma, dirigendosi verso Rieti, e Cotigliano,
condusse l'esercito in Amiterno, il quale si era per-
cio ripopolato. Indi dopo di aver preso .... sufficiente
nposo di piu giorni, fece un giro per la Terra di
Lavoro, passando sotto Preneste, e per Paliano verso
Frosinone: ed ivi volgendosi indietro al di la dei Monti
Ernici, torno di nuovo a soggiornare col grande eser-
cito nel suo prediletto Amiterno : percbe era forse
disgustato tuttavia anch'esso dei Romaui , per lec-
cidio crudele, die, come vedemmo, ne avevano latto
orridamente per mezzo del Console Spurio Carvilio
circa un sccolo prima nel 459 dalla Ibndaxione di
Roma. Nel ripartire quindi, dopo qualcbe «cm,»o, si
d.resse verso la spiaggia deH'AdriaUco all esf.vmila
dell Italia, e cos, I'abbandono totalmente no., sen/a
lagrime. Tito Livio lot. ± lib. 26. Cap. (J. ,■ 7.
ml fine $pecialtnente.
(1) Tiio Livio Volume 2. I. lino m. Capo 8.
\\
La cilia di Amiterno essendo dolata di un Imon
Terriiorio basfanteinenle grande, e fertile di sua na-
tura; aveva pereio abboiulalo scmprc di comodila, e
di rieehezze. Quindi nelle lagrimevoli invasioni dei
Vandali, dei Goti, dei Vissigoti, dei Longobardi, e di
tante altre innumerevoli bande di fieri assassini sboc-
cati su l'ltalia dagli aspri climi montuosi, e selvaggi
della nostra Europa Settentrionale, fu Amiterno, come
paese ricco, continuainente vessato, e ridotto in fine
in grandi miserie, ed abbattimento di spirito, inabile
a far fronte a qualunque siasi assalitore. Quindi nei
tanti sconvolgimenti, e guerre civili, die nel Secolo
duodecimo desolarono, come vedemmo, i circonvicini
pacsi, produssero ancora il devastamento, e la deso-
lazione dell' infelicissimo Amiterno, i di cui abitanti
furono altri vittime miserabili del furore, altri anda-
rono fuggiaschi, e dispersi nelle vicine montagne, ed
una Comitiva ben grande, alia testa della quale era la
famiglia dei Sallustj, e di altri nobili Amiternesi, che
informati pienamente dell' ottimo soggiorno di Santo
Vito, e della di loro sicurezza in esso, si erano da
nolto tempo preparati ad una tal fuga, che in poche
>re di cammino fu dai medesimi effettuata con molto
)iacere dei Sanvitesi, che li accolsero amorevolmente
:ol di loro ricco equipaggio.
Quello, che piu di tutti si distinse nella detta fa-
aiglia de' Sallustj, fu lo Storico, ed Oratore insieme
^ajo Crispo Sallustio. Poiche ebbe egli tanta rino-
wnza in queste due facolta , che contese piu volte
on senza lode col Principe incomparable della latina
>ratoria Marco Tullio Cicerone , e nella Storia fu
ompetitore tale di Tito Livio Patavino, che ne su-
42
pero la celebrity a comune parere dei dotti di quel
tempo, per cui Tito Livio con maneggio iniquissimo
procuro il deperimento di molte Storie del Sallustio
sulle grandi imprese de' Romani, onde tutti leggessero
la sua Storia soltanto. Ma per buona fortima dei po-
steri, pervennero a noi intere le due Storie De Bello
Catilinario, e De Bello Iugurtino di esso Sallustio,
le quali ci provano ad evidenza il giudizio comune
dei dotti di quel tempo, che antepoiievano nella Storia
Sallustio a Tito Livio , come riferisce Marziale net
seguente suo Distico
Hie erit, nt perhibent Doctorum corda virorum.
Primus Romana Crispus in Historia.
Difatti, dopo la dolosa perdita delle molte Storie
delle primarie imprese dei Romani scritte dal Sal-
lustio, come rilevasi dai frammenti a noi pervenuti di
esse Storie, e certamente Tito Livio il primo Storico
Latino deH'origine, e dell ingrandimento de'Romani:
e la di lui Storia, oltre allessere continuata, c com-
plete per tutto il tempo, die abbraccia, e anche som-
mamente piacevole, ed istruttiva, ancbe in genere del la
piu squisifa eloquenza nelle (ante allocuzioni , e di-
scorsi clie Vinseriscc. Non manca peralfro nel feinpo
slesso <li difctti, quail sono al parere dei CPtticl, una
troppo squisifa Oraloria, i ij; ii;i i <lo ai pcrsonaggi., die
induce a parlare, mod o ae m p r e totalmente istruiti, e <>Ii
idiotlSUU della sua pafria, die usa non di rado: | mm*
eui il celebre Asinio PolKone riiinmalissimn l;il iiiisf a
rrilico Tifn Ltvk), per *VW€ riim'iiulo in esso nmtm-
than Patavinitatem , $ive loeutione* quasd&m . mill
43
Patavimun, ut ita dicam , solum sen scrmonem sa-
perent, nee essent quadam urbanilate coloralac.
Tolli qiicsti piccoli difetli rilevati saviamente dal
Crevier aella sua Prefazione alia Storia di Tito Li-
vio, questo Storico e di molto pregio, per aver sa-
puto imitare i primi Storici Greci, e Latini, che si
conoscono: ed ecco le precise parole del Crevier. Si
gravitate auctorum, exemplorumque res dijudicetur,
tot se patronis tuebitur Livius; quot fere apud Grae-
cos, Latinosque in historia maxime claruere scripto-
res, Herodoto, Thucydidc, Xenophonte, Poltjbio, Sal-
Ivstio , Taeito , Cartio. Dal che si vede , die Tito
Livio fu imitatore anche di Sallustio: e siccome ne
conosceva percio bene il pregio; quindi dicono i Cri-
tici, che procurasse la perdita delle molte di lui Slorie
su le principali Imprese de'Roinani, onde tutti Ieg-
gessero la sua Storia soltanto, e non potessero fame
il paragone con Sallustio, che ne aveva scritto prima
di lui egregiamente. Ma sara sempre una eterna lode
di Crispo Sallustio l'aver servito di esemplare, e di
guida a Tito Livio, e 1'essere stato giudicato dai dotti
di unanime consenso Primo Storico il piii rispettabile
delle imprese de' Romani , come ci attestano Mar-
ziale, ed altri.
Hie erit, ut perhibent Doctorum corda virorum,
Primus Romana Crispus in Historia.
Oltre allessere stato Crispo Sallustio uomo dotto,
.ersato grandemente nell' Arte Oratoria , come era
itile di tutti i Romani letterati , per andare avanti
»egl'impieghi urbani, c militari , era un Signore di
44
grandi ricchezze , e splendidissimo. Oltre la di lui
possidenza grande ia Amiterno, sono tuttavia noti in
Roma gli Orti Sallustiani, che cominciavano nel Qui-
rinale sino al di la della Chiesa della Vittoria presso
Porta Pia. Ivi volgendo a sinistra verso Porta Salara,
comprendevano tutta la Villa Lodovisia detta ora la
Villa di Piombino sino alia Piazza Barberina, e la
valle, che vi e nel mezzo. Quindi nei muri del Giar-
dino del Papa, prima che fossero risarciti verso le
quattro Fontane , leggevasi scritto presso i Lavatori
Ad Hortos Sallustianos: ed i Massimi nelPingresso
dei loro orti, prima di arrivare alia Villa Lodovisia,
presentano Fiscrizione: Horti Maximorum in Salln-
stianis. NegTindicati Orti lo Storico Cajo Crispo Sal-
lustio, come uomo splendidissimo, dava frequenti trat-
tamenti grandiosi ad altri primi Signori di Roma ,
per cui avendo dato fondo in tal modo alle sue vi-
stose ricchezze, dove rivolgersi agTImpieghi Civili ,
e servire anch'egli dignitosamente la Repubblica, per
proseguire a vivere con nobile decenza: ed allora In,
che si rese competitore di Cicerone nelFOratoria, e
comincio a scrivere la Storia delle primarie imprest*
de'Romani, ed ottennc il primo vanto tra tutti gli altri
Storici, che fiorivano fra i Latini.
Alle indicate splcndidezze di Crispo Sallustio al-
lude la seguente Ode bellissime di Ornio Flacoo j
il quale loda in essa le splendidezze del sue amicd
Salluslio, ma lo aiiniioiiisre COD aurco awerliinenlo
comane a tutti , a volere eastire moderate nelle sue
splendidezze : nisi temperate $plendeat usu : attesd
che tutte le coae devono esser contenutc nei loro giuJ
sii limiti, trapaaaati i quail, uon h retlo piu nulla,
45
dice Io stesso gran poeta , e Filosofo insiemc Ora-
zio Flacco nella prima Satira del suo 1°. Libro.
Est modus in rebus, sunt ccrti denique fines,
Quo$ ultra, citraquc nequit consist ere rectum:
Ad Crispum Salliistium
Contemptores opum, solos divitcs, solos reges.
Solos beatos esse.
» Julius argento color est avaris
» Abditae terris inimice lamnae,
» Crispe Sallusti, nisi temperate
» Splendeat usu.
» Vivet extento Proculeius aevo
» IVotus in fratres animi paterni
» Ilium aget penna metuente solvi
> Fama superstes.
)) Latins regnes, avidum domando
» Spiritum, quam si Libyam remotis
» Sedibus juntas, et uterque Poenus
» Serviat uni.
» Crescit indulgens sibi dims hydrops,
» Nee sitim pellit, nisi causa morbi
» Fugerit venis, et aquosus albo
» Corpore languor.
» Redditum Cyri solio Phraaten
» Dissidens plebi numero beatorum
» Eximit virtus, populumque falsis
)> Dedocet uti
» Vocibus: regnum, et diadema
» Deferens uni, propriam laurum
46
» Quisquis ingentes oculo irretorto
» Spectat acervos.
» Carminum
» Libro Secundo
» Ode Secunda
Epilogo
Avendo veduto in qual modo Fantica famiglia dei
Sallustj venne a slabilirsi in Santo Vito; fa d'uopo
ora avvertire, die, durante 1 idioma latino, fu sempre
scritto, per esempio, Cajus Sallustius, o pure Cajiis
De Sallustiis. Ma quando alFidioma latino successe
Fitaliano, comincio a scriversi promiscuamente Cajo
dei Sallustj, o Cajo de' Sallustj, o Cajo Sallustj col
de' sottinteso, come per abbreviazione lia fatlo, e fa
anche FAutore di questa Storia non di rado : e da
questa ultima abbreviazione e nata in oggi altra piu
comune, di dire cioe, e scrivere, per esempio, Cajo
Salusti abusivamente. Ma in tutti gFIstrouicnti latini
accurati, che sono in questo Archivio Comunitativo
di Santo Vito, e nei Libri dei Battesimi., e dei morti
di questa Parrocchia di San Biagio , dove venne a
fissarsi Fantica famiglia dei Sallustj, ncl fuggirc dal
(listrutto Amitcrno, si trova sempre scrilto de Sal-
Instiis. Per csempio, in un ricco dono di €artcqlorie,
che si conservano, e sono luflavia in uso nella Cliicsa
di San Biagio , eccO come si Irova serif (o dietro a
quella di mezzo dal degnissimo, ed ollimo Airiprclc
Terenzj <li quel tempty da cui lo Scrivente ebbe il
Santo Battesimo ncl giorno 25 di Rfarzo del 1770.
47
» Congregati pro solemi festivitale Sanctissimi
)> Rosarii sequentes Benefactores, scilicet Petms An-
» tonius Cinti, Joseph de Sallustiis, Antoniiis filius
» Gajetani Bruschini, Joseph filius Blasii Quarcsima
> Vincentius Denni, et Dominicus Antoniiis Barto-
)> lomei, magna animi devotione erga Deiparam hoc
» munus in honorem ejusdem propriis sumptibus fe-
)> cerunt Anno Domini 1760. »
Peraltro fa avvertire lo Scrivente al benevolo let-
tore , che nel far conoscere la sua discendenza dal-
Tantica famiglia dei Sallustj, non pretende egli punto
di averne ereditata anche la nobilta generosa, come
sembra aver supposto i di lui malevoli: giacche, oltre
allessersi questa nobilta estinta da piii secoli., lo Scri-
vente e davviso con Plutarco, e con tutti i sensati, e
buoni intendenti , che la vera nobilta da valutarsi
stabile , ed eterna , e quella soltanto, che pud uno
acquistare colla onesta delta vita, e colla onoratezza
delle sue azioni lodevoli. Giacche la nobilta della pura
nascita deriva da una mera casualita, per cui e tutta
estranea alia persona, e caducissima: quella poi, che
proviene dalla onoratezza della vita, e tutta nostra
propria , e permanente per tutta la memoria degli
uomini nei secoli de' secoli.
// nascer ijrandc
E caso, e non virtu,
dice il gran Metastasio nel suo Artaserse, c soggiunge
saviamente
a Che se ragione
» ttcgolasse i natali, e dasse i Regni
48
» Solo a coliii, ch'e di regnar capace,
» Forse Arbace era Serse, e Serse Arbace.
DOCUMENT!
Delia preminenza della Chiesa di San Biagio
su la Chiesa di Santa Maria De Arce.
In libro intitnlato - Deer eta Anthentiea Congre-
gations Saerorum Rituum ex actis cjusdem Sacrae
Congregationis, collecta extra, et studio Sacerdotis
Aloysii Cardellini ejusdem S. R. C. Assessoris, et
sub promotoris Fidei editio altera emendatior To-
mo IV qui compleetitur Deer eta ab anno 1704
ad 1755 - a num. 5522 ad 4088 pag. 56 num. 5576
sub verbo Praenestina adest haee etc.
Inter Archipresbgterum Romulum Antoninum
Parochum Ecclesiae Sancti Blasii, et Joannem An-
tonium Testa Parochum S. Mariae de Arce Terrac
S. Viii Praenestinae Dioecesis > nonnullis jurisdi-
tionaUbus, et praemincnlialibus, eontrovertiis exortis,
eisque ad S. R. C. delatis, super eisdem Emus, et
Rmus Dominus Cardinalis Collorcdus in Relatorem
datus infrascripta dubia inter partes concordata re-
sol venda proposuit.
1. An constct De Mat rici late Ecclesiae Sancti
Itlasii respectu Ecclesiae S. Mariae de Aree ? Resp.
Negative.
2. An liccat pulsarc (\nnpanas luclesiac S. Ma-
riae de Aire fend I in Cocna Domini, post silcn~
Hum Campanarum Ecclesiae Sancti Itlasii ? Rcspon-
sum licerc.
49
5. An Uveal pulsare Campanas diclae Eeclesiae
ilc Anc in Sabbato Sancto, non expectata pulsatione
Eeclesiae Sancti Blasii P Responsnm, licere.
4. An Fans Baptismatis noviter constructus in
Ecclesia Sanctae Marine sit rctinendus, vel potius
removendus, vel demoliendus, ita ut omnes de Terra
Sancti Viti baptizari debeant in Ecclesia Sancti Bla-
sii .' Responsnm affirmative quoad priinam partem,
quoad secundum negative.
5 An Rectori Eeclesiae Sancti Blasii competat
tilulus Archipresbyteri ? Responsnm affirmative.
6. An idem titulus competat Rectori Eeclesiae
S. Marine de Arce l y Responsnm negative.
7. An, el in qua parte sit eonfirmanda, vel in-
firmanda sententia lata per bon. mem. Caesarem Pa-
nimolla olim Vicarium Generalem Praenestinum inter
praedictas Ecclesias, earumque Rectores sub die 2 Ju-
lii 1686 ! } Responsnm, Reformandam arbitrio End
Sperelli, firmis remanentibus praesentibus Decretis.
8. An Parocho Sanctae Mariae liceat volunta-
ry abesse ab Oppido S. Viti, etiam sub motivo alibi
eoncionandi in Mis diebus, in quibus ad formam prae-
nestinae sententiae tenetur assistere Functionibus
pcragendis in Ecclesia Sancti Blasii F Responsum
Negative.
9. An omnes Processiones, quae fiunt in Oppido
Sancti Viti sive ordinariae, she extraor dinar iae de-
beant eonvocari in Ecclesia S. Blasii privative quoad
Ecclesiam S. Mariae. Resp. Servari solitum.
10. An in Mis Processionists, in quibus, uter-
que Parochus intervenit, liceat uterque defer re Sto-
lam 9 et propriam Crucem , vel potius eorum alteri
4
50
tantum, et cui. Responsum, ut ad proximum, servari
soliturn.
11. An Parocho Sancti Blasii competat prae-
cedentia supra Parochum Sanctae Marine in omni-
bus Processionibus, et Functionibus Ecclesiasticis ,
etiam intra limites Parochiae, into etiam intra «ni-
bitum dictae Ecclesiae Sanctae Mariae. Responsum,
affirmative, pra eter quam in circuitum Parochiae, et
Ecclesiae S. Mariae.
12. An dicta praecedentia in iisdern Functioni-
bus competat Parocho S. Mariae supra Parochum
S. Blasii, etiam intra limites Parochiae, imo etiam
infra ambitum praefatae Ecclesiae S. Blasii .' J jRe-
sponsum, Negative.
15. An in Processionibus funerum, qnando ca-
davera deferuntur ad Ecclesiam S. Mariae, et Pa-
rochus S. Blasii invitatus intervenit , possit idem
praecedere Parocho S. Mariae function em facicnti,
nee non deferre stolam, et propriam Crucem, ultra
Crucem Ecclesiae seppellientis : } Responsum, Nega-
tive in omnibus, praeterqnam quoad delationem stolae.
Et ita declnrnvit, et servnri mundavit. Die 4 Ju-
W1705.
m
. .^MiMMMMMi^,MdMMMMMMM
CAPO II.
DEL CARATTERE, E COLTURA DE SANVITESI.
1 rovandosi Santo Vito nella sommita di un'alta Col-
lina ridente, ove respirasi ? come si disse, un'aria bal-
samica in un temperamento di atmosfera piacevole :
ed essendo stata abitata essa eollina sin da principio
da famiglie colte, e distinte di una certa educazione,
come vedemmo; questo ha fatto si, che i Sanvitesi in
generale abbondino di talento, e sieno socievoli, e ma-
nierosi non solamente tra loro, ma coi forestieri an-
cora, i quali se ne mostrino meritevoli. E da questa
urbanita proviene, che i paesi limitrofi, ed altri, che
frequentano Santo Vito pel commercio , o per altre
relazioni di affari diversi, se ne dimostrino tutti bene
affetti, ed amici.
Fioriscono poi in Santo Vito tutte le Arti mec-
caniche , cominciando dalla piu necessaria , quale e
I'AgricoItura. Questa e coltivata in guisa dal basso
ceto, che, sebbene il paese abbia un territorio ristretto,
ed in gran parte sassoso, ma di una eccellente qualita
di terra sommamente fruttifera in ogni genere di pro-
52
dotti; questo fa si, che, per Findustria dei coloni, le
sue Colline sembrino altrettanti giardini dotati cli belli
olivi , di ubertose viti zuccarine., e di ogni specie di
frutta soavissime, tal che eolla vendita di tali prodotti,
i quali sopravvanzano alluso, che ne fanno i proprie-
tary, ed i coloni, si comprano questi tutto Paltro oc-
corrente, per vivere comodamente: e nasce ancbe da
cio, che i ricchi proprietarii, abbondando sempre di
denaro, comprano in quasi tutti gli anni i terreni dei
paesi limitrofi: e si sono gia estesi grandemente nei
Territorii vicini.
Dopo FAgrieoItura, altre arti meccaniche neces-
sarie alia vita civile adagiata sono quelle da Muratore,
da Falegname, e da Ferraro: e queste, benche nel-
l'origine di Santo Vito ci si mostrarono molto imper-
fette, nulladimeno acquistarono gradatamente in seguito
la perfezione, che ad esse niancava. La prima a svi-
luppare, e perfezionarsi fu l'arte di Falegname. Poi-
che nella fabbricazione della Chiesa presente di San
Biagio Martire tutti i lavori da Falegname , che vi
si ammirano anche al presence furono fatti da an tal
Maslro Lorenzo Sanvitese, dice TArciprele in quel
tempo di delta Chiesa Don Romolo Antonini nel suo
accuratissimo Invcnlario , e ne face il casato , per
quanto era a tutti nolo per la sua bravura il detto
Mastro Lorenzo perfettissimo Falegname, ed Ebanista
insiemc. Trovandosi poi in della Chiesa assai ben fatti
anclic* i lavori dai Rfuratori, e niono di essi venen-
doci nominate) nel detto Inventario; h ci6 indizio, che
i Mutator] furono chiamati tutti da Roma dall' Ar-
chitetto, e Direttore Alfonso Theodoli, e che i )lu-
ratori S.mviicsi vi lavorarono sotto faltrui direzione,
I sorvejjlianza , per non csscre ancora perfetfi nella
di loro professione.
Eglino conoscevano bene la natura, e la sostanza
Bella di loro arte, che consiste nella compattczza del
muri, c nel dritto lilo di cssi, tirafi bene a piombo
in ooni parte: come si vede in tutte 1c anticfce case
di Santo Vito, per cni dopo il lasso di piu sccoli si
mantcugono tuttavia , e sono per durare altro lungo
tempo ancora. Manca pert) alle dette case Tomato este-
riore dei Cornicioni specialmente: ed e questo V ul-
timo grado di perfezione, che hanno acquistato in og-gi
i Muratori Sanvitesi. Poiche al ritorno dello Scrivente
nel 1830 a Santo Vito, sua diletta patria, vedendo,
che la popolazione erasi aumenlata in modo , clie
molte famiglie non trovavano dove abitare; fece egli
Pabbricare molte case alio stile di Roma in piu siti del
paese. Una di quelle fabbricate da capo al Borgo Ma-
rio e composta di quattro piani, nei quali restano col-
locate molte famiglie, og:nuna delle quali ha il suo
ingrcsso al di fuori comodo , e separato dagli altri
ingressi. Nel mezzo poi della facciata d'avanti trovasi
I'ingresso grande con scala maestosa, la quale con-
luce comodamentc ai quattro piani, qualora volesse
ibitarsi Y intera casa da una sola famiglia: e termina
1 detta scala grande in una Torretta sul quarto piano,
he si scorge da tutte le parti il piu bello, ed aggra-
levole orizzonte.
Lo Scrivente, fatto clie ebbe de se il complicato di-
egno di non facile esecuzione di detta sua casa, ne istrui
piu idonei dei Muratori Sanvitesi: e fattone capo il
nil abile di essi, fu perfezionata la fabbrica, come
gli desiderava: avendone fatto lavorare il Cornicione
54
da un tal Mastro Giuseppe Luzj Muratore Romano
perfettissimo chiamato dallo Scrivente, il quale si do-
micilio in Santo Vito, e vi resta ancora colla sua fa-
miglia. A questo stesso Capo Mastro Muratore af-
fido lo Scrivente la lavorazione delle altre molte sue
case fatte in seguito dai Muratori Sanvitesi: e fu prov-
veduto cosi al bisogno del paese, e si perfezionarono
i muratori di Santo Vito nella di loro professione ,
nella quale, come si disse, erano gia fondati bastan-
temente. Avendosi poi avuta l'avvedutezza di far ve-
nire le mostre dei necessarii ferramenti di ogni spe-
cie da Subiaco , ove si lavorano colla massima per-
fezione al pari di Roma: e fattivi esercitare i Ferrari
di Santo Vito a fame dei consimili, riusci di perfe-
zionare cosi questi ancora. AU'eccitamento poi dato
dallo Scrivente, si mossero altri primi possidentis il
Marchese Theodoli , Imperiali , Testa , Trinchieri ,
Baccelli , e Zazza , dei quali altri con nuove Fab-
briche, ed altri col rimodernare, ed ampliare le gia
esistenti, nobilitarono eglino il paese con dei belli Pa-
lazetti, e perfezionarono sempre piu i Fabri di ogni
specie nella di loro professione.
Dopo il gia lodato Mastro Giuseppe Luzj ora
Sanvitese per domicilio, tra gli altri Sanvitesi nativi
il piu idoneo Muratore, e Scarpellino abilissimo id
sieme e il Signor Giuseppe Trinchieri, a cui lo Scri-
vente fisso la regalia di uno scudo al giorno , pel
la semplice sorveglian/a, e dirczinne della detta sua
prima fabbrica. Ma Irovandosi divenoto sin dallora.
come s'indico, il detto Trinchieri uno dei primi pos-
sidenti di Santo Vito, 8 ■OHIO di grandi negozj, dopo
di aver diroffo trc soli giorni i lavori della delta V:\b-
brica , col prclesto di andargli a lavorare il Porfon-
cino , ed i gradini della scala grande di essa Fab-
brica, labbandono: e cosi dove chiamarsi il detto Luzj
per capo Mastro inuratore della medesima. II Trin-
chieri poi , oltre il Portoncino lavorato da esso ve-
raraente bene, stacco in poehi giorni da un masso di
pietra viva piu di cento Scalini larghi un palmo e
mezzo circa, e lunghi piu di una canna: e perfezionati
che furono, si abbelli con essi la detta Scala grande
alio stile, e gusto di Roma.
Altro Muratore idoneo, e Scarpellino insieme an-
chegli al pari di Trinchieri e Lorenzo Quaresima
nativo di Santo Vito: ma essendo questi un'eccellente
Fochista al pari dei Fochisti di Roma ; sta quasi
sempre occupato nella sua Polveriera, e nella Lavo-
razione dei Fuochi artifiziali per tutte le feste, che
si solennizzano nelle Citta , e Paesi di questa Pro-
ivincia di Roma. Sicche, dopo il detto Luzj, i mu-
jratori di Santo Vito si riducono ai due figli di esso
Lorenzo Quaresima Carlo, ed Alessandro, che sono
insieme due abili Scarpellini: ed e perfetto Muratore,
e Scarpellino ancora Francesco Mastrantonio, e il suo
figlio Giuseppe. Si vengono poi perfezionando nellarte
di murare, i due fratelli orfani Filippo, e Giuseppe
Cinti , che lo Scrivente raccolse fanciulli miserabi-
ilissimi per istrada, dopo la morte del di Ioro padre,
e li occupo nelle di lui fabbriche, per farli istruire
jda Muratori, come per di loro buona sorte gli e riu-
scito: ma non sono perfetti ancora. I Ferrari poi ido-
:nei assai di Santo Vito sono Mastro Girolamo De-
Paolis. e il suo figlio maggiore Giuseppe : Mastro
Francesco Depaolis , e il suo unico figlio. Mastro
56
Gio: Battista Gentilezza e un perfetto Ferraro , e
Chiavaro insieme: come perfetto Ferraro, e Chiavaro
ancora e Mastro Marino Mainero figlio di Gio: Bat-
tista , die fu un bravo Caldarajo morto non molti
anni fa. Vi sono poi anclie altri semplici Ferrari ,
ed una quantita di Calzolai , clie non si nominano ,
per essere queste Arti troppo triviali, e comuni an-
che nei piu inlimi paesetti della Proviucia, che usano
anche le cioce. I Sanvitesi^ poi non kanno mai usato
altri calzari, die scarpe ben fatte, altra prova della di
loro nobile origine 7 e discendenza delle due citta di
Vitellia, e di Amiterno.
Assai piu della enumerazioiic^ di tali inflini Ar-
tisti interessa qui il fare avvertire, che la classe su-
periore dei Falegnami, la quale comincio a compa-
rire perfetta in Santo Vito sul principio del secolo
decimosettimo, come vedemmo, si e sempre mante-
nuta nella sua perfezione sino al presentc. Poiche si
sono distinti successivamente in essa tra i Sanvitesi
nativi un Mastro Angelo Cinti , c assai piu di esso
il di lui nepote Francesco Cinti, Bernardo Paoliani,
ed al presente i due fratelli germani Fancesco , e
Gio: Battista Mastrantonio. Tutti qucsti hanno sem-
pre lavorato successivamente con dei bnoni Falegnami
forcsticri, che non sono mai mancati in Sanlo Vito,
come vi sono anche al presente un (al Mastro Gio-
vanni De! Bianchi di Zaearolo, e il perfettissimo Eba-
nista, e Falegnaine insieme Mastro Vincenzo D'Orazj
Napolitano domiciliate) mil dal IS 10 in una casa dcllo
Scrivenle, il quale e sommamente contento dei molti
lavori da Falegname, e di Ebanista, che jjli ha fatto
in lulli ;;li anni colla massiina esattezza. Lavora poi
il detto Mastro Vincenzo D'Orazj in quality di v-M-
57
finato Ebanista per molti paesi, c citta vicine, c per
non pochi Signori di Roma an cor a: e sta anche fa-
cendo un' allicvo in persona del giovane Sanvitese Ago-
stino Telli, die e stato gia istruito per piu anni da
an bravo Falegname di Palestrina, per cui si spera,
die riesca bene nclla difficile arte di perfetto Eba-
nista: ma sotto un'ottimo direttore nil difficile valenti:
tanto piu, ebe essendo il giovane apprendista orfano
di padre, e madre, sta sotto la protezione, e bene-
ficenza dello Scrivente da piu anni.
Appartenendo alle Arti meccanicbe il saper mo-
dulare gT Istrumenti da musica , si fa un dovere lo
Scrivente di qui; natificare , clie uno dei piu eccel-
lenti sonatori di Violino in Roma non guari tempo
fu il celebre Giovanni Landoni nativo di Santo Vito
di una civile , e comoda famiglia. Era egli in tanta
stima presso tutti, che facevano a gara gli apprendisti
di farsi istruire da esso ad ogni costo: e non si fa-
ceva Musica strepitosa in Roma, se non era preseduta,
e diretta dal nostro egregio Landoni, o da alcuno dei
suoi piu rinomati discepoli. Quindi sonando egli sem-
pre nei primi Teatri di Roma, e procurandosi, che
facesse ad esso eco una scelta di buoni Cantori; chia-
mava cosi a se Faffluenza di tutti i primi Signori, e
di altri comodi amatori delle Teatrali rappresentazioni,
che arricchivano giornalmente grimpressarii. E quando
venne a domiciliarsi in Roma Carlo IV. Re di Spa-
gna invasa dalle armate di Napoleone Bonaparte, nel-
I! ora del suo pranzo aveva giornalmente nella gran
sala del suo palazzo una scelta musica strumentale ,
ed era sempre alia testa di essa il capo sonatore di
Violino Giovanni Landoni Sanvitese, il quale oltre lo
stipendio vistoso, che percepiva dallo splendido Mo-
58
narca ogni mese 3 ne ebbe in fine la giubilazione vi-
talizia in piena paga.
Segui assai lodevolmente le tracce del padre il di
lui primogenito RaiFaele Landoni , il quale peraltro,
benche sia un perfetto sonatore di Yiolino, ama rae-
glio da piii anni di fare il Computista unitamente al
di lui fratello Michele presso i primi Signori di Roma
Piombino, Borghese etc. ed hanno auraentata cosi la
di loro possidenza tanto in Santo Vito, che in Roma,
ove godono molta stima presso tutti.
Santo Vito ha dato ancora un'eccellente Intaglia-
tore, e Scultore in legno, e due Pittori. Lo scultore,
e intagliatore sommamente raffinato fu il celebre Bar-
tolomeo Canini, die era tenuto in parita colfinsigne
Canova, questi nelle statue in marmo, e il Canini suo
coetaneo nelle statue in legno. Tali furono, per esem-
pio, la Statua colossale della Resurrezione di nostro
Signore, che si conserva in Corneto con sua machina
annessa: la Statua di Santo Antonio in Acquapen-
dente : e la Statua , che si ammira nella chiesa di
A raceli in Roma , e tante altre Statue ammirabili ,
che Tegregio Canini lavoro per le piu rispettabiti parti
della nostra Europe, ed anche per FAmerica, come
vedremo. Negl'lnfagli poi il Canini era talmente raf-
finato, e perfetto, che molti Signori anche in Roma
si sono aslcnuti di fare indorare le cornici di piu
quadri iiisigni fade <la csso Canini., pet linesfimahilc
preglO della soinmn linczza di esse cornici iiiimitaluli.
E nacque da cid, che i primi Signori di Roma fii-
cev.uio a isata di farsi adorajure i di loro appartamenti
dal Canini. II primn a prol'iMai'iir In rawcdnlissimo
Cardinal Fesce. Vedendo egli I'eccesso, die \i era
59
di vendere alia rinlusa i Quadri, che adornavano gli
appartamenti , per abbellirli con carte damascate , o
con apparent! stofii di Francia messi in gran moda
sin d' allora; egli adotto quella moda ma in vece di
vendere i suoi Quadri, li riservo ben custoditi, e pro-
euro a suggerimento, e scelta di buoni intendenti pit-
tori, di fare acquis to di altri eccellenti Quadri, non
che di molte preziose pitture di buoni Autori , che
faceva subito ripulire, e ritoccare da buoni pennelli,
se ne erano bisognose. Reeludo in tal modo in Italia,
ed in Francia una quantita grande di preziose pitture,
che fece trasporfare al suo palazzo in Lione di Fran-
cia : ed ivi fatti chiamare dei buoni Intagliatori , e
Doratori da Parigi, li fece presiedere, e dirigere dal
nostro Bartolomeo Canini, il quale npve interi anni
consumo in quella faticosa lavorazione. Ma pote con-
segnare in fine di essa airEminentissimo Porporato
un' Appartamento da grandioso Sovrano per di lui
uso, ed una Quadreria del tutto inestimabile, e Tunica,
che potesse essere in tutto V orbe abitato. Quindi a
compimento del benefieio, suggeri al suo Porporato
di mandare, come fece, porzione dei Quadri di so-
pravanzo al di lui nepote in Filadelfia degli Stati Uniti
d'Ameriea, aflSggendo egli ad ognuno di essi un prezzo
moderato. La sorpresa, che fecero in Filadelfia quelle
rare pitture riccamente ornate, fu incredibile: e fu-
rono tutte comprate spontaneamente ad un prezzo assai
piu alto di quello, che vi era indicato in cifra nota
al solo venditore. Quindi, per appagare le brame co-
muni, si dovettero fare altre copiose spedizioni di detti
Quadri sino all' esaurimento di tutti quelli da ven-
dersi. E in tal modo la gloriosa fama del nostro Ca-
60
nini, come aveva egli preveduto, circolo in tutta l'Ame-
rica, dalla quale gli vennero anche delle commissioni
lucrose : e all' Emo Fesce resto in fine una Galleria
grandiosa cii Pitture inestimabili, ed un lucro visto-
sissimo fatto da esso in cjuelle spedite a Filadelfia.
Al ritorno del nostro Canini a Roma, fu subito
impiegato dal Governo, e dai primi Signori. Poicbe
aspettando il Papa Pio VII. PImperadore d' Austria,
che era per trattenersi qualche tempo in Roma, gli
fece preparare un suntuoso appartamento nel cospicuo
palazzo del Campidoglio, ove fu collocato anche il se-
guito di sua Maesta Imperiale. Tutti i lavori del detto
appartamento , in particolare le cornici di esso , ed
altri intagli di molta considerazione erano ideati, di-
segnati, ed in parte ancbe eseguiti di propria mano
dal Canini, il quale sorvegliava pure gli altri lavori di
rilievo, onde tutto collimasse ad una piacevole perfe-
zione, e compimento lodevole deirimpresa. Quindi la
piazza del Campidoglio era divenuta una Rottega di
numerosi falegnami, lavorando gl'Intagliatori separa-
tamcnte nei cortili coperti di essa piazza, ove accedeva
il solo direttorc Canini, o clii ne faceva le veci in
di lui assenza. L'Imperadore se ne mostro sommamenh*
contento, ed ammirato: ed avendo dimandato del di-
rettore Canini, si rallegro seeo lui, e disse, che gli
avrebbe eommesso dei lavori ancb'egli.
IVon sappiamo quali Possero quest! lavori , sap-*
piamo pjerb, che i primi Signori di Roma amtnirati,
e content! nel vedere ['appartamento adornato dal Ca-
nini pel detto Imperadore, si fecgro ornare anch'eglino
dal medesimo il proprio appartamento nel di loro pa«
'ali furopo r appartamento del Principe Don
61
Palazzo Allieri , V appartamento dell,' Eminentissimo
Cardinal Duca Mallei, l'appartamento dell'Emo Car-
dinal Caceiapiatti, l'appartamento del Principe Bor-
ghese , ed altri molti. Fece anclie molti lavori rile-
vanti nei Mosei del Vaticano, ed altri per l'lnghilterra,
per la Francia , e per tutte le piu rispettabili parti
del mondo civilizzato, e colto amanti delle arti, della
Pittura spccialmente, e della Scultura, le quali sanno,
per cosi dire, animare in certo modo, e dar vita alle
figure col colorito , e colle di loro mosse naturali ,
come si ammira, per esempio, nei due capi dopera
di Michelangelo Bonarota, clie sono la Trasfigurazione
di Nostro Signore sul monte Tabor, e la Statua in
marmo di Mose seduto maestosamente, alia quale, ul-
timata che fu, nei rimirarla il Bonarota , lese nola-
bilmente un ginocchio con un forte colpo di martello,
dicendole, per che non parli? Questi due Capi d'opera
si ammirano la Trasfigurazione nei Vaticano , e il
Mose nella Chiesa di San Pietro in Vincoli dei Roc-
chettini in Roma.
Santo Vito ha dato anclie due Pittori, Benedetto
Testa, e Francesco Maria Mattiucci. Del primo fu
regalata a Monsignor Testa una sua pittura in tela
di cinque in sei palmi non disprezzabile in apparenza:
ma avendola un giorno considerata insieme, fu con-
cbiuso , dopo il rilievo di varii difetti, esser d' essa
un'originale del vero guercino, che poco vedeva circa
il delicato colorito, c le finezze dell' Arte nelle pro-
porzioni , e nelle mosse naturali delF atteggiamento
personale , trattandosi di una figura in piedi. E fini
cosi lesame con una solenne risata , e con un lauto
pranzo, che Monsignore dicde alio Scrivente, per averlo
62
fatto ridere assai, e distratto cosi alquanto dalle di lui
letterarie occupazioni.
Piu lodevolmente riusci nella Pittura Francesco
Maria Mattiucci rispettabile, ed affezionatissimo amico
dello Scrivente, che ne deploro Finaspettata morte sul
fine del prossimo passato Anno 1851. Egli dopo di
aver fatto con felice riuscita il suo corso di studj nel
rispettabile Seminario di Palestrina , ando a Roma
ad apprendere la Pittura sotto la direzione del cele-
bre Cav. Gaspare Landi rinomato pel colorito , e vi
riusci felicemente. Ma essendo rimasto senza genitori
e possedendo lo Zio paterno , che lo aveva in cura 1
un ricco negozio di Arte Bianca in Roma; voile fis-
sarlo in esso contro il di lui genio per la Pittura.
Avvenne da cio, che inasprito il giovane vivacissimo,
fuggi a Milano, dove avvicinandosi il Carnevale, re-
cluto molto denaro, per una quantita di Maschere bel-
lissime, che fece in quella circostanza. Quindi richia-
mato a Roma dallo Zio , che non aveva altro erede,
torno imprudentemente a fissarlo nell'indicato Nego-
zio, che mando a ruina in pochissimo tempo: essen-
dosi forse unita in esso allinclinazione per la Pittura
qualche altra inclinazione piu lusinghevole, e piu forte,
col vivere lungamente in Milano, citfa di bel tempo,
senza sorveglianza alcuna. Allora fu, che abbandonato
dallo Zio torno in Santo Vito airamministrazionc del
suo patrimonio: esercitandosi confcmporancamciitc nella
Pittura, per cui abbiamo varii Quadri anche in tela
grande fatti da esso in Santo Vito , ed ah rove non
disprczzahili : 6 present <> al detto Monsignor Test a
eeiebre letterato di Santo Vito due sue belliasune copia
deUe due Aurore del (iuido Reni riiioiiialissime: <|iiali
63
eopif fatte in piccolo perletlamente furono gradite al
801111110 da quell' ottimo Prelate buon conoscitore , e
immiiicio Meccnate delle produzioni d' ingegno lode-
voli : per cui regalo splendidamente il Mattiucci , e
colloco le sue due Copie tra altri buoni Quadri , e
stampe eccellenti nella di lui Galleria. Quindi sovve-
iiiva egli spesso il Mattiucci, conoscendo bene, essere
il medesimo un' uomo di merito 3 assai versato nella
Storia , nella lingua latina , e nella Poesia : avendo
quasi sempre in mano successivamente Orazio, Vir-
gilio, Lucrezio, Tacito, Tito Livio, Sallustio, Cice-
rone, ed altri classici latini: ed in tutti i passi oscuri, ed
in altre diificolta rilevanti , che trovava in essi , ri-
correva alio Scrivente, per esserne istruito. Lo stesso
Scrivente , per compiacere il suo amico Mattiucci ,
avendogli istruito il suo unico figlio Gio: Battista nel-
1* Aritmetica , e nelP Algebra , e non potendoglielo
istruire, per altre sue molte occupazioni, anche nella
Geometria, come egli desiderava; diede ad esso Fran-
cesco Maria Mattiucci la Geonietria del Ximenes ,
onde glie la spiegasse da se, esibendosi lo Scrivente
a spiegargliene qualunque Teoria oseura, o altre dif-
ficolta , che avesse a trovarvi , come fece : e potfe
istruire cosi esattamente nella detta Geometria il gio-
vane suo figlio , che recatosi quindi a fare il corso
di Filosofia nel Seminario di Subiaco; fece ivi un'ot-
tima riuscita, e lo vedremo figurare grandemente in
seguito nella Chirurgia.
Poiche oltre le Arti puramente meccaniche, quali
sono quelle, che abbiamo specificate finora, in Santo
Vito si trovano colti\ate anche le Arti , che sono
meccaniche, e scentifiche insieme, come e, per esem-
64
pio, la Chirurgia, la quale e un'Arte meecanica, e
scientifica, quae mann cnrat„ dice Histero. In que-
st'Arte di non poca diflicolta, il primo, clie comincio
a distinguersi, ed acquistarsi lode tra i Sanvitesi na-
tivi fu Giuseppe Ferrari, che lo Scrivente ha udito
sempre decantare dai vecchi Sanvitesi, per la di lui
attenzione, e vigilanza in tutte te sue cure, per cui
il di lui figlio Paolo Ferrari, che studio la Chirur-
gia in Roma , ove fu anche Matricolato , essendosi
messo quindi in pratica sotto la direzione dell' atti-
vissimo di lui padre; fece tante buone cure, ed acqui-
sto tanta fama, che fu eletto Chirurgo Condotto nella
citta di Frascati, ove si fisso, e visse lungo tempo ,
confermato ogni anno a pieni voti, per la sua soddi-
sfacente, ed ottima condotta: e vi mori in fine in eta
senile compianto da tutti. Tutto questo ci fa supporre,
che non siano mancate al Chirurgo Ferrari delle cir-
costanze di fare delle ottime cure speciali degne di
lode. Poiche Frascati e stata sempre una citta popo-
lata: in essa si e sempre veduta un'aflluenza grande
di forestieri, altri per godervi il beneficio, e cainbia-
mento dell' aria nelle di loro malattie , ed altri per
semplice divertimento della vita: in essa pure e stata
sempre la gran gara dei Signori di Roma nelle di
loro lunghc villeggiature Autunnali. In Frascati dun-
quc non dcvono esser mancate airabilissimo Chirurgo
Ferrari delle circostanze di fore rilcvanli cure nella
di lui professione Chirurgica: per cui si trovo sem-
pre obbligata quella Afagistratara a confermarlo ogni
anno a pieni VOtl nella <li lui Condotta. Ala s i j ; 1 1 o -
rano, perchi niun benefico Scrittore ne ha Irasmcssa
65
Tistruttiva, ed utile memoria ai posteri, carent quia
saero vate, al dire di Orazio Flacco.
Peraltro del tutto fortunato fu in cio meritevol-
jmente l'altro ottimo Chirurgo Sanvitese incomparable
Giuseppe Baccelli, le di cui Chintrgiehe operazioni
eclatanti furono altre riferite con somma lode nei Gior-
jnali di Chirurgia ad istruzione di tutti, ed altre si
jammirano nel Museo di Santo Spirito in Roma. Lo
Scrivente si limita a riferire di questo suo inestima-
bile amico una sola operazione, la quale, per essere
quasi tutta nuova, e fatta colla massima avvertenza,
e delicatezza, come osservo piii volte lo Scrivente in-
vitatovi dallAmico operatore, in occasione che istruiva
I'egregio di lui figlio Antonio nella Rettorica, e nella
Fisiologia , sara essa sola bastevole a dimostrare la
somma, ed incomparabile abilita del Baccelli nella sua
^rofessione di Medico Chirurgo, ed eccola.
Un tale Fra Michelangelo da Lucerna Laico Fran-
escano di santa vita, stando nel Ritiro di Valentano,
bbe in eta di 44 anni nella parte superiore dello
^terno un tumore durissimo ripugnante alia suppura-
kione, per cui il Chirurgo dove curarlo col taglio a
broce: e cosi suppuro, e nello spazio di due mesi si
bhiuse. Dopo due anni cominciarono a ripullulare altri
jpiccoli tumori, i quali traseurati nello spazio di do-
Jici anni , e quindi curati male nel decorso di due
mni, il paziente in eta di circa 60 anni si vide ri-
iotto in uno stato tale, che venuto in Roma nel Con-
vento di Araceli, e fattosi osservare dai primi Chi-
rurghi di Roma , questi giudicarono unanimemente,
phe il male era incur abile: ed allora fu, che il Su-
periore di Araceli mando linfermo al Ritiro di Ci-
5
1
66
vitella , raccommandandolo al Chirurgo condotto di
Santo Vito Giuseppe Baccelli, per la somma fama
che il medesimo godeva anche in Roma. Egli si fece
venire il religioso in Santo Vito, e trovatolo nella sua
eta di 60 anni tuttavia florido, e robusto ad onta del
di lui male seriissimo, e quasi del tutto incurabile :
lo sottomise primierameute ad una cura di cibi, e di
vita dispositiva, e quindi alle operazioni curative. Egli
cominciando dalla parte inferiore dello Sterno, sotto
del quale era lo scolo di tutte le marce; ando facendo
quasi ogni giorno con un piccolo trapano un foro
nello Sterno tra la giuntura delle coste, e colla ta-
naglia incisiva , ed altri strumenti di Chirurgia ta-
gliando Tintermedio tra un foro, e Faltro; giunse in
fine ad aprire tutto il petto in due parti, la confri-
cazione delle quali cagionava al paziente una sensa-
zione molesta, quando si moveva. Ma non fu cio di
lunga durata: per che, tolta la carie da esse parti, ed
asterse che erano, rimarginavano.
Curato che fu il seno del petto , si accinse ad'
aprire, e curare i seni del collo situati in esso pro-
fondamente. II seno piu spaventevole era quello si-
nistro, in cui, per evitare una qualche emorragia ir-
reparabile di sangue, ed altrc funcstc conseguenze, lo
apri, tagliando a poco a poco trasvcrsalincnlc nel suo
attacco lo Stcrno-Mastoidco: e non faceva il second
laglio , se non era rimarginafo il primo. In quesl
modo coiiliiiiiando lapei'lura a seconda del seno; di-
sgiunse la chmcola sinistra dall 'attacco dello Sterno*
Nello stesso niodo opcro nel seno destro: e siccome
la fesla della clavicola sinisda era piu grossa della
::
07
fcstra. percio colia tanaglia incisiva ne porto via una
porzione, e le fece eguali.
I aa tal cnra duro otto mesi, dopo i quali 1' in-
terim) reslo perfettaroente guarito , e torno da se a
piedi al llitiro, ove \isse altri molti anni in perfetta
tolule, senza essere piu molestato dal suo male.
Ouesta operazione fece dello strepito, e fii allora
tofalmcnte nuova, dalla quale si appresero piu cose.
l.° La riproduzione delle ossa anche in eta avanzata,
essendosi rigenerata porzione dello Sterno, non meno
che la testa della clavieola sinistra: 2.° potersi reci-
dere trasversalmente il muscolo Sterno-Mastoideo l,
senza che nascano sinistri effetti, qualora si adoprino
le indicate eautele: 5.° potersi recidere le ossa piane,
e spongose-, per curare i sottoposti seni , senza che
ne succeda la carie: 4.° si descrive finalmente il ma-
imale di una quasi nuova Chirurgica Operazione di
aprire in due parti lo Sterno. Giornale Medico-Chi-
rurgico di Alessandro Flajani Dottore di Medicina
Volume 1.° 1808.
E qui si avverta, che la riproduzione delle ossa
nell'eta infantile il lodato Chirurgo Giuseppe Baccelli
aveva gia provata col pezzo di tibia cariata, che re-
vise ad un piccolo infermo in Monte Rotondo , che
uandatolo poi al Dottore Giuseppe Flajani , lo fece
juesti conservare nel Museo Patalogico. Giornale di
Osservazioni, e riflessioni di Chirurgia di Giuseppe
Flajani Volume 2.° Roma 1800.
II prelodato Giuseppe Baccelli nobile in origine,
ome vedremo in appresso , ed appartenente ora ad
ma delle piu distinte , e comode famiglie di Santo
Qto, fu fatto qui istruire dal di lui padre Ignazio
68
Baccelli nella lingua Latina, e nella Umanita, e Ret-
torica insieme col cli lui fratello maggiore Gio: Bat-
tista: e nel mandare al Seminario cli Palestrina que-
sto ultimo , che divenne poi Sacerdote insieme col
terzo fratello minore Don Francesco, egli voile andare
a Santo Spirito in Roma, per farsi istruire nella Chi-
rurgia, e nella Medicina, come fece con distinta sua
lode: e prescelta quindi la Professione di Chirurgia,
fu eletto Chirurgo Condotto in Monte Rotondo presso
Tivoli. Ivi gli nacquero i due figli Ignazio, ed An-
tonio, e la di loro sorella Palma, die sposo quindi
il pubblico Notaro Adriano Cerasi, la prima famiglia
bastantemente ricca di Pisciano limitrofo di Santo Vito.
Durante il corso di pochi anni della cli lui perma-
nenza in Monte Rotondo , fece istruire attentamente
i due suoi figli nella lingua latina. Chiamato quindi
alia Conclotta di Santo Vito, che vacava, per la morte
del Chirurgo Giuseppe Ferrari Samitese , come si
disse ; egli vi venne colla elezione a pieni voti , ed
aumento della paga consueta. Qui affido V istruzione
dei due suoi figli al degnissimo Sacerdote Don Carlo
Gentilezza, che li perfeziono nella Grammatica della
lingua latina, e li passo quindi alio studio deH'Uma-
nita, che apprescro pcrfettamente. M a chiamato Don
Carlo Gentilezza a Roma , ove si stabili ; il Iodato
Chirurgo prego lo Scrivcnte a volcrgli istruire i dctti
due suoi figli nella RcUorica , come fece con mollo
piacere. Poiche frovo i due ollimi giovani assai ben
istruiti nella lingua Latina, e nella (Jmanitfe, e dotal!
il maggiore Ignazio di tin socio talento profondo , e
riflcssivn, ed il minore Antonio di UU talento vivacd
ed intraprendente. Per lo die ipiesti due giovani pro-
Itfarono grandemente : e scrivevano , il maggiore in
particolare, assai sensatamente, e con molta cleganza
le Gonciuncolc laline , a norma del tema , e traccia
■rispettiva, chc Java loro lo scrivente de' Sallustj.
Preparati clie furono in tal modo i due pregevoli
jjiovani, ramantissimo genitorc li mando a Roma, ove
■lopo lo studio della Filosofia, secondando la di loro
jincliiiazione , feee istruire il maggiore Ignazio nella
*cienza legale, in cui lo vedremo in seguito Avvocato,
3 Giudice, ed il minore Antonio si applico alia Chi-
-urgia, e dopo di essa voile apprendere anche la scienza
nedica, per cui e in oggi uno de'componenti il Col-
egio Medico-Chirurgico di Roma: e gode molta stima
n detta Metropoli nelle due facolta. Lo Scrivente
ivrebbe molte belle cure fatte da esso Antonio Bac-
illi in qualita di Medico-Chirurgo: ma non avendo
?sse luogo in una piccola Storia, quale e la presente;
I limita ad indicare la seguente soltanto, per far co-
Loscere la bravura del Professore.
Un tal'Angelo Umani di Castel Nuovo di Tarsa
i circa anni 28 di professione campagnolo comincio
d avere nella spessezza, e nel mezzo della guancia
inistra un piccolo tumore alquanto duro, e indolente,
he egli trascuro per lo spazio di circa un'anno, se-
uifando i suoi lavori della campagna. II tumore pero
lello spazio di un'anno crebbe in guisa, die atterrito
I giovane, si fece osservare dal Chirurgo del paese,
I quale avendo veduto, die sotto il labbro superiore
iopra Parco alveolare esisteva una piccola postema ;
apri colla lancetta, e ne usci della marcia sciolta per
irca tre giorni , dopo i quali V aperlura si chiuse.
ntanto pero il tumore della guancia cresceva a di-
70
smisura: ed essendosi sviluppata una febbre quotidiana
subentrante con forti rigori di freddo, tremori, e vi-
vissime pulsazioni nella parte offesa , indizj tutti di
un'interno morbo marcioso, atteso che dum pus con-
ficitur, puhatio, febris, ct dolor, fa consigliato il pa-
ziente a portarsi in Roma, per farsi curare, come fece
nel principio del 1829, fissando il suo domicilio nel-
1' Albergo della Madonna SSma di Loreto presso Santo
Eustachio. Osservato ivi, ed esaminato da varii Pro-
fessori, giudicarono la di lui malattia mortale, ed in-
curabile. L'albergatore Benedetto Cherubini vi chiamo
allora il Chirurgo xlntonio Baccelli , il quale trovo
T infermo con una enfiagione di viso totalmente mo-
struosa, e spaventevole: e dai sintonii avendola giudi-
cata proveniente da un qualche fungo nella cavita della
mascella sinistra superiore ; riputo anch' egli il male
di cura diflicilissima: sapendo bene, che anche nel-
TAccademia Reale delle Scienze di Parigi questi mali
erano stati giudicati incurabili, e mortali da un con-
gresso dei migliori Chirurgi. Cio non ostante mosso
dalle preghiere dell'Albergatore, e degli astanti, si de-
termine) a curarlo.
Egli, dopo di aver preparalo il paaiente con un
certo metodo di vita, e di cibi per piu giorni, pen
tbro una mattina con un piccolo trapano la parte anj
teriore del seno mascellare sinislro L'esito di un'icori
sanguinolenlo, e (clidissimo, lo awerti, che aveva pel
netrato ncll' anfico. Turnln allora il foro con mi cJ
rino a forma di < hiodo , c riapertolo la sera , sorli
in maggior copia materia icorosa, e puzzoleitfe. L in-
domani csploro con UH0 spccillo d" a r gen to la caviB
del seno, e la ravviso ripicna Inlla di una carne fun-
71
ftea , dalla quale , dopo la detta esplorazione , usci
molto sangue sciolto, e freno l'eniororgia, turando il
foi-amc con una (orunda di iila ben calcate : e fece
in fine riapplieare sul tumore il consueto empiastro
di farina di seme di lino.
Accertato clie fu della precisa qualita del morbo
ronsistente in un fungo sanguigno o canceroso del-
I'Aiitro iVIgmoro^ per estirparlo , e guarirne il pa-
dente nel miglior modo possibile, egli colla massima
delicatezza ingrandi il foro da lui fatto , portandone
via a diverse riprese piu pezzi di osso notahili colla
lanaglia incisoria: e quindi per mezzo di una forbice,
t della errina estirpo a poco a poco tanta carne fun-
yosa, che ne empi a colmo un piattino da chicchera.
Lo sgorgo del sangue, durante Foperazione, spavento
fli astanti., ed il paziente in fine di essa operazione
badde in un deliquio , e fu attaccato anclie da una
febbre convulsiva con rigor i di freddo: cose tutte, che
urono perfettamente curate dalFattento Chirurgo ope-
atore 1 il quale non rinnovava Foperazione , se non
irano cessate le febbri, e si era rimesso bene il pa-
;iente. Tre volte dove ripetersi una si ardua ope-
azione , che fu sempre accompagnata dalle stesse
paventevoli conseguenze., e sempre dove estrarsi dal-
anlro un piattino da chicchera colmo di carne fun-
i;osa. Peraltro dopo la terza operazione V infermo
jesto perfettamente guarito , col suo viso naturale ,
enza enfiagione alcuna, e col suo pallido colore con-
Nieto : ed in tale stato di perfetta salute , dopo tre
pesi di cura, parti da Roma per la sua patria, ove
ono ora circa 22 anni che gode ottima salute , ed
a sempre mandato , e manda continue benedizioni ,
i ringraziamenti alia benefica mano che seppe curarlo.
72
L'indicata operazione si trova esposta minutamente
nella erudita, ed elegante Memoria voluminosa, die
il lodato Operatore Antonio Baccelli mando in Mi-
lano alia Societa degli Edit or i degli Annali Uni-
versali delle Scienze e delVIndustria, la quale aven-
dola giudicata di unanime consenso degna della pub-
blica luce, per la comune istruzione, la fece pubblicare
colla stampa nel 1 839.
Lo Scrivente consiglia i giovani amatori di una
talarte scientifica a leggere la detta Memoria , per
la riunione in essa di tante istruttive notizie, che vi
sono: e li fa insiememente avvertiti, che l'encomiato
Chirurgo Antonio Baccelli e continuamente oceupato
in cure difficilissime della sua Professione. Per esem-
pio , ad una donna giovane della Casa Fantini del
Piglio di Anagni dove recidere in Roma quattro coste
cariate, per guarirla da un seno fistoloso: ed in Set-
tembre del 1851 prossimo passato stava curando nello
Stradone di San Giovanni Laterano in Roma sudetta
un Vescovo Armeno, il quale aveva cariate, e mar-
ciose tutte le coste , per cui lo Scrivente , dopo di
averlo veduto condottovi da esso Antonio Baccelli ,
gli disse francamente, che stava egli curando un ea-
davere. E per siffatle cure strepitose, e per la com
versione , che procuro al Cattolicismo di un nobile
Luterano , mentrc curava la di lui sorella Monaca ,
Pio IX lo elevo non guari tempo all'ordine de' Ca-
valieri con una bella Croce , ed onorifico Diploma
ossia Breve , che gli mando , facendolo inteso , chl
alia nobile qualilica di eeecllenle Medico-ChirurgO
aveva sapulo accoppiare anche la qualilica di Apostoloi
Termino pertanto questo breve Gonunentario coirav-
/o
jpertire chi legge, (> ' ie se I'egregio Cavaliere Antonio
paccelli cotanto lodevole nella sua Professione non ha?
supcrato ancora in essa l'ottimo di lui genitore, egli
dappresso il segue, e la sua gloria imita.
Lodevole altresi . e benemerito grandemente alia
societa si e reso 1' egregio Cavaliere Antonio Bac-
celli , per 1' ottima educazione , che ha saputo dare
alia sua numerosa famiglia in ambedue i sessi. Poi-
che, dopo aver'egli esplorato con sagace avvedutezza
la buona inclinazione de suoi figli , li ha fatti edu-
care, ed istruire talmente in essa , che si sono resi
tutti lodevoli, e distinti nelle di loro occupazioni.
Guido primogenito, percorso che ebbe colla mas-
sima lode gli studii di Umanita, e Rettoriea, e quei
di Filosefia come alunno nel nobile Collegio Ghislieri
sotto i Padri della Compagnia di Gesii nell'Univer-
sifa Gregoriana; compi la carriera quadriennale degli
studii di medicina nella primaria Universita di Roma,
prendendo nell'epoche determinate dalla legge i gradi
Accademici di Baccalaureato , e Licenza , non che
i premii delle medaglie di argento nei concorsi an-
nuali, previi gli esami rektivi.
In fine del quarto anno negli ardui , e rigorosi
esperimenti delle Lauree ad honorem, e ad praemium
col voto universale del Collegio della facolta conse-
gui la prima laurea ad honorem, e due medaglie d'oro
del valore di scudi sessanta.
Questi risultati di raro talento ci presagiscono
con fondamento, qual sia per esserne Fabilita, e pe-
rizia nell'arte salutare, allorche avra compiti gli anni
di pratica, che sta facendo nell'Archiospedale di Santa
Spirito.
74
Augusto, e Gio. Battista altri due successivi fra-
telli, dopo di aver compito g*Ii studii di Belle Let-
tere, e di Filosofia nelF Universita Gregoriana sotto
i Reverend! Padri Gesuiti, il primo come alunno del
Gollegio Panfilii , e il secondo alunno del Collegio
Capranica, studiano ora la Legale nell'Universita Ro-
niana, compiendone Fanno secondo, dopo di aver con-
seguito in line del primo premiazioni di medaglie d'ar-
gento, ed il grado di Baccalaureato.
II quarto fratello trovasi alunno nel Seniinario
Romano , ove studia ora lodevolmente la Filosofia ,
avendo riportato nella Umanita, e Rettorica annuali
premiazioni di medaglie d'argento. Questi trovasi gia
insignito della Tonsura, e dei quattro Ordini minori:
e da ottime speranze di felice riuscita nello stato ec-
clesiastico, che si e prescelto. E cio basti dell'indi-
cata famiglia, trovandosi il quinto maschio chiamato
Pietro di anni dieci nel Collegio de' nobili in Ti-
voli dePadri Gesuiti , che ne parlano assai vantag-
giosamente. Le tre sorelle Camilla, Teresa, c Caro-
lina vennero tutte educate more nobilium dalle Dame
del S. Cuore nel Monastero di Santa Rulfina in Roma
con molto prolltto nella pieta, nel tratto, uei rieaini,
e nelle lingue di nioda Francese, ed Inglese.
Allro illuslre Chirurgo Sanvitese, die si va pep-
fezionando, h il gia indicate Gio: Battista Riattiuoci,
il quale dopo il suo lodevole eorso di Filosofia nel
Seniinario di Suliiaco, ando a Romaic rieoulo anio-
pevolmeitle in sua rasa dal lodalo Sig. Cavaliere Me-
dico* Cliinirgo Antonio BacoeHL, questi lo feet istroirt
nella sua ProCcssione di ChlFUrgMt, orcupandovisi noli
poco audi eglt , per cui lo rendi talmente istruito,
75
die essendo vacata , dopo pochi anni , la Condotta
Chirurgica nella rispeftahilc CiUii di Segni, fu con-
jfeiito ad rsso Chirurgo Gio. Battista Mattiucci: ed
e state coafermalo ogni anno in cssa per i suoi buoni
portamenti.
Dalla Chirurgia passando ora alia Scienza Me-
dica , il prinio , che si occupo in essa con qual-
ehe lode tea i nativi di Santo Vito, fu Pietro Paolo
Gentilezza, il quale esercito la sua Professione nella
sola sua Patria \ forse perche , essendo di una fami-
glia nobile, e assai comoda, non si euro mai di \e-
runa condotta. Poiche la delta famiglia Gentilezza
comincio in Santo Vito dal nobile Capitano Pietro
Gentilezza di nazione Tedesco , e di professione mi-
litare, il quale, sposato che ebbe in Roma la figlia
del Cavaliere Buri Spagnolo, si mise al servizio mi-
litare in qualita di Capitano colla gran Casa Colonna:
e quando il Principe Colonna divenne anche Marchese
di Santo Tito chiamatovi dai Sanvitesi, come si disse,
era Capitano de' suoi militari il detto Pietro Genti-
lezza, ad uso del quale il novello Marchese Colonna
fece fabbricare una Casa presso il suo Palazzo Ba-
ronale , come si vede anche al presente , per averlo
sempre pronto ad ogni suo cenno : e si diporto in
tutte le guerre cosi valorosamente, che il lodato Ba-
rone Colonna gli diede in premio molti buoni terreni
in Ciciliano, che la Casa Gentilezza possiede in gran
parte anche al presente. In seguito la delta Casa Gen-
tilezza ebbe altro Capitano Annibale Gentilezza , il
quale nella distruzione di Ampiglione era alia testa
dei militari Sanvitesi, i quali combatterono con tanto
valore , che ne ebbero in premio tra le altre molte
76
cose la campana grande della dentolita Chiesa di Am-
piglione: la qual campana fu messa nella Chiesa di
Santa Maria de Arce, come a suo luogo fu detto.
Trovavasi pertanto il prelodato Medico Pietro
Paolo Gentilezza bastantemente ricco, benche diviso
dai di lui fratelli Angelo Antonio, e Gaetano, i quali
costituirono cosi tre ricche case della descritta no-
bile famiglia Gentilezza, convivendo con Gaetano il di
lui fratello minore Alessandro , ed il quinto fratello
era Missionario professo in Roma. E si fa qui av-
vertire per una guerriera costumanza di quei tempi ,
che il primo Capitano Pietro Gentilezza Tedesco in
tutte le difficili guerre d' impegno sanguinose com-
batteva sempre tutto coperto di ferro, avente un'alto
Cimiero di ferro assai compatto, busto e maniche di
ferro flessibili , cosciali di ferro , e stivali di ferro
ben messi , e flessibili nelle ginocchia in guisa , che
conservavansi sempre coperte nell'articolarle comunque.
Di tal vestitura servivasi anche il secondo Capitano
Annibale: e nell'indicata divisione fu divisa tra le tre
famiglie , dalle quali si conserva tuttavia , e fa una
piacevole sorpresa il vederla.
Trovandosi dunque il prefato Medico Pietro Paolo
Gentilezza bastantemente ricco di sua casa , accetto
con gradimento la Condotta Medica conferitagli nella
sua patria, e non si mosse mai da essa , servendola
sempre eolla massima attenzione, ed impegno sinche
Nisse. Ma non fece alfretfanlo il di lui figlto <iio. Bat-
tisla, al quale fu conferila la slcssa Coudotta, dopo
la compianta morte del padre. Poiehfe avendo quest]
tenuto Iiinffo tempo in Noma il detto di lui BgliO) a
farvi il COrSO de' suoi sludj, e fattolo qiiindi islruire,
77
e laureare nclla Profcssione Medica, egli venae assai
di buon'animo ad esercitarla in Santo Vito: ma per
la stima grande, che godeva, essendo chiamato spesso
dai vicini paesi nelle difficili malattie, e trattenendo-
visi egli volentieri, per gli ottimi trattamenti, che gli
davano, erano trascurati non di rado i malati di Santo
Vito , per cui dopo il lasso di non poclii anni , la-
mentandosi grandemente i Sanvitesi; egli rinunzio la
condotta medica della sua patria, e si diede a girare
per Medico Condotto nei circonvicini paesi, piu per
proprio divertimento, che per animo stabile di per-
manere lungo tempo in ognuno di essi : e cosi nel
lasso di non molti anni percorse le seguenti Condotte
di Trivigliano, della Colonna, di Rocca Canterano,
di Afile, del Piglio, della Torre, di Anticoli di Cam-
pagna, e di Ciciliano: nelle quali popolazioni era amato
grandemente da tutti, essendo un'uomo allegro, e fa-
ceto , assiduo nelle cure, e di un tratto cordiale, e
piacevole con tutti: disponendo cosi ad ogni ceto di
persone senza distinzione alcuna, la sua Gentilezza.
Alia scienza medica, piu che alia Chirurgica va
unita inseparabilmente la Chimica, che costituisce il
fondamento , e la base della Farmacia : e non si da
Farmacista o Speziale perfetto, e veramente lodevole,
se non conosca per teorica , o almeno per pratica i
principii , e le operazioni della Chimica. Ma si fatti
Farmacisti o Speziali appena si trovano nelle Capi-
tali. Nei paesetti, e nei piccoli Capo-Luoghi, come
Santo Vito, gli Speziali operano quasi tutti per una
mera pratica. 11 primo Speziale di Santo Vito fu
Andrea Gentilezza figlio del lodato Medico Pietro
Paolo Gentilezza , dopo del quale tutti gli Speziali
78
di Santo Vito sono stati della casa Ferrari, una delle
famiglie distinte del paese: ed al presente vi e il pre-
gevole giovane Carlo Maria Telli, che discende per
parte di Madre dalla casa Ferrari anch'esso. Egli e
un bravo Farmacista, essendo stato molti anni in Roma
ad apprendere la sua professione. Peraltro piix assai
di Lui e lodevole Paltro Farmacista Sanvitese, che
fa ora lo Speziale a Termini in Roma, Pietro Gen-
tilezza, il quale, dopo di aver fatto il corso di Ret-
torica, e di Filosofia nel Seminar io di Palestrina in-
sieme col di lui fratello minore Don Carlo nominato
di sopra, il di lui padre Gio. Battista Gentilezza gia
da noi prelodato, per secondare la di lui inclinazione,
lo mando ad apprendere la Farmacia in una delle
prime Spezierie di Roma, ove lavveduto giovane pieno
di vivacity e di talento unitamente alia Farmacia ap-
prese anche la Chirurgia. Quindi nella prima inva-
sione di Roma fatta dagli armati di Napoleone Bo-
naparte sul fine dello scorso secolo 1800 il detto gio-
vane Pietro Gentilezza fa falto Chirurgo, e Farma-
cista dei militari Francesi stazionati in Roma: e nella
di loro partenza lo condussero seco loro a Parigi ,
ove si perfeziono, coU'apprcnderc la Scienza Chimi-
ca, la quale, come fu detto, costituisce il londamenfo,
e la base della vera, e periella Farmacia. Ed avcndo
acquistato in tal modo il lodato giovane Gentilezza
una sliina inaggiore prcsso i Capi dell Armala Fran-
cese , fu confermato viemaggiormenie nel suo grado
di Chirurgo d'Armala, c lo cscreilo scmprc con lode
nello spazio di 18 amii , dopo i <|iiali nella cadiifa
di Napoleone torni a Santo Vito per poco tempo .
ed anclo poi I I'arc lo Spezialc in Roma , ed ha la
7<)
sua Spezieria in oggi a Termini, come si disse. K
qui mi sia permesso di avvertire per bene del pub-
blieo, che il medico, il ehirurgo, e lo speziale costi-
tuiscono in ogui paese il Triunvirato Sanitario in-
tcrcssantissimo, da cui puo dipendere il buon'essere,
e la vila medesima degT individui. Onde fa d' uopo,
badare bene a fame la scelta, e renderli quindi con-
tent!: altrimenti e meglio di non averli, per gl'iniiiiiti
fatti tragici, die leggiamo nelle Storie da comporne
mi grosso volume spaventevole, per piu rapporti.
Dopo le indicate cose , al compimento della col-
tura di Santo Vito, a norma della istruzione in genere
dei popoli civilizzati, altro non resta alio Scrivente,
se non che il parlare della Scienza INotarile , della
legale, e della Ecclesiastica nella di lui Patria.
Tralasciando dunque le tante etimologie, e deri-
vazioni del nome Notaro, che possono osservarsi nel-
T Opera IXotarile del Vitali, si avverte soltanto, che
i Notari furono cosi chiamati dal notare che eglino
fanno con precisione, e chiarezza le notizie, che ad
essi si affidano, onde le conservino sempre gelosamente
nella di loro identita specifica , senza cambiamento ,
o variazione alcuna, per gli usi, che possono farsene
in seguito. Ed e nato da eid, che i Notari sono stati
sempre trascelti nel ceto delle persone di sperimen-
tata probita, ed istruite a sufficienza. Quindi non fara
meraviglia, che il primo IVotaro nativo di Santo Vito
sia stato il celebre Arciprete di San Biagio Don Por-
firio Denni, il quale ebbe per coadjntore in tutte le
cose il suo fratello germano Don Aquilanle : rinve-
pendosi in loro due, a preferenza degli altri Sanvitesi
xi quei barbari tempi le indicate doti di un perfetto
80
Notaro. Per lo che lavveduto Pittore, che nel 1609
dipinse a muro nell' Altare maggiore di questa Chiesa
Arcipretale di San Biagio il grandioso Quadro del
Santo Pontefice martire, il quale sorprende anche al
presenter gli effigio a destra il lodato Don Porfirio,
ed a sinistra il di lui germano Don Aquilante, per
immortalare il nome di quei due degni Sacerdoti, che
onoravano la patria, e nobilitavano non poco la di loro
famiglia, la quale doveva essere sin da quel tempo
bastantemente comoda , per aver fatto educare , ed
istruire non senza molto dispendio, nel Seminario Pre-
nestino della Diocesi due rispettabili Sacerdoti. Con-
serva poi la Casa Denni un'Alabarda, ed altri arredi
proprii di un militare distinto Pietro Denni di detta
casa , il quale , se non fu un terzo Capitano dopo i
due lodati Capitani di casa Gentilezza Pietro Paolo,
ed Annibale, deve essere stato per lo meno un sotto
Capitano, o altro supplente dei medesimi nelle tante
guerre fatte dai Sanvitesi contro i popoli circonvicinij
che li cimentavano frequentemente.
Dopo il lodato Notaro di casa Denni , gli allri
Notari Sanvitesi posteriori furono per lungo tempo
delle case Canini, Testa, e quindi della Casa Bat-
tistoni: e tra questi i piu rispetlabili furono Vincenzo
Canini, Pietro Testa, Benedetto, Demetrio , e il di
lui (iglio Francesco Maria Ballistoni, che mori assai
giovane: ma il Notariato si eaercitava gia dapiikannl
dal di lui zio paterno Domenico Antonio Battistoni 1
che t stato il Notaro pin lodevole di tutti gli altrl
indicali di casa Ballisloni, avcndo goduia una soininii
facility, e chiarezza nello scrivefe con precisione: eJ
era sempre breve, e concettoso, per la sua sagacity
81
» hinga pratica notarile. Era poi unuomo oncstissimo,
I quale uegl Istroinenf i ordinarii non faceva spendere
>iu di venticinque bajocclri , o tre paoli per ognuno
li essi : non essendovi allora la carta bollata , ne il
Registro. Stantc poi qucsta tenue spesa , egli rogo
iiollissimo , non conoscendosi affatto in quel tempo
ici contratti di compre, e vendite le Scritture pri-
atc, ehe sarebbe stata una pazzia il farle, spenden-
losi quasi lo stesso nel Rogito Notarile , autentico ,
A incontrastabile. In seguito poi essendosi ordinata
a carta bollata, e il Registro, ed Ipoteca in tutti gli
Vtti Notarili ; si cominciarono a fare le compre e
endite per carte private, ed i Notari in Santo Vito
pecialmente pochissimo attitarono. Per csempio, dopo
a compianta morte del detto Bomenico Antonio Bat-
istoni , venne V altro Notaro nativo di Santo Vito
Jiovanni Depaolis, il quale nel corso di circa venti
nni fece pochi Rogiti : e dopo la di lui morte, fu
atto IVotaro , ed Archivista di questo Capo luogo
istruttissimo giovane Camillo Trinchieri nativo di
Janto Vito di una delle prime famiglie, e dei primi
ossidenti. Egli dopo di avere studiata con molto pro-
tto FUmanita, e Rettorica nel Seminario di Pale-
trina, ando in casa di una sua zia in Roma ad ap-
rendere la Filosofia, e la Matematica nelle pubbli-
he Scuole de'Padri Gesuiti nel Collegio Romano.,
ve in fine di tali stuclii ottenne il grado di Baccel-
: ere , che e una specie di Laurea Dottorale assai
norifica. Passo quindi alio studio della Legale nel-
Arcliiginnasio della Sapienza, ed ivi ancora fu di-
into in fine col Chirografo di Liccnziato, non es-
3iido mai concorso alia Laurea Dottorale, essendosi
6
82
deciso di fare il semplice Curiale. Per lo die passo
subito alio studio del celebre Luigi Acquaviva Cu-
riale Rotale , il quale conoseiuta ben tosto 1' abilita
grande del suo nuovo giovane Trinchieri, lo fece su-
bito suoAjutante di Studio, cbe disimpegno semprc
con piena soddisfazione. Ma morto dopo qualche annc
di un colpo apopletico istantaneaniente il detto Acqua-
viva , per cui fecero vacanza in quel giorno tutti ij
Tribunali di Roma, pel dispiacere di una tanta per-
dita, e percbe Acquaviva aveva riunito nel suo Studio
quasi tutte le primarie Cause delle Marche, alle qual
apparteneva anch' egli ; il giovane Trinchieri stimc
bene d' istruirsi , come fece , nella pratica INotarilc
presso uno dei primi Notari di Roma: e cos\ elett(
Notaro, ed Archivista in Santo Vito, si ritiro in que
sta sua patria, ove e stato anclie Vice-Govcrnaton
con piena soddisfazione. Egli e un Notaro totalmcnt*
perfetto, che potrebbe fare un'ottima figura anclie ir
Roma, come ve la fa da molti anni l'altro peritissimc
Notaro Sanvitese Angelo Testa, il quale trovasi pre
sentemente Segretario, e Cancelliere della Rev: Cam
Apostolica a Monte Citorio: e cio basti per indican
la cultura Notarile in Santo Vito.
Passando ora alia cultura Legale, il primo, chi
si distinse in cssa tra i Sanvilesi, fu Pottimo gcnilori
deirulliino ISolaro Giuseppe Testa, il primo Signorc
e primo possidenlc di queslo Capo Luogo, il quail
trovandosi gravaln di dodici figli sei maschi , e se»
feminine, die Be li vedttra liilli grandierUi intorno a si
timumam neveUae olivtrttm in eircuitu mcnsac suae
per edacarli, e cottocarli decentemcntc , senza dirni
nuire la sua vislosa possidcnza , trovandosi di avert
83
ppreso con molto prefitto gli studj legali in Roma,
be aveva ottenuto anche la Laurea Dottorale col
itolo di Awocato ; si mise in giro di Governatore
idle primarie Cilia della Provincia di Roma, comin-
iando la sua carriera in Subiaco, da dove passo sue-
cssivainentc, e sempre con molla sua lode, e piena
oddisftzione di tulti in Tivoli, in Anagni, ed in Fu-
igno, ove divenuto veecliio fu giubilato in piena paga.
i sommo Ponlefice Pio IX dietro V Istanza promossa
alia Municipals Magistratura di Anagni nel 28. Giu-
no 1846, derogando alia osservanza delle disposi-
ioni disciplinari stabilite col Motu Proprio della Sa:
le: di Leone XII del 21. 8bre 1827. approvo, cbe
?nissc ascritto nelF Albo de' Patrizj di detta Citta.
'Anno segueute poi nel di 9. Novembre 1847. me-
tallic la Deputazione Araldica composta di molti Si-
lori Anagnini riuniti insieme, per disposizione So-
ana dello stesso Pio IX, dopouna minuta, e rigorosa
scussione delle qualita, e meriti personali di tutta
famiglia deIFAvvocato,e Giudice Giuseppe Testa,
aggregata alia stessa Nobilta Anagnina delle dodici
telle tutta la detta famiglia ancora colle debite con-
zioni, e cautele specificate nel ftobile Diploma, clie
ad essa conscgnato , e letto dallo Scrivente con
olto piacere, per Fesattezza di esso.
Altro Legale rispettabile nativo di Santo Vito e
nobile Cavaliere delFOrdine di S. Gregorio Magno
etro Testa figlio dellencomiato Governatore, di cui
>ui Fcsempio nel 1835. Egli comincib la sua lo-
kole carriera di Governatore in Marino , chc ne
j molto contento, e dopo di essere stato con piena
ldisfazione nei popolati, e colli paesi di Palombara,
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e di Genazzano, passo siiccessivamente alle Citta di
Matelica, e di IVoreia : ed e ora da piu anni in Citta
di Castello assai rispettabile. Questo commendevole
Governatore gode molta stima anclie presso il re-
gnante Sommo Pontefice Pio IX , il quale appena
assunto al Trono lo dichiaro Cavalier e come sopra,
e lo distingue spesso con segni di onore, come fece
in Settembre dell'anno 1851, in cui essendo andato
a eongratularsi del di lui felice ritorno a Roma, dopo
l'estinta Repubblica, gli diede una bella Medaglia col
di Lui Busto inciso al naturale.
Altro Governatore, e Notaro Sanvitese lodevole I
al pari dei due indicati per la di lui onorata carriera
assai lunga, e il pregevole Eutimio Battistoni figlio
del Notaro Domenico Antonio Battistoni nominato di
sopra. Egli comincio ad esercitare V arduo impiego
di Governatore locale assai giovanc nel principio del
nostro secolo 1800, e dopo altri molti Governi, andb
Governatore nelle Romagne alia cospicua Citta di
Cento di circa sei mila anime, e di li a Palestrina ,
ove fu pensionato onorevolmente quasi in picna paga,
per cui si trasferi a Tivoli colla sua famiglia. Ivi es-
scndogli morta di un colpo apopletico 1' amata eon-
sorte, abbandonato Tivoli, e venuto a conviverc col
suo liglio Luigi, die trovasi Medico Condotto in que-
sta nostra patria comunc, la quale godeva gia da piu
mesi deU'acquislo fatto in lui di un' cccellentc Me-
dico diligenlissiino ; ma prolessa ora al medesimO
una doppia riconoscenza, per essersi per di lui mezzo
riunito con noi anclie il di lui ultimo genitOPC.
Oil re i he imlicali Legal! , fe nalivo di Santo
Vilo auche lYsimio Iguazio Baccclli, il quale al dire
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li Virgilio, s'innalza nclla Legale al di sopra degli
altri tre sudetti
Quantum Icnta solent inter viburna Cuprcssi.
Egli dopo di averc appreso perfcttamente nell'Ar-
diiginnasio dclla Sapicnza in Roma con somma lode
a scienza legale in tutti i suoi rami, e ne ebbe ri-
jortata la Laurea Dottorale ad honorem in utroque
lure; fu fatto anche Avvocato: ed esercito questo ar-
luo grado di Legale con piena soddisfazione, e van-
aggio di quelli , clie avevano la sorte di farsi assi-
>tcrc da Lui: non assumendo egli mai alcuna Causa,
>e non l'aveva prima esaminata attentamente , e non
>i era accertato di poterla sostenere con felice riu-
>cita. E nasceva da cio, clie tutti i Clienti avveduti,
5 di buon senso^ si presentavano ad esso, per essere
lifesi, o per sentirne almeno il parere, per di loro
•egolamento , e cautela : come fece piu volte anche
o Scrivente. Quindi era egli applicato continuamente,
)er le sue molte Clientele, e per non poclii Prelati,
>d anche Cardinali impiegati nelle Giudicature, che
acevano a gara, per averlo in qualita di loro Udi-
ore segreto. Per esempio, quando lEmo Odescalchi
ra Uditore della Sacra Rota, aveva per suo Uditore
egreto FAvvocato Ignazio Baccelli , che seguito ad
isserlo, anche quando passb Odescalchi Uditore San-
issimi, e lo fu in tutto il di lui Cardinalato.
Cresciuta in tal modo la pubblica celebrita del
Jaccclli, questa fece si, che il sommo Pontefice Gre-
torio XVI, accertatosi della, realta della cosa, lo creo
kima Uditore supplcnte del Pro-Uditore di Segna-
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tura Monsignor Conventati, e dopo pochi anni lo iece.
Giudice del Tribunale Civile dell' A. C. , e quindi
dopo altri pochi anni lo fece anche Giudice Legale
del Commercio : cpalifiche onorevolissime , clie egli
rinunzio in tempo della estinta Repubblica, per non
trovarsi comproniesso in alcuna cosa. Ed e percio r
che nella ripristinazione del Governo Pontificio J
Pio IX, per dargli un compenso della di lni fedelta,
lo ripristino net Tribunale Civile delFA. C. col ti-
tolo sommamente onorifico di Consigliere , per cuij
l'Avvocato Ignazio Baccelli nel detto Tribunale del-i
T A. C. e al di sopra di tutti gli altri Giudici nelj
supremo grado di essi, non essendovi grado piu ele-J
vato per i Giudici secolari. Consiyliere poi e lo stesso
che Giudice di voto , ed e 1' unica carica compati-
ble con altre giudicalurc di qualunque siasi specie.
Onde il Consigliere Baccelli nello stato niatriinoniaIe 7
in cui trovasi , e giunlo all' apice della sua scienza
Legale : e la nobilta personale acquistata da esso ,
dal suo germano fratello Antonio , e dal comunc di
loro genitore e assai piu cospicua , e piu valutabile
dell'insigne nobilta civile ereditala dai di loro mag-
giori, come vedrcmo.
Segue dappreso Ic orme dell' encomiato Consi-
gliere Baccelli Fottimo di lui iiglio Camillo. Egli dono
di aver (alto con soinma lode i suoi sludj di Uuia-
nitfe, e Rettorica, non che di Rfatemafica ., e di Fi-
losofia belle primarie scuole pubblichc di tloma, in-
traprese la acabrosa carriera degli sludj legali ncl-l
I Arcliiginnasin della Sapienza in Roma: ed ollenuto
che abbe in quella University i consucti gradi di
distinzione con la Laurea Dottorale ml lionorcm in
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utroqiic jure, lit fattti anche Avvocato. Quindi, dopo
pssersi occupato piu anni nclla qualilica di Avvocato
I beneficio di molli, iii iatto Uditore scgreto di Mon-
signor Quaglia Uditore dclla Sacra Romana Rota :
e promosso Quaglia a Segretario del Concilio , fu
coftfermato dal di lui succcssore , e lo e anche al
prcsenlc con piena soddisfazione di tntti.
Trovansi in Santo Vito anche altri cultori di Le-
gale, i quali, se non hanno potuto perfezionarsi in
bssa, perche trovandosi destinati ad essere capi di
fauiiglia, ed amministratori delle loro possidenze, che
pono delle prime del paese, come Francesco Testa,
Benedetto Testa, ed Alessandro Imperiali; vi si tro-
vano pero bastantemente fondati, tal che il secondo
b stato anche Governatore supplente in questa sua
patria, ed il nobile Francesco Testa scrive nelle sue
sause giudiziali , come un consumato Legale , ed e
mche adorno di molte altre scienze , e di un ricco
jrado di letteratura. E inoltre Notaro, ed ottimo No-
taro , che scrive divinamente : ma non stipula , se
^on che nei contratti legali della sola Magistratura
li questo Capo-Luogo, della quale e attento Segre-
ario lodevolissimo. Vi sono poi due giovani appren-
listi, che danno fondate speranze di un' esito felice
lella Legale, Pietro Imperiali, che ha conseguito il
jrado di Licenziato nell'Archiginnasio della Sapienza
I Roma, e Giuseppe Canini, il quale, oltre al detto
jrado di Licenziato, trovasi anche in pratica della
Legale assai lodevolmente : giacche e un giovane di
mon talento, ed assai istruito nella Umanita, e Rettori-
:a, che apprese con molta lode nel Seminar io di Pa-
estrina, e con piena soddisfazione dei rispettivi maestri
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apprese in Roma la Filosofia, e le Matematiche dal ce
lebre Professore di esse Don Ignazio Calandrelli, (
dal Professore Vitali.
.N el parlare ora della Scienza Ecclesiastica , I;
sola che resta al compimento di questo cenno storic<
deU'origine, e progresso di Santo Vito, si avverte
che la detta scienza sara considerata primieramenti
negli Ecclesiastici Regolari, che sono pochi, e quind
negli Ecclesiastici Secolari, che sono piu nnmerosi
II primo ecclesiastico Regolare nativo di Santo Vito
che ha fatto molto onore alia patria, fu il rinomat(
Pietro Paolo Canini, il quale essendosi fatto Reli-
giosi di San Benedetto in Subiaco ; per la sua sa
viezza, e somma prudenza in tutte le cose , giunsi
ad esserne eletto Superiore collonorifico titolo di Pa
dre Abbate, e seppe mantenerselo con piena soddisfa
zione di tutti, sin che visse. Ecco come ne parla i
celebre Padre Atanasio Kircher Gesuita nella sm
Storia intitolata Enstachio-Mariana alia pagina 177
Sanctas Vitus oppidum a templo Divo Vito sM
cro sic dictum, ad quod, tamquam ml Aesculapiun
quondam ex omnibus cir cumvicinis I oris rabiosi, scb
a canibus rabidis morsi, conccptis votis, confugicntei
medelam inveninnt : fonte Cargilionis fluvii celebrU
locus, dc quo multa considerations digna, qucmad*
modum el de huiui pracsenlis historiae argumento
erudilissimus Petrus Paulus Caninius Abbas, ex hot
Oppido orinndus v pro ejus in Reipublicac hitler**
riue bonum uffectu mihi eontulit.
Altro Religiose* Saovitese di molta stiina, il quale
Li fatto non poco onore anch'egli alia sua i>atria 1 In
il Padre Luigi Maria Sallustj deU'Online Scraiico.
89
Fh egK semprc in molto prejyio, o bene affetto presso
hilti i suoi confratelli : e dope csscre stato Superiore
locale in pifi Conventi della Provincia, lo fu ancora
nel Convento Gcneralizio di Aracocli in qualita di
Guardiano, clic b il titolo di Superiore locale. Quindi
per la sua molta istruzione , ed cminente prudenza
in tntlc le cose, fu eletto Vicario, ed in fine Provin-
ciate con elezione a pieni voti, e confermato piii volte.
Si e nominato altrove il Missionario professo Don
Mario nativo di Santo Vito della nobile famiglia Gen-
tilezza. Questi, oltre alt'essere sufficientemente istrui-
to, era di una bonta di vita eminente, ed aliena del
tutto dalle cose mondane. Quindi alia morte del di
lui unico fratello germano Angelo Antonio Gentilezza,
Signore assai ricco, clie mori celibe intestato, venne
a Santo Vito, per conoscere la di lui eredita ad esso
spettanle, e senza partecipare cosa alcuna di essa, ne
fecc legittima cessione all'unico suo nepotc Giuseppe
Testa figlio della sorella nominato di sopra tra i Le-
gali, e divenne cosi il primo possidente del paese
colla inaspettata riunione delle due eredita vistose
paterna, e materna.
II quarto Religioso Sanvitese, che fa onore alia
patria, e il Passionista Padre Luigi della Madonna
Addolorata nepote dello Scrivente, il quale dopo di
aver fatto il corso de'suoi studj nel Seminario di Pa-
lestrina con molto profitto, e piena soddisfazione, in
fine di una Missione strepitosa, clie i Padri Passio-
nisti del Kitiro di Paliano diedero nella detta Citta
di Palestrina, parti con essi, senza nulla scrivere a
Santo Vito 5 per non esserne distolto , avendogli il
Superiore, al permesso che glie ne chiesc, risposto
90
con quelle parole del nostro divino Redentore, nemo
mittens manum suam ad aratrum, et respiciens re*
tro, aptns est regno Dei. Onde parti con essi, e com*
pito che ebbe il suo noviziato, fece la Professione di
quell'Istituto, e si mise subito in giro a dare le Mis-
sioni con altri Padri veterani. In seguito divenuto
molto esperto, e capace dellldioma Turco, fu man-
dato alle Mission! in Bulgaria, ove resto molti anni
con profitto grande di quei buoni cattolici, e fece an-
che delle conversioni di Maomeltani alia Religione
Cattolica. Quindi essendo tomato male affetto di sa-
lute, per le di lui grandi faticlie , e ora Superiore
in Vetraila.
Vi e un'altro Religioso Sanvitese professo il Pa-
dre D. Raffaele della nobile famiglia Testa, il quale
e Abbate nel Monastero di San Giuliano nella Pro-
vincia di Genova, e Visitatore Generale deirOrdine
Benedettino. La di lui insigne pieta, ed altri distinti
meriti personali lo hanno elevato a si alto grado, non
ancor compiti gli anni quaranta dell'eta sua, per cui
fa molto onore alia patria.
Ha dato questa altri Rcligiosi, e Religiose : per
esempio, la famiglia Dcnni, clie e stata sempre una
delle piu distinte, ed anchc nobile da principio, co-
me vedemmo, ha avulo Ire Rcligiosi da Mcssa, due
Franccscani, cd imo Garmelitano, ed una Monaca pro-
fessa chiamata Suora Maria Cecilia : ma non pub
parlarscne , per mancanza di notizic delle di loro
qnalila nel Sacro Ghinslru.
Allra Monaca prolessa dell Ordine Benedettiof
nel Monastero <li S. Gio. Battista di Subiaeo c Suora
Maria Plarida, al seeolo Carolina della citala nobile
91
ffcmiglia Testa, la quale nella sua eta giovatiile, ben-
che richicsta in matrimonio da piu giovani di nobili,
e ricche famiglic di Tivoli, c di Anagni, ove aveva
dimoralo coi di lei genitori; ami) meglio abbracciare
la vila daustrale, ove riuscita talmentc perfetta, che
nella efa di circa anni trcutadue fa eletta Abbadessa
nel detto Monastero Sublacense, e dopo sei anni di
lodevole amministrazione, passo negli altri gradi con-
sucti del Monastero con piena sodisfazione di tutte le
Monaclie, clie ne sono percio totalmente contente.
INon avendo altre notizie di Religiose Sanvitesi,
! si fa percio passaggio dagli Ecclesiastici Regolari agli
Ecclesiastici Secolari.
Gli Ecclesiastici secolari in Santo Vito devono
supporsi tutti sufficientemente istruiti. Poiehe e a tutti
nolo, con quanto rigore i Cardinali Vescovi di Pa-
Jlestrina si sono sempre accertati della bonta di vita 7
e della scienza dei Chierici della di loro Diocesi, prima
jdi farli ascendere al Sacerdozio. Quindi appena eretto
|il Seminario Prenestino con saviissime Leggi, fa sta-
jbilito, che chiunque inclinava a divenire Sacerdote ,
iolfre agli altri requisiti prescritti dai sacri Canoni ,
dovesse andare al detto Seminario, per esservi istruito
regolarmente nella pieta, e negli studj: ne era per-
messo ad alcuno di andare in altro Seminario., e se
si permetteva a qualche Chierico di farsi istruire nel
proprio Paese , veniva avvertito , die doveva andare
|ad apprendere nel detto Seminario la Sacra Teolo-
igia impreteribilmente. Per questo vedremo in appres-
so , che avendo Monsignor Testa mandato un suo
Nepote a fare il suo corso di studj nel Seminario di
Magliano in Sabina > ove divenne anche Lettore di
92
Filosofia; il Cardinal Vescovo di Palestrina non voile
ordinarlo in Sacris^ perche non aveva studiata la sacra
Teologia in Palestrina : e dove ii Vescovo di Ma-
gliano farlo ascrivere a quella Cittadinanza, per po-
terlo ordinare egli Suddiacono, Diacono, e Sacerdote.
I Preti dunque in Santo Vito sono sempre stati
istruiti tutti sufficientemente nella sacra Teologia: ed
e percio, che indicheremo quelli soltanto, die lianno
saputo distinguersi, a preferenza degli altri, e motto
piii, se siano riusciti a rendersi cospicui in altre scienze
ancora. Laonde dopo il prelodato Arciprete Don Pon-
firio Denni, che alia scienza Ecclesiastica seppe unire
la Notarile ancora , un gran letterato scientifico na-
tivo di Santo Vito e stato il celebre Prelato Dome-
nico Testa, clie ha figurato grandemento in modo spe-
ciale in Roma, ed in Francia. Comincio la sua no-
bile carriera nel Seminario di Palestrina, ove dopo
di aver fatto con somma lode Tintero corso dc' suoi
studj insieme col celebre Canonico Mastricola Pre-
nestino , fu fatto succedere nella Cattedra di Mate-
matica, e di Filosofia al di lui Maestro Don Cesaic
D'Orazj di Paliano , clie passo Maestro di Logical
e Metafisica neH'Archiginnasio della Sapicnza in Roma.
Mastricola poi fu falto poco dopo Maestro di Filoso-
fia, e di Matematica aach'egli nel Seminario di Fra-
scali, ove tra i molli bravi discepoli cbbe il celebre
Cardinal Consalvi, clie fu poi il di lui benefico Me-
ceoate sin che vissc, come oltrC i molli Preti islrul-
tissimi, discepolo onoratissimo del Testa fu Domenioo
della aobile faniiglia Mattel di Cave, il quale dal Se-
minario di Palentrina porlatosi a Roma divenne ivi
un perfetto legale, e coltivi I'amicizia del Tesla sin
93
die visse. Poichfe anche Testa passo dal Seminario
di Palestrina al Collcgio Romano , ovc fu Maestro
di Logica, c di Mctaiisica per piu anni: c pubblico
nn egregio Volumetto De sensuum usu in pcrqnircnda
vcrilatc.
La celebrita del Testa presso la Corte di Roma
fece si , che fu dato in qualita di Segretario o sia
Uditore a Monsignor Dugnani, che ando Nunzio in
Franeia. Ivi il Testa disimpegno il suo incarico colla
massima prudenza, ed esattezza: e nel conversare con
(piei grandi Letterati, si perfeziono in tutte le Scienze,
ed apprese, in modo speciale la Storia Naturale, per
cui tomato a Roma pubblico un Volumetto assai pia-
cevole su i Cvostacei o siano Pesci fossili del Monte
Bolca. Dopo molti anni della di lui permanenza in
Parigi col suo Nunzio, nella rivoluzione della Fran-
eia, in cui mori ghigliottinato Luigi XVI, dovettero
fuggire occultamente travestiti, ed incog-niti, per non
farsi uccidere: e tornati a Roma, Dugnani fu elevato
alia dignita Cardinalizia, e Testa, essendo un eccel-
lente latinista, fu fatto Segretario delle lettere latine
di Pio VII, e Canonico di Santa Maria Maggiore:
dopo pochi anni fu fatto Segretario de' Brevi a'Prin-
cipi, e Pro-Sigillntore, ed in tal qualifica prosegul
a servire con piena snddisfazionc Pio VII, indi Leo-
ne XII, di poi Pio VIII, ed in fine Gregorio XVI,
e sempre esattissimamente, e colla massima onora-
tezza sino al 1852 , in cui mori compianto da tutti
i letterati di Roma, che avrebbero gradito di vedere
premiati i di lui meriti colla decorazione del Car-
dinalato, Questo peraltro gli era gia stato promesso
da Gregorio XVI, il quale aveva percio disposto da
94
piu anni, che Monsignor Testa portasse il cappello
ornato di fiocco rosso Cardinalizio, come lo portava
realmente. Lesattezza del di lui incarico de' Brevi
a'Prineipi ritardava Paffezionato Pontefice a farlo Car-
dinale. Ma lo compensava in guisa, che visse sempre
con molto decoro, e lascio in morte sopra sessanta
mila scudi in contanti, oltre Fargenteria, e la cospi-
cua libreria da sommo letterato.
Monsignor Testa, oltre all'essere stato un lette-
rato scientifico di primo ordine, era anclie bene af-
fetto alle Muse, clie eoltivava nelle ore di riposo, per
puro divertimento. Quindi nella di lui libreria tro-
vavasi una collezione di tutti i migliori Poeti italia-
ni, e latini delle megliori edizioni : ed essendo uno
dei piu rispettabili Arcadi di Roma , frequentava le
di loro Adunanze, recitando sempre qualche sua Poe-
sia, che veniva ordinariamente pubblicata con quelle
di altri Arcadi, che si giudicavano degne della pub-
blica luce. Pubblico poi egli stesso un suo Poema
in verso sciolto sul diseccamento delle Paludi Pon-
tine fatto da Pio VI, ed altre molte Poesie compo-
ste per diversi oggetti.
Peraltro la di lui piu bella opera assai applaudita
grandemente da tutti fu Pegregia Disscrtazione fisica,
che lcsse iu una piena Adunanza dejjli Accadcmici
della Religione Cattolica su i Zodiaci esistenti nel
Tempio di Binder*, e di En in Egitto riportati dal
Dupuis, coi quali Zodiaci, dalla posizione del sole in
qnell'epocaj veniva a conchiudersi , che la creazione
del nondo risaliva ad un' epoca di tempo assai pin
antiea di qnella, die assegna Mosi nella Genesi, e
die percfo la Geoefti, e tntta la Sacra Scrittura del
95
Vecchio Tcstamento, come libri apocrifi, c non Di-
vini., non meritavano alcuna fcdc : conseguenza som-
mamcntc falsa , ed orribile , contro la quale scrisse
Monsignor Testa la sua Dissertazionc, e dimostro in
cssa con fisici argomcnti incontrastabili, clie il corso
del Sole nei detti Zodiaci era regolare, e clie faceva
coincidere la crcazione del Mondo alia stessa epoca
jdi tempo assegnata da Mose nella Gene si. Questa
Dissertazione fece uno strepito tale, che venne tra-
dotta in tutte le lingue, e circolo in pochissimo tem-
po colla massima lode in tutto l'Orbe Cattolico.
Animato Monsignor Testa da questo generate ap-
plauso, e dalle congratulazioni desuoi amici, e di al~
tri buoni intendenti, per contentare le di loro brame,
e far cosa maggiormente utile, e grata alia Religio-
ne, seguito a trattare lo stesso argomento, per pub-
jbliearne un'opera veramente classica, ed utilissima.
IQuindi lo Scrivente , il quale lo avvicinava spesso,
lo trovava non di rado a scrivere su lo stesso argo-
jmento, e si fece dare da esso il Setos H che tratta
jielle antichita, e dei Monument! Egiziani : ed altre
Qpere si fece venire da Parigi. Ma essendo quindi
jmorto disgraziatamente dopo poclii giorni di malattia,
jmentre lo scrivente De'Sallustj era in Santo Vito; nel
jli lui ritorno a Roma trovo, clie la grande Opera
iei detti Zodiaci era stata portata via in confusione
bolle altre carte, e non gli sembra completa, per cui
ion puo stamparsi per ora 9 come si pensa di fare.
Dopo Monsignor Testa, il Prete , clie si e piii
listinto in Santo Vito e il di lui nepote Don Luigi
jRonci cugino dello Scrivente. Bramoso Monsignor
festa di vedere istruito nel miglior modo possibile
96
il detto suo nepote, lo mandd al Seniinario di Ma-
gliano in Sabina , provveduto di buoni Maestri al- ,
lievi del Collegio Romano, raccomniandandolo al Ret-
tore di detto Seniinario, di lui, discepolo, ed amico.
Fece ivi il detto giovane il suo corso di studii colla
massima lode, trovandosi fornito di ottimi talenti. Ma
quando fu al tempo di prendere il Suddiaconato ,
avendo g*ia quasi ultimato il corso di Sacra Teolo-
gia Dommatica , e Morale; il Cardinal Vescovo di
Palestrina si ricuso di conferirglielo, per la legge die
vi era a earico di tutti i Diocesani, die almeno la
Sacra Teologia dovessero apprendere nel di lui Se-
minario indispensabilmente, come vedemmo di sopra.
E non essendovi stato impegno valevole, per piegare
il Cardinal Vescovo di Palestrina , il quale voleva ,
clie almeno un'anno di Sacra Teologia andasse il Ronci
a studiare nel Seniinario di Palestrina; il Vescovo di
Magliano, per timore di perdere il Ronci , clie era
di gia destinato Maestro di Filosolia nel suo Senii-
nario, lo fece ascrivere alia Cittadinanza di Maglia-
no : e cosi lo elevo da se agli Ordini Sacri, ed apl
j>ena compito il corso di Sacra Teologia Dommatica,
e Morale, lo fece Lettore di Matcmatica, c di Filo-
solia nel suo Seniinario, ove rcslo per piu anni con
picna soddisfazione di tutti, c fece ottimi allievi.
Dovcndo la Corte di Roma mandare Monsignol
Gravina Nun/Jo in Spagna, Monsignor Testa propose
per Segretario, ed Udttore di tal Nunziatura il suo
nepote Don Luigi Ronci-Tcsta, chc fu subito accct*
tato. Ma quando ne fu scritto a Magliano, il Vesco^
vn, ed il Rettore del Seminario ne furono dolcnlis-
siini : e dfopiacque anche a] Profess ore Ronci-Testa
07
li abbandonare il Seminario, o\e si trovava conten-
issimo. Andato egfli a Madrid di Spagiia nclla delta
Aalifica col Nunzio Gravina ineontro moltissimo
•resso di esso, e presso del lie, die jyli confer! PAr-
idiacnnalo della Caltedrale di Luco. Ma il Ronci-
pesta per acquistare la detta stima, e mantenersela,
ove Paticare straordinariamente; trovandosi la Spagna
eoncertafissima per le tante sanguinose guerre di
(apoleone contro di quel Regno disgraziato. Questo
■ce si, die la salute del Ronci-Testa soffri assai :
tomato a Roma, compita la Nunziatura, cadde ma-
to di una infiammazione di petto : e quando di li a
Jco il Nunzio Gravina fu fatto Cardinale, il disgra-
ato Ronci-Testa era in letto con affannoso respiro:
riceve il Riglietto della Segreteria di Stato , die
a fatto Prelato , quando il Medico gli ordinava i
agramenti, dopo i quali infelicemente mori , pieno
Taltro di perfetta rassegnazione ai voleri di Dio ,
sistito dallo Scrivente, e dall' altro di lui fratello
■rinano Valentino Ronci-Testa.
Altro Prete Sanvitese assai lodevole e Don Carlo
Ha nobile famiglia Gentilezza , il quale trovandosi
miciliato in Roma con una sorella in casa di una
loro Zia vedova assai ricca, fu richiesto dal Prin-
|>e Ruspoli, il quale affido ad esso Tistruzione, ed
jucazione del di lui figlio Ron Rartolomeo. Accetto
li l'incarico, ed il nobile giovane venne istruito, ed
^icato con tanta esattezza, che ne furono tutti pie-
nente contenti : e leducato Principe affezionatis-
\ao se ne mostra tuttavia riconoscente, e molto ri-
Jttoso. Ricuso il Gentilezza altre simili istruzioni,
p esscre piu libero di se stesso, e per non avere
7
98
piu responsabilita alcuna su la difficile educazione dei
giovani. Bramoso per altro di sottrarsi dalFozio, es-
sendo un degno Sacerdote molto istruito, manieroso,
e faceto con riflessione, e con grazia; si scelse Tono-
rifica occupazione tutta propria del suo nobile casato,
di fare cioe il Gentiluomo in Anticamera dei Car-
dinal : ed e al presente Gentiluomo deli'Emo Car-
dinal Bofondi, che lo stima assai, enee pienamente
contento* Poiche conscio egli delle sue attribuzioni,
stando in anticamera delF Emo Porporato ; accoglie
tutti piacevolmente , e dispensa ad essi , secondo le
cireostanze, la propria gentilezza.
La nobile Casa Gentilezza ha sempre avuto qual-
che Prete, come Don Lentulo, ed altri : ma non si
nominano, perche non si sono distinti in cosa alcuna.
Si sono distinti bensi tra gli altri molti Preti San-
vitesi Don Pietro Canini, il quale fu pubblico Mae-
stro di Scuola, e Vicario Foraneo assai rispettabile
ed al pari di esso si distinsero i due degni Sacer-
doti fratelli germani Don Giovanni Battista , e Doi
Francesco Baccelli, che erano molto istruiti, per cu
nelle Conferenze, e nella risoluzione dei Casi moral
crano sempre applauditi. Conscii eglino della gene
rosa nobilta dei di loro maggiori, coerentcmente ac
essa rcgolavano la sostcnutezza delle di loro nobil
azioni. QuiiuH nella requisizionc delle armi da guerft
nella iiivasionc delle Truppe Pimicesi, essendosi pre
sentato il Caporale Dcpaolis Sanvilese coi suoi civic
armnli a Don Gio: Ballisla BftCCelH nella di ltii Cm
a cliiedergli con ari-oganza la consegna del di Im ft
rile da Garcia, gli risposc ■rroganlcmente anchYgB
per cui il Civico Depaolis iracondo gli scaricb 1
99
oelpo di facile in petto, che gli foro anche la schina:
i ci voile tutta la bravura dellesimio Chirurgo Giu-
feppe Baccelli di lui fratello gia di sopra lodato, per
salvarlo dalla morlc, e guarirlo.
La priniifiva nobilla cospicua della casa Baccelli
si ripete dal celebre Girolamo Baccelli nobile Fio-
mitino, il quale fu Medico insigne, e notissimo let-
leralo, di cui si fa onorata menzione dal dottissimo
Tiraboschi, e nel Dizionario degli uomini illustri.
Egli nel 1566 tradusse lodevolmente in verso sciolto
toscano l'Odissea di Omero dedicata al Serenissimo
Secondo Gran-Duca di Toscana Francesco De'Me-
lici, die la fece stampare a conto suo, come opera
•iconosciuta assai pregevole. Da si nobile prosapia
enne Tommaso Baccelli, il quale trasferitosi a Bo-
na , sposo ivi Donna Olimpia de' Cavalieri , da cui
lacque Vincenzo Baccelli, il quale nel 1649 eredito
utti i beni di Adriano de'Cavalieri Canonico Late-
anense, ultimo rampollo di quella nobilissima fami-
lia. Quindi resosi il detto Vincenzo assai cospicuo
n Roma, per avere riedificate quasi di nuovo tutte
grandiose fabbricbe ereditarie de' Cavalieri , per
ere ripristinata la magnifica Cappella gentilizia, co-
ic si osserva tuttavia nella Chiesa di S. Giovanni
e'Fiorentini, e per lonorifico matrimonio fat to con
>onna Elena Bussi nobilissima famiglia Viterbese; fu
itto Patrizio Romano. Peraltro consiimato egli len-
imente dal male di pietra nei dispendiosi ristauri di
mte fabbriche, e nelle sontuosita , e splendidezze ,
uando fu fatto due volte Conservatore del Senato di
loma, non che per aver voluto cclebrare more no-
ilium splendidorum il detto suo matrimonio; fini di
100
vivere consunto di beni di fortuna, e di splrito vi-
tale. Laonde il di lui unico successore, ed erede Mat-
tia Baccelli non trovo, che passivita nel Patrimonio
ricchissimo in apparenza da esso lasciato : e doveva
combattere giornalmente coi creditori. Per lo che es-
sendo bene affetto al Marchese Theodoli, veniva spesso
col medesimo a sollevarsi in questo di lui Feudo :
ed affezionatosi ai Sanvitesi, abbandono tutto in Roma
ai creditori, e fissatosi stabilmente in questa nostra
patria, comincio a rinvestire il poco , che gli resto
libero in Roma. Cominciarono cosi g:li avveduti, ed
industriosi Baccelli di sopra lodati la! carriera di un
nuovo jjenere di Nobilta del tutto stabile, ed eterno,
basato su le di loro virtu personalis scientifiche, e mo-
rali : e saranno sempre durevoli per tutta la memo-
ria degli uomini nei secoli dei secoli, e potremo fran-
camente ripetere di ognuno di essi , che ( Virgilio
Egloga V).
Dum juga montis aper, fluvios dum pisnis amabit,
Dumque thymo pascenlur apes, dum rore cicadae;
Semper honos, nomenqne tuum, laudesqnc mancbunt.
Altri Preti lodevoli di Santo Vito sono slali Baa
tistoni, Ferrari, Tercnzi, Paoliani , c i due fratelli
Ronci. Don Fcderico Baltistoni gfrandemcnfe isfruito,
pieno di vivacila, e di talenlo, si dislinsc nella Sacra
Floquenza, per cui divenne im'eCjCellcnlc Prcdiealore
Quarcsimalisfa. Quandn egli predict) in Zajjarolo di
Palcslrina nel 1817 nel disrnrsn , che live nella
Doincmca Quttrti di Oiiarcsima per le Aninie del
Purgntorio, wppe talmente inteaerire, e coininuovcre
101
il numeroso popolo, che le donne si levarono gli or-
nament i d'oro nolle orcccliie, e gli uomini le fibbie
i'argento nelle scarpe, consegnando gli uni, c le al-
fro ai questuanti, per suffragare le dette amine. In
line poi della Quaresima a petizionc di tutto quel
numeroso Clero rispettabilc, e delle primarie famiglic
del Paese , il Principe Rospigliosi gli diede la no-
mina alia Rettoria di San Lorenzo in detto paese ,
che e una delle megliori provviste Ecclesiasliche della
Diocesi : e cosi domiciliatosi in Zagarolo, vi rimase
sin che visse con piena soddisfazione di tutti.
Don Giuseppe Ferrari altro illustre Prete San-
vitese non vivace quanto Battistoni, ma piu posato ,
e piu riflessivo, si distinse nella predicazione, e nelle
scienze. Egli, dopo essere stato impiegato presso lEmo
Cardinale Antonelli , insieme con Don Gioacchino
Sabelli di Gallicano 7 e con Don Caroselli di Genaz-
zano, fu dal Principe Massimi mandato coll'onorevole
qualilica di Arciprete in Arsoli di lui Feudo, ove fe
rimasto fin che visse con gradiniento di tutti.
Don Gioacchino Terenzi nativo di Pisciano Iiini-
frofo di Santo Vito fu fatto in esso Arciprete di San
Biagio, inentre Don Carlo Gentilezza, e gli altri Preti
Sanvitesi nominati di sopra erano in Seminario, a fare
il cor so dei loro studj. Fu il detto Terenzi un Sa-
cerdote grandemente istruito, e ornato di virtu mo-
pali in sommo grado, spiccando, e signoreggiando tra
di esse Taffabilita , e la prudenza , che e la sicura
norma di tutte le umane operazioni lodevoli : per cui
amando egli i suoi parrocchiani, e l'intero popolo ,
era riamato egualmente da essi : tanto piii perche lo
vedevano dichiarato Sanvitese per domicilio^ avendo
102
trasportato stabilmente parentis e roba da Pisciano :
e fu questo un nuovo acquisto per Santo Vito. Poi-
ehe la Casa Terenzi cli Pisciano discendeva dal ce-
lebre Scrittore Terenzio nobile Romano , amico fa-
miliare dei Pisoni proprielarii in quel tempo di Pi-
sciano detto pero allora Pisonianum^ e di poi Piscia-
no, come a suo luogo vedemmo. Lo scrivente de'Sal-
lustj, che ha conosciuto bene il lodato Arciprete Te-
renzi, e lo avvicinava spesso con reciproca benevo-
lenza, assicura il suo lettore, essere cosa ben difficile
il trovare altro Parroco Arciprete eguale al detto
Terenzi. Quindi allorche egli mori di un favo in una
spalla nel 1806 di anni 69 dopo 46 anni di Arci-
pretura, fu pianto daU'intera popolazione, la quale voile,
che il di lui cadavere fosse portato in giro di notte
per tutto il paese accompagnato dair intero po[)olo j
che aveva illuminate preventivamente tutte le strade,
facendo suonare conlemporaneamente le campane di
tutte le chiese a lutto: e dai tamburri a lutto era tra-
mezzata la lunghissima, e luminosissima processione.
che lo precedeva : ed erano percio gli occhi di lutti
bagnati di lagrime continuamente: spettacolo del Intlo
inesprimibile, e commoventc.
Quando mori questo Parroco- Arciprete incompJ
rabile , lo Scrivente era Diacono , e slava in Santo
Vito nella propria casa., per aver terminalo il corso
de' suoi sludj nel Seminario. L'Emo Cardinal Yescovo
di Palestrina Mattel gli feee dire dal \ ieario Fora*
neo Cinti, che pensava di oidinarlo Sacerdote , per
farlo Arciprete di San Biaffio, e die avrebbe olle-
nuta egli la necessaria Dispcnsa. Comprcndcndo lo
Scrivente la dil)icolla grandc di guccedere eon gra-
103
ilmento ad un Parroco-Arciprete di tanta stima , e
trovandosi alieno di sua natura alia cura dclle anime,
per la responsabilita delle medesime; fccc rispondcrc
!dl Eino Mallei, clie lo ringraziava di tanta bonta ,
ma che uoii poteva accettare la delta Arciprctura :
perehe se ne conosceva del tutto incapace. Cio non
tftante Mattei, ottenuta la Dispensa, se lo chiamo a
Roma , ove ordinatolo Sacerdote nella sua Cappella
lomestica, tento di nuovo di persuaderlo: e non es-
tendogli riuscito, fece Parroco-Arciprete di San Bia-
»io Don Gio. Battista Paoliani.
Don Gio. Battista Paoliani fatto Parroco-Arciprete
li San Biagio era un degno Sacerdote Anziano Be-
|ieiiciato, esemplare, e molto istruito, per cui era pub-
lico Maestro di Scuola da inolti anni, ed aveva istruito
lella Janua, e Grammatica latina anche lo Scrivente,
jl quale ebbe percio molto piacere di vederlo fatto
iParroco-Arciprete della sua Parrocchia. Le di lui
ilolci maniere, la scuola, che aveva avuto per un lungo
Urso di anni daH'ottimo suo antecessore Terenzi, e
a buona inclinazione, e somma docilita dei parroc-
phiani, e dell'intero popolo fecero fare ad esso una
jodevole riuscita. Quindi essendosi ragionevolrnente ri-
husato di prestare il giuramento di adesione, e fedelta
•ichiesto da Napoleone Bonaparte nella seconda di lui
nvasione dello Stato Pontificio; fu mandato in esilio
jiella Corsica insieme con Monsignor Testa, e l'Ar-
j'jprete Ferrari nominati di sopra : ed essendovi stati
iino alia ripristinazione del Governo Pontificio; que-
ito fece si, che il disgraziato Arciprete Paoliani ca-
ifionevole di salute , avendo sofferto molto in quel
luro esilio, tomato a Santo Vito nella sua Arcipre-
104
tura di San Biagio, passo dopo poclii aimi con dispia
cere di tutti agli eterni riposi.
Successe a Paoliani nell'Arcipretura di San Bia
gio Don Domenico Ronci Sanvitese coadiuvato cU
di Iui fratello Don Vincenzo , e dal Sotto Curat
Denni. Questi diie gemelli Ronci appresero la Janua
e la Grammatica latina dallo Scrivente , mentre er
Maestro di scuola pubblica in Santo Vito , non es
sendo ancor Prete , come si disse. Quindi essend*
stato chiamato a fare la Scuola di Rettorica nel Se
minario di Palestrina , e dalla Rettorica essendo pas
sato Maestro di Filosofia, e di Matematica, si adopri
presso i Superiori per i detti due giovani di buoi
talento, ma poveri: e gli riusci di sistemarli anibi
due. Domenico ebbe mi posto in Seminar io, per cu
conviveva coi Seminarist^ pagando soli dodici scud
T anno, e Vincenzo fu faito Portinajo, ed era mante*
nuto, ed istruito nelle Scuole coi Seminarist^ senzl
pagar nulla, e cosi questi due ottimi giovani potcrom
abilitarsi egregiamente: ed ordinati Sacerdoti, Dome
nico fu fatto prima Beneficiato , e quindi Canonici
C ura to della Cattedrale di Palestrina, Vincenzo poi
fu fatto Curato della INuziata Delia stessa Cilta. Quindi
alia morte del detto Paoliani richiamati alia di lore
palria, Domenico fu fatto Arciprete di San Biagio,
e Vincenzo fu elctlo pubblico Maestro di Scuola col-
I annua paga di scudi ses: aula. II popolo ne fu nic-
namente contento. Solq dispiaceva alquanfo, chc Vin-
cenzo essendosi dato alia predica/ione, non sen/a molh
lode- oella Quaresima lasciava an aupplcntc alia Scuola,
ed egli andawj altrave a recitare il suo Quarcsimale.
Domenico poi csallissiino in (ullc le rose, m;i hoppo
leg
scrupoloso, andava spesso alle case cle'suoi parrocchianr,
ptr vedere, se i genitori tenevano tatti i di loro fig-K
in letti separate e divisi i maschi dalle fanciulle, senza
ittendere quell'aureo deftodi Orazio Flacco nella Sa-
fira prima del primo libro
Bit modus in rebus, sunt certi denique fines
Quos ultra, citraque nequit eonsistere rectum.
Questo produsse un certo malcontento , per cui
due fratelli Ronci piudentemente , dope circa tre
mnL die erano tornati a Santo Yito. lo abbandona-
•ono: c recatisi a Velletri, ove Don Vincenzo aveva
redicato nella Quaresima antecedente con molto ap-
dauso, furono fatti Domenico Gurato defla Chiesa di
>an Salvafore , e Vincenzo Maestro di Sacra Teo-
ogia Dommatica nel Seminario di detta Citta, e vi
estarono sin che vissero con piena soddisfazione di
utti: ed ora e Parroco della detta Chiesa di S. Sal-
atore, c Gantore della Gattedrale il di loro nepote
)on Pier Luigi Ronci, die riscnote il rispetto, e la
lima di tutti.
Dopo la partenza dei detti due Preti nativi di
Santo Vito, le di lui due Chiese Parroccliiali Yen-
ero amministrate per piii anni da Parroclii estranei,
ssendovi rimasti tre soli Preti Sanvitesi, Don An-
onio Testa, Don Vincenzo Denni, e Don Giuseppe
;inti , niuno dei quali poteva assumere 1' ingerenza
elle dette Chiese. Poiche Don Antonio Testa era
iappellano della Chiesa di San Vito , ed inabile a
we il Parroco Rettore della sua Parrocchia di Santa
laria Dc Arce, Don Vincenzo Denni Prete bastan-
106
temente istruito clella Parrocchia cli San Biagio tro* i
vavasi in essa Sotto-Curato, e Beneficiato: e non po-(
leva percio incaricarsi anche dell' Arcipretura della
sua Chiesa. Molto meno poteva assumere FArcipre*
tura cli San Biagio Don Giuseppe Cinti, che era unJ
Prete molto avanzato negli anni, Vicario Foraneo, el
dotato di un Pahimonio vistoso, clie richiedeva tuttai
la sua attenzione; dovendo amministrarselo da se, es-l
sendo rimasto solo in casa , dopo che Febbe abban-
dona to il di lui pronipote e nepote, dello Scrivente il j
Padre Luigi della Madonna Addolorata Passionista, j
di cui si e parlato di sopra.
II prelodato Don Giuseppe Cinti fu uno dei Sa« (
cerdoti lodevoli di Santo Yito, per la di lui istru-
zione, e per la somma prudenza, e gravita in tutte,
le cose. Era egli dotato di una memoria felicissima, i
ed enciclopedica: ranimentandosi non solo delle molle ,
cose apprese da esso , ma anclie dei racconli fattii
dai vecchi de' vecchi sin dalForigine di Santo Yito.
E confessa candidamente lo Scrivente, clie quasi tutte |
le antiche notizie di questa Storia, comunquc siasi,
le ha egli apprese dai racconli uditi dallo zio suo Yitoj
Antonio Sallustj morto vccchissimo, dai dclto Yica-I
rio Cinti , dalFArciprete Terenzi , c da Monsignor
Testa, morti tutti nella di loro venerauda canizie, in
Senectute bona, come vedemmo.
Lo Scrivente , clie Del partire da Santo Yito,,
avcva lasciate le due Parrocchie ben provvedute di
undid boom Sacerdoti Sauvitesi, at vederle nel suo
ritorno ammiiiiatrate mesdtinamentc da Preli csterij
ne compiaiisc la falalila. Ouindi esscndosi adoprato
presto le ClDliglie pill coinod(\ col dare ad esse delfc
107
Kvenzioni, Ie indusse a mandare buoni giovani al
i»miiiario, e fu riprovveduto cosi il paese di stima-
ili preti nativi, come prima provveduti tutti di Be-
aficii saeri : avendo anche il lodato Vicario Cinti
•etlo Delia sua morte un ricco Canonicato nella sua
Mesa parrocehiale di San Biagio, c ne invest! il suo
roiiipofe, e nepote dello scrivente Don Gio. Battista
Listi, uno dei detti giovani, che furono mandati at
eminario, per provvedere le due Chiese parrocchiali,
)ine fu fatto. Poiche nella Chiesa parrocchiale di
ml a Maria fu fatto Parroco Rettore Don Francesco
enni sin dal 1843, e l'ha sempre amministrata, ed
Dministra con molta lode ; essendo un giovane di
olto talento, zelante, ed istruito. In san Biagio poi
lpo la parlenza dell'Arciprete Cavalli piemontese ,
I fatto Economo Don Federico De-Grandis, il quale
oggi e Maestro attentissimo, e molto lodevole della
uola pubblica. Parroco-Arciprete poi di san Biagio,
Don Luigi Zazza, giovane colto, e vivacissimo, pie-
> di talento, il quale amministra la parroccbia con
olto zelo, ed attivita lodevole. Quando poi sara or-
nato sacerdote il Diacono Canonico Don Benedetto
[ainero, che dal Seminario di Palestrina e passato
>n permesso del proprio Vescovo alio studio di Sa~
a Teologia in Roma, e saranno divenuti preti, co-
e si spera, i tre giovani Cocciuti, Di Rosa, e Co-
ineri , che stanno studiando con molto profitto nel
eminario di Palestrina da piii anni; Santo Vito tor-
^ra ad essere provveduto di numerosi Ministri del-
lltare assai lodevoli, come prima : e speriamo cbe
m avra piii bisogno di ricorrere ai preti esteri.
Passando ora lo scrivente a parlare di se stesso
108
fa riflettere a chi legge, che conoscendo egli la mo
immensa delle umane cognizioni , e costretto a co
fessare di essere molto ignorante : benche nella s
eta di 75 anni abbia procurato sempre di studiar
e d'istruirsi. Egli dopo di avere appreso nella si
patria la Janua, e la Grammatica della lingua latin
fu mandate dal genitore al Seminario di Palestru
sua Biocesi, ove correva il secondo Anno di Rett
rica, per cui dove fermarsi a fare un' altro Anno
Grammatica della lingua latina sotto Feccellentissin
Maestro Don Gaetano Zucclii di Gallicano > bravi
simo poeta latino, il quale Fanno seguente fu cliiama
a Roma ad insegnare l'alta Grammatica, e Fllmani
nel Collegio Romano , ove resto sin die visse cc
piena soddisfazione di tutti. Siccome anclie lo scr
vente trovavasi molto inclinato alia Poesia, quindi
die stimolato, e guidato dal di lui Maestro, oltre
giornaliere versioni delle prose italiane in latino, pr
sentava parimente in latino, ora dei distici, ora qua
che Epigramma, e spesso anclie qualche Ode Sallii
al detto suo Maestro, die se ne mostrava molto coi
tento, ed affezionato : e quando lo scrivente era fii
sato anch'egli in Roma nelle sue cattcdre, Tonorai
spesso di qualche sua visita piacevolissima , che g
era suhito restituita : e si mantenne cosi una vei
amicizia per un lungo corso di anni, sinche egli \iss>
Dopo un'anno di Grammatica lalina , passato I
gcrivente alio studio di I 'manila , e Rettorica sod
la diie/'hiiic dell ottimo Professore di Eloquenza I;
lina Don Loreto Antonio Santucci, che In quindi ■
mo Mioutante nella Segreleria di Stafo in Roma,
dopo eirca venti anni passu Incaricato della Sanl
109
Me a Firenze , ove a non molti anni mori ; non
mco esso scrivcnte di profittare di un tal' ottimo
aestro, il quale sul fine dei due anni di Umanita,
Rettorica prescelse esso scriventc con altri cinque
i dieciotto suoi studenli, e li fece aggrcgare, e scri-
re trai poeti Arcadi di Roma , ove fu dato alio
ri\ente il nomc di Eufalte Argireo. Fece anclie
sfenerc dai detti sei giovani prescelti un pubblico
jgio di Rettorica avanti lEmo Card. Vescovo di
lestrina Antonelli, die ne fu molto contento, e dopo
er dato ad esso scrivente lo stesso premio, che diede
li altri cinque, vedendolo istruito nel canto figura-
i voile anclie conferirgli nella Cattedrale di Pale-
ina un Beneficio di Cantor e, che ritenne poco piu
un'anno, cantando da Tenore, e quindi lo rinunzio,
r essere piu libero ne'suoi studj.
Dalla Rettorica passo lo scrivente alio studio della
losofia, e della Matematica sotto la direzione dell'
cellente Don Giovaccbino Sabelli, die fu poi segre-
io del Cardinal Di-Pietro, e quindi , dopo la di
morte, fu impiegato ancb'egli nella Segreteria di
ato. Quindi in fine di due anni, ultimato il corso
Filosofia, scelse lo scrivente suo discepolo, e fece
stenere da esso una Conclusione pubblica sopra tutta
Filosofia, Logica, Melafisica , Fisica Generate e
rticolare, ed Etica, con le Tesi stampate avanti
5mo Cardinal Vescovo di Palestrina Alessandro dei
ich'i Mattei, a cui era dedicata, il quale se ne mo-
6 assai contento : e fu sempre un benefico Mece-
te di esso difendente Giuseppe De' Sallustj.
Passo questi immediatamente alio studio della Sa-
a Teologia Dommatica, e Morale, nella quale in
110
fine del terzo anno gli fu fatta sostenere altra put
falica Conclusione su tutte le Tesi spiegate nei det
tre anni: ed avendovi assistito lo stesso Cardinal Vc
seovo Mattei, a cui era dedicata, ne fu egli talmenl
contento, che ebbe in vista il difendente, ed ultimat
ehe ebbe lo studio della sacra Teologia, benche no
fosse ancor Prete, offri ad asso P Arcipretura della su
patria, che rieuso, come fu detto. Quindi nella mort
del celebre Arciprete Mansella seniore in Genazzan
accaduta poco dopo, il lodato Cardinal Vescovo Mai
teU che trovavasi in Palestrina, ando a Genazzanc
e parlato, che ebbe a tutti quei Parrochi, e agli alti
Preti anziani, venne airimpensata a Santo Vito, ov
chiamatosi lo Scrivente , gli disse , che era venui
unicamente per lui in persona, acciocche non gli dass
la seconda negativa, avendolo destinato Arciprete dell
ricca, e dignitosa Arcipretura di San Paolo in Ge
nazzano. Sorpreso lo Scrivente a tanta degnazione,
sonuna bonta del gran Porporato verso di esso im-
meritamente , non manco di pregarlo in guisa , chi
persuaso il medesimo , in vece dell' Arcipretura , 1<
fisso per Maestro di Umanita, e Rettorica nel sin
Seminario di Palestrina, collocazione, che lo Scrivcnli
gradi sommamente.
Compito che ebbe in due anni il corso di EIo
quenza, passb Professorc di Filosofia, e di Matcmtf
lica nello stesso Seminario: ed ultimato in alfri dm
anni il primo corso, L'Emo Cardinal Caracciolo di-
vennto Vescovo di Palesfrina., al passaggio del Car
dinal Mallei fl Velletri., nel 1816 86 lo porlo eon s(
a iNapoli, per largli isiruire m suo aepote liglio della
di lui sorella Donna Carmela Dnchessa <li Mnniclcnm
Ill
IFonorario di trenta sciuli nl mcse , abitazione , c
Mo in tavola colla Duchessa, cd un premio di mille
udi in (inc. Ivi ncl conversare con tanti sommi Lc-
li, cd altri grandissimi Lettcrati, die corteggiavano
iornalmcntc la Dtichcssa , la quale faceva la lette-
ta anch'clla spirilosissima, per essere stata una delie
ime Dame di Corte presso l'lmperatore Napoleone
)naparte, essendone il Duca suo Marito Ambascia-
re di jXapoli; pote lo Scrivente apprendere tra le
ire scienze il vero Gius Pnbblico Naturalc trat-
lo nelle sue giuste, ed invariabili Teorie, e non gia
r una semplice applicazione di Etica , come suol
rsi comunemente. Quindi richiamato a Roma nel 1819
1 defonto Marchese Girolamo Theodoli, per l'istru-
me del suo primogenito, cbe e il Marchese vivente
on Teodolo Theodoli , avendo ragionato piu volte
il Diritto Naturale coiristruttissimo Padre Generale
iccadori, clie ne era pubblico Professore nelF Ar-
liginnasio della Sapienza da quaranta e piu anni ;
lie che lo Scrivente gli facesse un'allievo, per farlo
ccedere ad esso divenuto assai vecchio nella detta
la Cattedra di Gius Pubblico Naturale , che era
Jora privativa del suo Ordine de' Chierici Regolari
[inori di San Francesco Caracciolo. Quindi fissato
scrivente Don Giuseppe de' Sallustj Lettore di Gius
ubblico Naturale nel fioritissimo studentato di San
orenzo in Lucina, spiego a qiiei bravissimi giovani
stesse Istituzioni, che il di loro Generale dettava
;lla sua Cattedra della Sapienza , bramando cosi il
dato Padre Generale colla facolta per altro data al
alluslj, di potersi spaziare in esse, come meglio sti-
ava pel profitto de'-suoi giovani studenti: ed in ogni
112
Sabato si adunavano il Generale, e tutti quei Padr
ai quali i giovani studenti dovevano dar conto dell
Teorie apprese nella settimana , obbjettando ognun
contro le medesime, e quando si arrestava il giovan
studente, rispondeva il di loro Lettore. Quindi e, ch
in fine dell' anno rimastone il Rmo Padre General
Piccadori sommamente contento ; a fine di ridare
com'egli diceva, un tuono al suo Ordine, e far cc
noscere al pubblico, clie aveva egli dei bravi giovan
da farli succedere ad esso nella sua Cattedra di Giu
Pubblico Naturale nella Sapienza, prego il suo Lei
tore de 9 Sallustj a scegliere uno de' suoi studenti, pe
fargli sostenere colla di lui assistenza una Conclusion
Pubblica colle Tesi stampate sopra tutte le Teori
spiegate del Gius Pubblico Naturale, come fu fatto
ed il giovane Difendente fu il Padre Amighetti d
Bergamo, che vi riusci egregiamente colP assistenz;
del Sallustj , il quale una sola volta si alzo a spie
gare un poco piii dettagliatamente la risposta data da
giovane difendente alle objezioni fattcgli dagli oppo
sitori, che furono molti, e tutti o Professori Pubblici
o Lettori emeriti, ed altri Maestri graduati.
Sommamente contento il Padre Rmo PiccadJ
della felice riuscita fatta dall' egregio giovane Ami-
gbetti nella pubblica Conclusione , e perche anchl
altri sei giovani professi erauo al caso di succedergli
lodevolmente nella difficile Cattedra di Gins pubblici
nalurale privativa del suo Online; nel ringraziarue lo
Scrivente de'Sallustj, gli parlu in guisa, che lindusst
ad 'asanmere nel di Lui Stodentato la Cattedra di Sa-
cra Teologia Dommatica, esibeodogli anclie un doppio
stipendio mensile per essa, Rfa il Sallustj lo conn
115
tone per la stessa regalia <Ii dieci scudi al Mese,
me li aveva percepiti pel Gins Pubblico Naturale.
sini|HM;tio oj»H la delta Gattedra sino al Settembre
1823, in cui fu mandato in qualita di Segretario
la rVunziahira inviata da Pio VIII a San Giacomo del
ifc neir America Meridionale, essendone il Nunzio
titolo di Vicario Apostolico Monsignor Muzj Arci-
covo di Filippi, e di Ini compagno il Canonico Mastai
fji Pio IX felicemente regnante. Sallustj abbandono
1 dispiacere le due Cattedre , ma ando volentieri
Chile, per fare del bene, e per vedere quelFamenis-
1a parte del nuovo Mondo simile alia nostra Italia, es-
idone noi gli antipodi. Won essendosi potuto combina-
ivi le cose Diplomatiche, per alcune circostanze; Sal-
tj presto l'opera sua, per combinarle con Leone XII
Roma nel 1828. Allora fu, die il lodato Pontefice
eva farlo Vescovo, ma si ricuso di esserlo, ripu-
dosene immeritevole, ed incapace: come anche dis-
a Gregorio XVI, quando essendo venuta dal Chile
ipprovazione delle dette cose combinate in Roma ,
ne sopra, voleva farlo Vescovo anch'egli.
Impegnato lo Scrivente nelPindicata conciliazione
le vertenze Diplomaticlue del Chile, e a pubblicare
quel suo viaggio un dettagliato ragguagJio , che
desiderava dagli amici, non pote secondare le brame
prelodato Padre Rmo Piccadori, il quale voleva
dargli di nuovo la sua scuola di Sacra Teologia
mmatica. IXon pote pero disimpegnarsi del pari coi
verendi Padri della Maddalena , coi quali il Sal-
|tj era tornato a convivere. Poiche il di loro Let-
e di Teologia Dommatica caduto gravemente ma-
6, doveva tornare, per consiglio de' Medici, a ri-
8
114
prendcre l'aria nativa in Palermo della Sicilia, e d i
percio il Sallustj supplire per esso nella scuola [
Sacra Teologia Dommatica nello Studentato della Ml
dalena. Ivi tra i molti altri ebbe a suoi Discepol j
Padre de* Vallaschi Curato da piu anni della Mil
dalena, e il rispettabilissimo Padre Camillo Gual
al quale il Lettore de' Sallustj in fine del corso T j
logico fece sostenere una Conclusione pubblica <|
piena soddisfazione di tutti: e cos\ Fistruttissimo 1
dre Gualdi fu elevato al grado di Lettore di Sa j
Teologia Dommatica nello Studentato della Madj
lena: e poco dopo fu fatto Esaminatore del Clero
Vicariato di Roma, ed e insieme Curato nella Chi
dei Santi Vincenzo, ed Anastasio a Fontana di Ti
amato da tutti, ed e stato Provinciate delTOrdini
Lo scrivente De'Sallustj cliiude questo suo tei
Commentario coll'indicare al suo benevolo lettore
cune sue produzioni, che incontrarono la stima
pubblico rispettabilissimo.
Nel 1816 pubblico egli in Napoli in un pice
volume la sua Aritmetiea ed Algebra, cbe per 1;
loro precisione, e chiarezza incontrarono molto i
che in Roma, ove furono insegnafc al pari di ]>ap<
Nel 1819 pubblico in Roma inun'altro piccolo
lume la di lui Arte Poeliea , la quale incontrl
guisa la pubblica approvazionc, che I'u messa sul
in uso nelle pubbliehe Scuole : ed il eclebre Po
Cesareo Vincenzo Monti Cavaliere ec. ec. capo all
della cefebre Society de' Letterati, che presicde^
in Milano alia pubblicazione dei Classic! Ilaliani, l<
rbhuapare tra essi Del 1820 la detta Poetica del £
lusfj : e bcnclic ne fossero tiratc ivi piu di mille
115
• j e no fosse fissato il prezzo a circa sette paoli
tui . furono spacciate iutte in pochissimo tempo ,
me accadde anche in Roma, ove percio fu pregato
kiltore a fame la ristampa, ma non pote, per le sue
>lu» occupazloni.
Altra produzione del Salluslj gradita molto al
hblico fu la Storia del di lui viaggio al Chile in
que Voluini, de^quali furono stampati, e pubblicati
Roma i primi quattro soltanto : e furono aceolti
massimo gradimento, tal che nella elevazione di
> IX al Sommo Pontificato, non trovandosene piu
>ie, dove stamparsene dai speculatori un'Epilogo ,
p appagare le brame di tanti, che desideravano co-
here quel suo viaggio al Chile dell' America Me-
ionale insieme coll'Autore di quella Storia istrut-
a. II quinlo Volume poi di detta Storia, che ne e
parte piu interessante , e come la testa di tutta
fjera, benche approvato dai Censori , e giudicato
>no della pubblica luce, per alcuni riguardi , non
mai permesso all'Autore di stamparlo in Roma,
idogli peraltro il permesso di stamparlo in altro
i to : cosa che egli non ha voluto mai fare. Pio VIII,
p voile leggerlo, e se ne fece fare anche una co-
, quando era Cardinal Penitenziere; lo giudico in-
essante, e degno della pubblica stampa, per cui se
rallegro coll'Autore, e gli promise di volerne par-
e a Leone XII, per farlo stampare. Ma morto ina-
ttatamente dopo pochi giorni questo degno Ponte-
t* e successo Egli al medesimo , si fece portare
TAutore il detto quinto Volume, per farlo stam-
|e, e lo passo realmente alia Segreteria di Stato,
che dasse all' Au tore le facolta di poterlo stampa-
116
re. Ma fu portato tanto a lungo il Rescritto , die
caduto Pio VIII gravemente malato, e rapito alquan-
to dopo dalla morte, il detto Manoscritto non pote
piu stamparsi, ed e rimasta cos\ imperfetta una tal'ope-
ra, non avendo piu pensato FAutore a chiedere il
permesso di stamparne il suo quinto Volume. Ne gira
pero in Roma la copia, che Pio VIII se ne fece fare
dagli Impiegati della Penitenzieria.
Altra Opera interessante del Sallustj e la di lui
Storia deH'origine, e progresso delle Matematiche ,
per averle dimostrate contemporanee ad Adamo, clie
non manco di coltivarle, pei molti Autori, che vi ha
riuniti sino ai nostri tempi, e pel nuovo ordine, che
ha dato ad essa storia , il piu facile , e confacente
all'istruzione della gioventu. Sino all'epoca in cui co-
mincia FAnalisi Infinitesimale, gli Autori, che lianno
cooperato all'ingrandimento delle Matematiche , sono
riportati tutti. Dopo poi, interessando la sola perfe-
zione, ed ingrandimento delFAnalisi Infinitcsimale j
si sono riportati gli Autori soltanto , che vi lianno
cooperato, lasciando gli altri pochi da mettersi in an
volume separate, per non interrompcrc il lilo della
Storia progressiva di delta Analisi. La delta Storia
e divisa in cinque Volume! I i, (lie potranno legarsi due
per due, quando sura stampato il detto sesto Volumes
L'ultima Opera pubblicata dallo scrivente De 1 8al«
lust j e quella de'auoi Element! di Rfatematica ID due
Volnmi. II primo di essi contiene I'Aritmetica, e I Al-
gebra eon le di loro applieazioni alia Stereometria ,
alia formazione de'Logaritmi , alia Regola del Ire^
alia Reaola d'AMigazione ec. ec. , per gli usi delle
medesine Bella Soeietk. Nel secondo Volume poi si
117
esppne brevemente la Gcometria Piana, c Solida , e
la Trigonoinctria Piana con la di loro applicazione
alTAgrimensura, e alia soluzione di alcuni utili, e pia-
cevoli Problemi di Fisica, e di Astronomia.
Quando poi si pubblichera la presente Storia del-
r origine , e progresso della patria dello scrivente ,
pubblichera egli, piacendo a Dio, altri due suoi Vo-
luini assai clilettevoli, ed istruttivi intitolati : IVan-
taggi della Divina Rivelazione contenuta nel Van-
gelo di Gesu Cristo promulgate) dagli Apostoli, e
e spiegato dai Santi Padri, e da altri molti Glosa-
tori Cattolici : Opera dilettevolissima, e di molta im-
portanza per chi ne vorra profittare.
fMk^M^kMMM^MiMiM&^^M^^Mki
CAPO TERZO
1)1- LLA PIETA DEI SAlfrVITESl.
Jr ersuasi i fondatori di Santo Tito, che le prime
cure deirUomo devono esser dirette al culto diyino,
secondo quellaureo detto, che
Chi ben comincia e alia meta delVopra,
Ne si comincia ben, se non da Dio]
quindi h, che noi vedemmo i primitivi Sanvilesi, eo-
struite che ebbero le di loro piccolo case Delia Liscia
e nel Casalino, riunirsi tutti insieme , per farsi in
sito comodo, e centrale un'Oratorio, pei di loro eser-
c i/j di piett ; e crescinta che fa la popolazioae, spia-
nato I'Oratorio, fa ampliato il silo, e fa fabbricata
in esso una Chicsa ben 'jrande, la quale, per V au-
mento vistoso del popolo Del decorso di piii secoli,
diveouta aogusta aoch'eaaa, e cadeote, fa ingrandito
di mio\o il silo, il pin che si poloa , e \i fa fab-
bricata ana anon Chiesa pin maestosa, e piu grao-
da DeHa forma attuale, come I'abbiauio a suo luogd
119
descritta : avendo contribuito alia spesa vistosa, oltre
i ricchi Fralelli delle due Pic Adunanze, lintera po-
polazione.
Qucsto vero spirito di pieta, e di religione dei
primitivi Sanvitesi \crso Dio, e i suoi Santi si tra-
sfuse a tutti i postcri, per la cura, clie ne ebbero i
rispettivi genitori , come e di dovere presso tutti.
Quindi sappiamo chc la Chiesa principale di San
Biagio specialmente si e sempre mantenuta con splen-
didezza, e con decoro : e le due di lei Compagnie
del Santissimo Sagramento, e del Rosario , che ne
avevano sin d'allora la cura , hanno sempre abbon-
dato di rendite, e di sopravvanzi, per le copiose la-
scite testamentarie fatte ad essa dai pii defonti. La
stessa prodigalita si trova praticata nella Chiesa di
Santa Maria De Arce dai pii Fratelli delle di lei
Compagnie del Santissimo Crocifisso, e di Santo An-
tonio. Quindi queste due Chiese hanno sempre avuto
due buoni Organi, come quelle di San Rocco, e di
San Vito Martire : ed hanno sempre abbondato di
ricchi paramenti, e di altri sacri arredi, per lo che
si sono sempre fatte in esse le sagre funzioni con
splendidezza, e con decoro, pel copioso numero de'
Sacerdoti, e di altri sagri Ministri provveduti tutti
di beni di Chiesa, oltre il Patrimonio sagro, che do-
veva avere ognuna della propria casa. Gli sfoggi poi
di cera promiscua nell'esposizione delle Quarantore,
e di scelte torce assolute, di stendardi, di sagre Im-
magini, e di altre cose, che si sono sempre fatti, e
si fanno anche al presente nelle Processioni solenni,
hanno incessantemente chiamato il concorso, e Tam-
mirazione dei paesi limitrofi.
120
Questa eminente pieta, e vero spirito di Religio
ne dei Sanvitesi comincio a rallentarsi alquanto nella
invasione di Roma, e delle di lei Provincie fatta dalle
Armate Francesi nel fine del secolo decimo settimo:
e molto piu si e rallentata al presente, dopo le pas-
sate sciagure cagionate dalFestinto governo repubbli-
eano. Ma ad onta anche di tanti sforzi diretti pro-
priamente ad atterrare, ed estinguere in tutti lo spi-
rito di cristiana pieta, e di Religione, i buoni San-
vitesi non hanno mancato di far fronte alia deprava-
zione comune. Qnindi nella requisizione degli argenti
delle Chiese fatta dal Sommo Pontefice Pio VI, per
appagare le requisizioni, ed arrestare il devastamento
delle indicate Truppe Francesi, dove il padre dello
scrivente Sisto De'Sallnstj, come Priore delle vene-
rabili Compagnie di San Biagio, imirsi allaltro Priore
Francesco Ronci, ed altri otto dei primi possidenti
clella Parrocchia di San Biagio, TArciprete Terenzi,
il Vicario Foraneo Don Giuseppe Cinti , Don Vin-
cenzo Denni, Don Gio. Battista Paoliani, Pietro Gen-
tili, Biagio Bruscliini, Michele Ronci, e la Signora
Rosa Vedova Telli, ed ammontare tanlo per ciaschc-
duno, onde ricomprarsi V egregio Busto di argento
fuso del Protettorc San Vito Rtartire, ed altri ar-
gonli delta di loro Chicsa parroccliiale : e soiniglianli
riparti, e eonlrilm/ioni (mono talle dal padre dello
scrivente, e dagli altri indirali in altre circosfan/.e a
vantageio dclla di loro Chiesa parroehiale. Tale fa,
per eaempio, il riparto fatto tra esai , quando com*
praroM il Paramento di lama d oroj eke si conserva
tuttavia in ottiano Btato.
E qui sia permesso alio scrivente di questa wSio-
121
ria rindieare, die quaiulo al di lui padre anclo a fiio-
co di nolte tempo la di lui abitazione nel 1785, es-
sendosi inginocchiato verso la Chiesa rurale della Ma-
donna Santissima di Compigliano, che gli era incon-
tro, onde lo soccorresse; attribui a di lei prodiggio ,
IVssergli rimasti intatti nell'incendio i locali piii in-
teressanti, la di lui camera, il granajo, le due can-
tine, e il magazzino di olio , che si trovavano tutti
pieni, essendo il Sallustj uno dei ricchi possidenti
negoziante. Laonde per atto di dovuta gratitudine fece
egli edificare nella detta Chiesa la Sagrestia, che non
vi era : vi fece fare anche la Facciata con elegante
Frontispizio di buon disegno : e fece abbellire la sa-
gra Cappella di Nostra Signora di eccellenti stucchi
fmissimi fatti da uno dei primi Stuccatori di Roma:
quali stucchi vennero poi non a guari tempo, in as-
senza dello scrivenle, imbrattati, e rovinati da un se-
dicente Pittore, e Indoratore vagabondo. Per lo che
lo scrivente, che ne e stato sempre dolentissimo, es-
sendosi fatto costruire per se, e per la famiglia Sal-
lustj una Sepoltura gentilizia nella detta Chiesa ru-
rale, restando ora vietato di tumulare i cadaveri nelle
Chiese interne del paese, fece per la detta Sepoltura
rurale la seguente Iscrizione :
122
D. O. M.
MDCCCLIII
p
JOSEPH SALLUSTIUS PRESBYTER
PRO SE, SUISQUE SEPULCHRUM POSUIT
ECCLESIAM QUOQUE LUSTRAVIT
EXEMPLUM SEQUUTUS PATRIS
QUI DEIPARAE BENEFICIA PROMERITUS
SACRARIUM EREXIT, SACELLUM, TEMPLIQUE FRONTEM
MIRIS ORNAMENTIS DITAVIT,
QUAE DEIN TINCTURA, ET AURI SPECIE
FOEDAVIT IMPROBA MANUS
PROTINUS ABSCINDENDA.
Ultimati che furono gFindicati lavori nella Chiesa
rurale della Madonna Santissima di Compigliano, il
Padre dello scrivente fece ripristinare la stabilitura,
e gli stucchi consumati dalle intemperie del tempo
nella facciata della Chiesa del Protettore San Vito
Martire, di cui era devotissimo, c lo aveva invocato
con lagxime nell'indicato inccndio della di lui casa j
ad estinguere il quale corse in persona il Marchcse Gi-
rolamo Theodoli, e l'intera popolazionc, alia quale aprl
ejrli il di lui prossimo Mulino, per forvi aflin;;erc 1 aequa
con solleeitudine, ed in abbondanza, e fu cosl estinto
lo spaventevole incendio devastators
Chiudiamo questo Capo, col Pare awertirt, che
vi sarebbero altri luminosi esempj di eospicua pieti
de*buoni Sanvitesi verso Dio manifestati collediloro
riccbe sowenzioni nella erezione del nuovo Cappel-
lone nella Chiesa di San BoOCO, mil" iiijjrandiinenlo
della Cappelb del Rosario nella Chiesa diSaoBia-
125
gio, ed in altre dispendiose opere di pieta. Ma non
si spccificano, perclie vivendo tuttavia i Sovventori ;
la delieatezza in tali cose di quel nesciat sinistra quod
facil dexter a tun , non permette eke lo serivente li
manifesti : e fa in vece awertire, che per quanto noi
ci adopriamo per la gloria di Dio, facciamo sempre
poco a fronte dei di lui beneficj, e dobbiamo conti-
nuamente ripetere con umiliazione di spirito, die sia-
mo snoi servi inutili.
ItMiM&kM&MsMiMiMd&i
M&$$
CAPO QUARTO
PELLE NOBILTA' ESTINTE IN SANTO VITO,
Jtjssendo nato Santo Vito, come si disse, dalla di-
struzione della famosa Vitellia, illustre Colonia degli
antichi Romani data in proprieta alia nobilissima fa-
miglia delllmperatore Vitellio, che la distinse col no-
me della sua famiglia, ed essendosi ingrandito nelF
atterramento di altre citta, e paesi eirconvicini, come
Ainiterno, Emboli ossia Ampiglione , Montecasale ,
Capranica vecchia ec; non deve recare meraviglia ,
che molte nobili famiglie, le quali esistevano in Santo
Vito nei suo nasccre , sicnsi quindi cambiate , per-
dendo la di loro nobilla primitiva ncl deperimento del
di loro beni, e cambiamento di forlutia. Tali lurono
la famiglia de'Sallustj venuta d' Amiterno, come ve-
demmo, e la (amiglia de'Rossi nata dall'indicato Ho-
$cio, detto quindi Hosso, e i raoi figli Rows, e De
Rossi i <li loro poslrri, chf 8OI10 in OJfgl di basso
lignaggio. Lo stesso deve dirai delle famiglie De Gran*
dis^ v He Paolii Samilrsi, allr quail fe rimaslo il solo
mhIi/io De deirantica di loro aobiltfe. II casato Im-
125
pcriali indiea aneh'esso una nobile derivazionc. Le-
stinte famiglie Ponziani, e Tondi si erano mantenute
semprc nobili. La famiglia Telli sJ vuolc oriunda dal
celebrc Tel nobile Tcdcsco, die dove darsi in fuga,
per aver manovralo una sanguinosa rivoluzione diretta
a detronizzare il proprio Sovrano. I Cenci sembra ,
die possano avere avuta qualche rdazione colla Casa
Cenci Principesca di Roma : come anche i nostri Co-
Ionna colla gran Casa Colonna Primo Barone, e Mar-
cbese di Santo Vito.
La ricca famiglia Benedetti venuta da Genazzano,
la quale scrivevasi De Benedicts sino alia decadenza
dell'Idioma latino, ha una prova incontrastabile della
sua nobilta: ed e, die era Tunica famiglia antica, la
quale aveva nel mezzo della Chiesa Arcipretale di
San Biagio la sepoltura Gentiliza : q„al sepoltura passu
quindi alia casa Telli, ed in oggi vi ha parte anche
lo scrivente Be Sallustj, che vi fece tumulare la di
lui sorella germana Francesca, la quale mori vedova
di Pietro Gentili li 11 di Maggio 1842.
La casa Testa, che e stata sempre una delle piu
distinte in Santo Vito, ripete la sua primitiva nobilta
dal celebre Pietro Paolo Testa, die discendeva da
nobde progenie. Egli dopo di avere profuse con altri
ricchi Sanvitesi copiose sovvenzioni , per la edifiea-
zione della nuova Chiesa Arcipretale di San Bia r io
edificala che fu la delta Chiesa nel 1609, fece ador-
nare a canto suo con belle colonne , e con altri di-
spendiosi lavori l'altare dedicato per di lui volonta
ai Santi Apostoli Pietro, e Paolo: e fece in fine do-
rare tutto 1'ornato di esso altare con oro di zecchini
per cm, dopo l'altare maggiore, quello dei Santi Apo-
126
stoli Pietro, e Paolo e stato sempre il piu bello , e
piu ricco altare nella detta Chiesa.
Da questo stipite nobile, e generoso, che abbon-
dava di ricchezza e di comodita, ed abitava sin d'al-
lora a Gattacieca , come capo , e Direttore di quel
Presidio interessantissimo; vennero tre Heche, e no-
bili discendenze della casa Testa. Due di esse con-
trariate alcun poco dalla capricciosa fortuna, torno poi
subito a favorirle in guisa , cbe vedemmo la prima
delle medesime abbondare di nuovo di ricchezze, e di
agi : e crebbe in guisa nella nobilta generosa, die la
vedenimo aggregata solennemente alia cospicua nobilta
delle dodici Stelle di Anagni : e la nobilta della se-
conda famiglia crebbe gigantescamente anch'essa, al
comparire che fece nella medesima Finsigne letterato
scientifico Monsignor Testa, di cui segui le orme il
degno nepote Don Luigi Ronci-Testa, che mori gio-
vane nominato Prelato anch'egli, come abbiamo ve-
duto a suo luogo partitamente. Infelice soltanto fu la
terza discendenza, la quale non secondata dalla lavo-
revole fortuna, ridotta in fine miserabilc, ed abbicffa,
dove abbandonarsi ai lavori della campagna e di-
venne cosl una famiglia di poveri contadini, i quah
peraltro, essendo onorati, e da bene', sono in piena
stima presso tutti.
Nohili ancora, o per lo meno dislinlissiim\ 8 ric-
che semhra cssere slalc da piincipio le due anliclic
famiglie Trincliicri, Q Vilalc. La prima di esse ercssc
nella dellfl Chiesa di San Kiagio il Canonicalo Trin-
ehieri , t la Mcouda vi tretst il Caapniett^ / Halv
COO T ohblign della Messa quolidiana da cclchrarsi
tuiir Ifl maiiiiie circa (aurora, per comodo dei con-
127
tadhu, prima di andare ai di loro lavori della cam-
pagna. Gl'istitutori di questi due Cauonieati, se non
urouo nobili per nascita, Io furono almeno per le pie
lascite, ehe feeero: e se non ebhe seguaci la di Wo
nobdta personale, ehe solo maneava di „„ a formalita
I*>vrana,o legale, la medesima comincio, e fori in essi
Se dei Zazza non p«6 rintracciarsi una nobile
ongme, e eerto pero , ehe i di loro maggiori sono
slat, grand,osi , per cui al presente in Santo Vito
zazzare s.gnifica godere, vivere splendidamente, sfoe--
giare alia grande more nobilimn. Quindi lo Stemma
gent,l,z,o dei Zazza potrebbe eonsistere in due va^hi
tancnlhn, i qua li mantenendosi insieme uniti eolle
P«nte delle dita in ambe le mani • danzino i„si em e
piaeevolmente. I proprietarj di Merignano erauo Si-
gnon rzeehi di alto grado in Santo Vi to , ed ora, ec-
cettuato d solo contadino Benedetto Cararini, .li al-
fr. eredz sono futti miserabili. La famiglia dei Ronei
cne e molto estesa, non ha piu la nobilta , e r ran-
dezza di pr, ma , come e aecaduto anche all'altra este
m c a t 7« Cinti ' che si vuole oriunda dai -
Dili Leteg. di Roma soprannominati Cintuti pel einfo
oss,a neea faseia ehe striugeva loro la veste'nei lorn-'
m. Orazio PI. Arte Poetica.
/" verbis etiam tenuis, eautusque serendis,
Mhxerts egregie, notum si callida verburn
Reddtderit junctura novum. Si forte necesse est
Indicus monstrare reeentibm abdita rerum-
**»9ere einctulis non exaudita Cethems
ConUnget : dabilurque lieentia sumpta pudenter.
FINE.
ERRORI
CORREZIONI
Pagina 10 linea 20 al ai
27 12 al quale la quale
37 24 domolirono demolirono
67 12 Leggi: di Michelangelo Buonarota, e cli Raffaelel
33 25 snddisfazione socklisfazione
Pressboard
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Syracuse, N. Y.
PAT JAN. 21. 1908
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